Il Concilio di Firenze.
Il Concilio di Firenze.
Le
continue lotte tra famiglie rivali e i contrasti fra
borghesia
e proletariato fecero ben presto decadere il
Comune
in favore di una soluzione autoritaria che
desse
garanzia di certezza e stabilità.
Dopo
l'infausta esperienza della Signoria del Duca
d'Atene
(un avventuriero francese scacciato da Firenze
nel
1343) e l'effimero governo popolare sorto in
seguito
al Tumulto dei Ciompi (operai cardatori della
lana)
del 1378,si instaurò un governo oligarchico affidato
ai
potenti e ricche casate di banchieri e mercanti
(Strozzi,Pitti,Pazzi,Albizi,Antinori,Medici,Tornabuoni,
ecc.).
Fra le due famiglie più in vista,gli Albizi e i
Medici,prevalse
alla fine quest'ultima per la sagacia
e
l'abilità di Cosimo de' Medici che divenne Signore
della
città (nel 1434),pur restando ancora formalmente
in
vita l'ormai logora struttura comunale.
Abile,accorto
e innamorato della sua città,Cosimo
fece
molte cose per Firenze e certo si meritò il
titolo
di “Padre della Patria”
che gli fu dato dopo
la
sua morte. Al fine di dare importanza e lustro a
Firenze,Cosimo
convinse il Papa a spostare il Concilio
Ecumenico
della Chiesa romana e greca che si era
aperto
a Ferrara nel 1438;così,il 27 gennaio 1439
il
Papa (Eugenio IV) e il suo seguito entrarono in
Firenze.
A tutto provvidero le casse del Banco de'
Medici.
Vi furono grandi banchetti e festeggiamenti:
in
tutto il mondo allora conosciuto si parlava di
Firenze,del
suo splendore e della sua vita gioiosa e
raffinata.
La leggenda vuole che nel corso del Concilio
fossero
pronunciate per la prima volta due parole
destinate
a rimanere famose nell'ambito della nostra
cucina:Arista
e
Vin Santo.
Un giorno fu fatto assaggiare
del
vin dolce o vin
pretto,come
si diceva allora,al padre
greco Bessarione;questi,appena
lo ebbe bevuto,pare
abbia esclamato:<<Ma
questo è Xantos!>>,alludendo
ad un vino simile prodotto
nell'isola greca che porta
il suo nome. Chi lo ascoltava
pensò che volesse dire che
quel vino era così buono da
giudicarlo santo e così,da
quel giorno,il nome gli è
rimasto.
Secondo un'altra versione meno
simpatica,sembra però
che si chiami “santo”
perché da tempi immemorabili
i preti hanno sempre preferito
questo tipo di vino dolce
per dire la Messa. Comunque
sia,anche se il Concilio
non inventò alcun nome,dette
fama e risonanza a Firenze
e Cosimo,per essere
all'altezza della situazione,si fece
costruire in Via Larga (oggi
Via Cavour) un nuovo,
splendido palazzo,più degno
del Signore della città.
Qui imbandì numerosi
conviti,che,pur non essendo
strabilianti,erano sempre
ricchi di cibi genuini e
sopratutto erano serviti in
maniera ineccepibile:
l'apparecchiatura era
accuratissima e le portate
seguivano un ordine ben
preciso:molto simile a
quello dei nostri giorni,fatta
eccezione per alcuni
dolci,come i pinocchiati e i
morselletti,che talvolta
erano serviti come antipasti.
Per il resto,vi erano i soliti
arrosti e bolliti,
mentre molta cura era rivolta
ai numerosi dolci.
Fra i più tipici vi erano i
berlingozzi,i marzapani,
i biscottagli,i confetti
(dorati e argentati),la
traggéa,i bariquocoli (una
specie dei classici
cavallucci),i confortini
(biscotti speziati),le
cupate,gli zuccherini e i
guanti o crespelli:
cioè
i nostri “cenci”.
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