Il tonno. Biologia marina.
Il tonno. Biologia marina.
Al
principio dell'estate,quando la temperatura si fa più mite,nei bassi
fondali dei mari
costieri
galleggiano miriadi di palline trasparenti,piccole come la capocchia
di uno spillo:
misurano
circa 1 mm di diametro. Racchiuse in una specie di capsula reticolata
esse
portano
una minutissima macchia oleosa che serve a mantenerle a galla. Queste
palline
sono
uova di tonno. Da esse nascerà un piccolissimo pesce che dopo alcuni
anni
raggiungerà
la lunghezza di oltre 4 m ed il peso di 500 kg. Certo è solo una
minima
percentuale
quella dei tonni destinati a sopravvivere agli innumerevoli pericoli
che per
loro
si nascondono nelle acque marine. Anzitutto la maggior parte delle
uova deposte
dalle
femmine vanno a finire in bocca a svariate specie di pesci; poi,man
mano che i tonni
superstiti
si ingrossano,diventano ambite prede dei voracissimi squali,nonché
carne
prelibata
e grandemente “ricercata” dai pescatori. Dopo 48 ore dalla
deposizione,l'uovo
del
tonno si schiude e ne esce un piccolo pesce “nudo”,cioè privo di
pinne,lungo 2 mm.
Dopo
3 mesi raggiunge il peso di 400 g; ad 1 anno l'animale è lungo 60 cm
e pesa 4 kg.
Solo
verso i 5 anni supera il quintale,a 10 anni i 2 quintali,fino a
raggiungere i pesi
massimi
verso i 15-20 anni. Il tonno è un pesce che,nonostante le sue
dimensioni,è molto
agile;
la potente coda falcata ed il corpo perfettamente fusiforme gli
permettono i guizzi
più
imprevedibili; esso compie lunghe migrazioni durante le quali,per
opporre minor
resistenza
all'acqua,fa aderire le pinne pettorali al corpo,che presenta in
corrispondenza
una
lieve depressione. La colorazione del tonno è blu-nerastra sul dorso
e grigio-argentea
nelle
parti laterali e sul ventre. Il suo corpo è coperto di squame molto
piccole; sono
grandi
e vistose soltanto nella parte toracica ove formano il cosiddetto
“corsaletto”,che
costituisce
una sorta di corazza protettiva. Il tonno vive nelle acque
dell'Atlantico e
del
Mediterraneo; ma mentre nell'oceano esso è frequente solo nelle zone
a clima mite,
nel
Mediterraneo,almeno in determinati periodi dell'anno,si trova
ovunque. In inverno i
tonni
scompaiono dal Mediterraneo; per questa consuetudine Aristotele
ritenne che in
tale
stagione i tonni emigrassero verso l'Atlantico,passando dallo stretto
di Gibilterra.
Ma
il fatto che numerosi tonni vengono pescati a 500-1000 m di
profondità,ha fatto
credere
nell'800 che essi si inabissino in acque profonde dalle quali
risalgono in primavera.
Allora
essi si dirigono in grandi gruppi verso le coste dove trovano acque
basse e tiepide
nelle
quali le femmine depongono le uova. Dopo la deposizione delle uova i
tonni si
disperdono
alla ricerca del nutrimento preferito: sardine,acciughe e aringhe.
La tonnara.
