Attilio Regolo. Storia Romana.
Attilio Regolo. Storia Romana.
LA CELLA DOVE il console romano
Marco Attilio Regolo era stato rinchiuso era di grandi
dimensioni,grandi si intende per una
cella. Essa era posta in una fortezza di Cartagine,città
famosa per la crudeltà dei suoi
abitanti verso i nemici. Ma i Cartaginesi trattarono bene
l'importante prigioniero,pensando
che egli avrebbe potuto essere utile in qualche occasione.
E l'occasione si presentò nel 250
a. C. allorché i Cartaginesi,desiderosi di fare pace con i
Romani,mandarono a Roma degli
ambasciatori accompagnati dal console romano.
Il fiero carattere del console romano.
Per cinque lunghi anni Attilio Regolo
era vissuto prigioniero nella fortezza nemica. Ebbe tempo
sufficiente per ripensare migliaia di
volte ai fatti che l'avevano condotto in quel triste luogo.
Rivedeva la superba flotta romana,da
lui comandata,scontrarsi con quella imponente dei Punici:
300 navi,quasi tutte quinquiremi,contro
350 navi nemiche. Per parecchie ore sulle acque prospicienti,nella
costa meridionale della Sicilia,le due flotte si erano scontrate
nelle più varie
formazioni. Le sorti di quella
gigantesca battaglia navale erano rimaste incerte sin verso la fine
della giornata,poi la vittoria
improvvisa:con una manovra abile il grosso della flotta nemica era
stato accerchiato e posto in fuga. Era
ormai libera,per la prima volta nella storia di Roma,la via
verso l'Africa. Ma quante volte Attilio
Regolo dovette pentirsi di aver sottovalutato la capacità
militare dell'esercito nemico! Dopo
alcune facili vittorie,egli,già presso Cartagine,impegnatosi in
una battaglia condotta abilmente dai
Cartaginesi,era infatti stato vinto e fatto prigioniero.
Durante quei cinque anni di prigionia
la guerra continuò piuttosto fiaccamente da entrambe le
parti. Specialmente
Cartagine,intralciata nei suoi commerci,avvertiva i danni dello stato
di guerra.
Di qui la ragione di una richiesta di
pace. I Cartaginesi volevano la pace e uno scambio di
prigionieri. Perciò tolsero dalla
prigione il console romano e lo lasciarono partire per Roma. Egli
doveva consigliare i Romani alla pace.
In caso di fallimento doveva ritornare di nuovo a
Cartagine. Attilio Regolo giurò che in
questo caso sarebbe ritornato. Ma,giunto a Roma,il console
parlò in Curia e cercò con insistenza
e calore di convincere i Senatori a continuare la guerra.
Cartagine voleva la pace perché si
sentiva debole;era dunque quello il momento di sferrare un
attacco decisivo. La richiesta dello
scambio di prigionieri non si doveva nemmeno prendere in
considerazione. I Cartaginesi nelle
mani dei Romani erano giovani e forti,lui invece non valeva
molto,stanco e vecchio qual'era. I
Senatori accettarono il consiglio e respinsero le proposte del
nemico. Era tenuto Regolo a tornare a
Cartagine? Poteva essere valido il giuramento fatto dal
prigioniero? Era giusto tener fede ai
nemici mortali,tante volte essi stessi spergiuri? Molti,la
moglie per prima,cercarono con questi
argomenti di indurre Regolo a sciogliere il giuramento.
Ma egli volle tener fede alla parola
data e tornò a Cartagine. Là giunto,come egli stesso sapeva
venne ucciso,pare,nello stesso anno
(251 a. C.) ;non sembra però vero che la sua morte sia
avvenuta,come si crede comunemente,fra
atroci tormenti.
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