Pittura,lingua,scrittura e letteratura in Egitto.
Mauro Goretti - Programmatore - |
Pittura,lingua,scrittura e letteratura in Egitto.
La
pittura è largamente rappresentata fin dall'Antico Regno
nelle
tombe e nei templi come tecnica a sé stante impiegata
a
decorare rilievi e statue. Anche la raffigurazione pittorica,
il
cui sviluppo maggiore risale alla XVIII e alla XIX dinastia
tebane,obbediva
alla concezione ortogonale.
Spesso
le decorazioni a rilievo delle mastabe dell'Antico
Regno,raffiguranti
le occupazioni del defunto e dei suoi
servi
(scene di caccia e pesca,di allevamento di bestiame,
di
vita domestica),erano dipinte. Con i sovrani della XII
dinastia
cresce l'uso del colore e si nota un'accentuazione
di
elementi narrativi nella rappresentazione di fatti
particolari
in contrapposizione alle scene più generiche
dell'Antico
Regno. La tecnica pittorica si raffina con
il
Nuovo Regno quando il compito di esprimere il modo
di
pensare degli uomini di questo periodo è affidato alla
pittura:la
chiarezza e la delicatezza dei colori,manifestano
un'atmosfera
di letizia e gioia di vivere,caratteristica di
quest'epoca.
Ai colori usati nel passato se ne aggiungono
quindi
altri:i colori erano ottenuti da minerali locali
e
anche importati quali la malachite per il verde e
l'azzurrite
per il blu,presto sostituiti da ossidi di rame
mischiati
a calce,quarzo e soda. La gamma dei colori
usati
era rosso,verde,blu,giallo,bianco e nero.
I
pennelli erano fatti da canne di giunco sfilacciate
in
punta. Anche molte statue venivano dipinte:basta
ricordare
per tutte il busto della regina Nefertiti,
dipinto
nel periodo amarniano,ora al Museo di Berlino.
Nel
periodo di reazione ai canoni amarniani la pittura
interviene
nei grandi cicli narrativi dei templi e
nelle
decorazioni delle tombe regali rappresentanti
sopratutto
le varie fasi del viaggio nell'oltretomba
e
in quelle delle tombe private che illustrano imprese
e
onori ricevuti in vita dal defunto.
L'intervento,generalmente
policromo,è in qualche
caso
affidato a uno o due colori (tomba di Thutmose
III
a Tebe)
secondo la tecnica del papiro.
Nelle
arti minori,i cui manufatti principali erano
mobili,oggetti
da toeletta,gioielli,vasellame,
stele,ecc.,è
sempre evidente l'impegno dell'artista
di
plasmare un oggetto in cui il sacro e il profano
si
mescolano mirabilmente.
Ma
sin dagli inizi,in Egitto,è attestata un'unica
lingua
nazionale,lingua della famiglia camito-
semitica,grande
veicolo di cultura in quanto ben
presto
lingua scritta e grande strumento di coesione
nazionale.
Naturalmente tale lingua subì nel corso
dei
secoli mutamenti nella scrittura e nel lessico
e
particolarmente interessante è il passaggio di
una
fase sintetica a una fase assai più analitica.
Dall'antico
egiziano si passa gradatamente
all'egiziano
medio o classico verso il 2100 a. C.
ed
è questa la lingua delle maggiori opere,quale
lingua
dotta e sacra d'Egitto. Il neoegiziano,che
riceve
dignità ufficiale verso il 1300 a. C.,presenta
caratteri
molto analitici e numerosi vocaboli stranieri.
Tali
peculiarità si riscontrano anche nel demotico,
attestato
dal VII secolo. In quanto alla scrittura
egiziana,si
tratta di un'invenzione originale della
fine
del IV millennio. Rappresentazioni di cose e
suoni
vengono combinati secondo un criterio di
semplificazione
e di economia. I simboli,o
geroglifici,sono
ispirati al mondo della valle del
Nilo
e filtrati attraverso una sensibile estetica
di
prim'ordine,sensibilità che non viene meno
nei
secoli. Accanto alle forme figurate (geroglifico)
si
adottano per le scritture correnti forme
semplificate,dette
ieratico. Le scritture amministrative,
seguendo
criteri più semplici e pratici,danno origine
al
demotico. Dopo che,grazie a Champollion,gli
scritti
egiziani sono diventati accessibili,una
nuova
immagine dell'Egitto antico si è sostituita
a
quella tradizionale tramandataci dai Greci,che
vedevano
negli Egizi un popolo cupo,ancorato al
suo
mondo di tradizioni e diritti.
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