Verso
il 1000 gli Arabi,che erano insediati in Sicilia,escogitarono la più
grande trappola
marina,la
tonnara; ancora oggi molti
nomi usati dai “tonnarotti” sono
arabi; il nome rais,
ad
esempio,indica il capo della tonnara. Numerose sono le tonnare nel
Mediterraneo,
specialmente
vicino alla Sicilia e alla Sardegna. La più famosa,in Sicilia,è
quella di
Favignana
(Trapani). Oltre che in Italia,esistono tonnare lungo le coste
meridionali della
Francia,della
Tunisia e della Libia; altre,più piccole,vengono sistemate
nell'Adriatico
orientale,
nel mar di Marmara e nel Bosforo. La tonnara è un'enorme gabbia
fatta di reti
generalmente
fisse; essa è situata in quella località dove sono stati segnalati
frequenti
passaggi
di tonni. Il complesso delle reti della tonnara è immerso
completamente nel mare,
tenuto
al fondo da ancore e alla superficie da numerosissimi sugheri. La
tonnara consta di
2
parti principali: la coda e l'isola. La coda è formata da una
robustissima rete che di
estende
perpendicolarmente alla linea di costa,inoltrandosi nel mare per
varie centinaia di
metri,alle
volte per 4-5 km. Questa rete è intrecciata a maglie larghissime con
una fibra
ricavata
da un arbusto che cresce in Sicilia: la “laddisa”. Ogni
rete viene pazientemente
intrecciata
per lunghi mesi,ma alla fine della stagione di pesca è
economicamente più
conveniente
affondarla anziché recuperarla. In mezzo al mare,all'estremità
della coda,è
sistemata
l'isola. Nelle grandi tonnare l'isola misura dai 200 ai 400 m di
lunghezza. Essa è
formata
da un lungo corridoio limitato da una robusta rete di cocco o di
sparto; il corridoio
è
suddiviso in scompartimenti,dette camere,per
mezzo di reti che,azionate dall'alto,possono
abbassarsi
o alzarsi. Le reti delle camere sono verticali; solo l'ultima
possiede anche una
fittissima
rete di canapa orizzontale: è la cosiddetta “camera
della morte”. Allorché i
tonni,nella
loro migrazione verso i fondali costieri,giungono contro la
corda,sono obbligati
a
cambiare direzione; essi potrebbero con poca fatica rompere la rete e
proseguire liberi,
ma,benché
molto forti,essi sono timidi e alla vista della rete le nuotano
d'appresso per
trovare
un varco e quindi proseguire il viaggio. Trovano infatti il varco
alla fine della
lunga
rete,ma non si accorgono di entrare nel corridoio dell'isola; essi
avanzano dapprima
sicuri
poi il loro istinto li rende più guardinghi; ma ormai è tardi,sono
già in trappola; i
tonnarotti
che dalla superficie controllano la loro entrata,di mano in mano che
i tonni
continuano
ad entrare,chiudono alle loro spalle le reti di comunicazione per
impedire loro
di
ritornare indietro. Le varie camere chiuse vengono inoltre
utilizzate,quando i tonni sono
particolarmente
numerosi,per ingabbiarli,in attesa di pescarli in più riprese
successive.
Allorché
i pesci,sempre controllati dai tonnarotti e dal rais,sono giunti
nella camera della
morte
in numero sufficiente,viene chiusa l'ultima parete; alla superficie
numerose barche
formano
un quadrato attorno alla camera e i pescatori sollevano la rete che
porta alla
superficie
i pesci. E' questa l'ultima parte della pesca,la più
crudele,chiamata comunemente
la
“mattanza”. I
pescatori colpiscono i tonni prigionieri con lunghe aste di ferro
che,nella
loro
parte terminale,sono provviste di uncino. Mentre l'acqua attorno si
tinge del sangue
dei
pesci feriti,questi si dibattono energicamente saettando in aria le
code con le quali alle
volte
si uccidono. Tutti i pesci vengono caricati nelle barche; 3-4 ore di
questa tradizionale
forma
di pesca possono rendere 300-400 pesci. La mattanza viene fatta 1
volta ogni 8-10
giorni;
nelle stagioni fortunate si arriva anche a 8 mattanze.
Un parente prossimo del tonno comune.
L'alalunga
vive nel Mediterraneo e
nell'Atlantico. Si distingue dal tonno comune per le
pinne
pettorali lunghissime che appunto le hanno valso il nome. E' detto
anche tonno
bianco,a
causa della sua carne biancastra che si distingue da quella rossiccia
del tonno
comune.
L'alalunga è molto ricercato per la bontà delle sue carni superiori
per qualità a
quelle
del tonno. Viene pescato quando si avvicina alle coste per deporre le
uova. La
pesca
di questo pesce viene anche praticata nel periodo in cui,compiuta la
deposizione
delle
uova,esso diventa molto vorace ed abbocca molto facilmente all'amo. I
pescatori si
portano
in alto mare con speciali velieri muniti di lunghe pertiche che
sporgono oltre il
bordo
della nave. A queste pertiche sono attaccate lunghe lenze che hanno
un amo
innescato
con un ciuffo di paglia o di crine bianco: il luccichio di queste
esche attira il
pesce.
Classificazione.
Genere:
Thunnus
Specie:
Thynnus
Ordine:
Teleostei
Tipo:
Cordati
Sottotipo:
Vertebrati
Classe:
Pesci
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