Carlo Forlanini. Medicina.

Mauro Goretti - Programmatore - 

Carlo Forlanini. Medicina.

Erano passati due soli mesi da quando lo scienziato tedesco Robert Koch aveva annunciato di aver scoperto il terribile bacillo della tubercolosi; ed ecco che il mondo medico venne messo a soqquadro dalla dichiarazione di uno studioso italiano. Questi sosteneva che, indipendentemente dalla scoperta del bacillo della tubercolosi, era possibile curare la malattia per mezzo di un metodo di cura da lui ideato. Il metodo proposto fu però ritenuto assurdo e impossibile da realizzare. Ma lo studioso italiano lo sperimentò, ottenne ottimi risultati e riuscì così a convincere tutti coloro che erano rimasti increduli alla sua dichiarazione. Questo studioso era il medico Carlo Forlanini.

I primi studi.

Carlo Forlanini nacque a Milano 11 giugno 1847. In questa città, egli trascorse solo un breve periodo della sua fanciullezza, perché, a soli 9 anni, entrò in un collegio di Como, frequentò il ginnasio e il liceo, mostrando una vivace intelligenza e una grande inclinazione per gli studi di fisica e di matematica. Ultimato il liceo, si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università di Pavia. Ottenuta la laurea in medicina (anno 1870), egli prese servizio presso l'Ospedale Maggiore di Milano. Da prima si dedicò all'oculistica, poi, nel 1876, abbandonò questo ramo della medicina per occuparsi delle malattie cutanee. La grande competenza dimostrata in questo campo gli valse ben presto la nomina a direttore del Reparto Dermatologico dell'Ospedale. Già in questo periodo l'interesse del giovane Forlanini venne attratto da un problema assillante: quello di riuscire a combattere la tubercolosi polmonare, malattia che ogni anno faceva migliaia di vittime in tutto il mondo. Ogni momento libero dai suoi impegni all'Ospedale, Forlanini lo dedicò a studi, ricerche ed esperimenti per riuscire in questo scopo.

Il pneumotorace.

Nel 1882, Forlanini pubblicò un importantissimo articolo sulla “Gazzetta degli Ospedali”. Con questo articolo, il giovane medico milanese annunciava il risultato dei suoi studi sulla tubercolosi polmonare. Egli affermava che mediante il pneumotorace (dal greco “pneuma” aria e “thorax” torace ), un metodo di cura da lui ideato, era possibile guarire la malattia. Il metodo si basava sulla precisa convinzione che si si fosse riusciti ad immobilizzare il polmone malato, si sarebbe arrestato lo sviluppo della malattia, e le forze naturali dell'organismo avrebbero avuto la capacità di cicatrizzare le lesioni prodotte nel polmone dalla tubercolosi. Per provocare l'arresto del movimento del polmone, Forlanini proponeva di introdurre dell'aria nella cavità pleurica. Come si è detto all'inizio del capitolo, il sensazionale annuncio di Forlanini non fu tenuto in alcuna considerazione. L'attenzione di tutti i medici era in quel momento attratta dalla grande scoperta di Koch. L'entusiasmo per questo scienziato crebbe ancor più quando si seppe che dal bacillo della tubercolosi era possibile ricavare un farmaco (la tubercolina), capace di debellare la malattia. Ma Forlanini, ostinato, continuò con fervore i suoi studi, anche dopo aver lasciato Milano per occupare la cattedra di medicina all'Università di Torino (1884). Nel 1895, Forlanini tentò nuovamente di affermare il suo metodo ad un congresso nazionale di medici tenuto a Roma. Ma, nonostante che egli documentasse i risultati ottenuti con il pneumotorace, presentando tre casi di guarigione, lo attendeva una nuova delusione. Lo studioso, amareggiato, ma sempre fiducioso di riuscire un giorno o l'altro a far trionfare il suo metodo, si propose allora di non parlare più pubblicamente. Per ben dodici anni, e cioè fino al 1907, Forlanini proseguì nel più assoluto silenzio i suoi esperimenti. Nel frattempo aveva lasciato l'insegnamento a Torino per accettare la cattedra di clinica medica all'Università di Pavia (1897). Intanto, ecco una notizia che rimise in subbuglio il mondo medico: la tubercolina, che aveva destato tante speranze, non si dimostrò in grado di curare la tubercolosi, ma semplicemente di dimostrarne l'esistenza. Restava quindi ancora aperto il problema della cura della malattia. Nel 1906 uscì un articolo di un medico tedesco che illustrava il caso di guarigione di un tubercoloso, ottenuto con il pneumotorace. Fu allora che Forlanini ritenne giunto il momento di farsi avanti. Dopo aver pubblicato una lunga relazione sul “Giornale dei medici tedeschi”, con la quale si dichiarava inventore del pneumotorace, Forlanini tenne due conferenze all'Associazione Sanitaria milanese (1907). In questa occasione presentò ben 31 casi di guarigione ottenuti con il suo metodo. Ormai non c'era più alcun dubbio: il pneumotorace era allora l'unico mezzo che potesse curare la tubercolosi. Forlanini vedeva trionfare il sistema di cura che gli era costato anni di studi, di esperimenti e di amarezze. Ancora oggi, il pneumotorace in moltissimi casi si dimostra assai efficace.

Gli ultimi anni.


Dal 1912, Forlanini cominciò ad avere i primi riconoscimenti ufficiali della sua opera: gli venne offerto un forte finanziamento per la fondazione di un istituto per il pneumotorace (1912); fu invitato a presiedere a Roma il Congresso internazionale della tubercolosi (1912); gli fu proposta la presidenza della Società Internazionale del pneumotorace (1913), e venne nominato senatore (1913). Ma ormai le sue condizioni di salute si andavano facendo sempre più precarie. Gli ultimi anni della sua vita Forlanini li trascorse a Nervi (Genova), dove cessò di vivere nel maggio del 1918, a 71 anni di età.

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