Il caseificio. Biologia alimentare.




Il caseificio. Biologia alimentare.

Le mucche devono essere munte tutti i giorni;mattina e sera il latte,proveniente da piccole
stalle o da grandi allevamenti,deve essere convogliato in parte alle centrali,dove subisce
i trattamenti che lo rendono idoneo al consumo diretto (specialmente sotto il profilo igenico),in parte ai caseifici dove verrà trasformato in prodotti conservabili:burro,
formaggi e...carne! Non si dimentichi infatti che i latticelli sierosi,residuati dalla
fabbricazione del burro e del formaggio,servono per l'alimentazione dei suini e dei vitelli
negli allevamenti annessi normalmente al caseificio. A proposito di formaggi:sembra che
ne vengano prodotti,in Italia e fuori,non meno di 400 varietà...

I formaggi.

Per la produzione dei formaggi si utilizza un altro componente del latte:la “caseina”,
sostanza proteica di elevato valore nutritivo,presente,su per giù,nella stessa proporzione
del grasso (3-4%). Il latte usato per la produzione del formaggio può essere intero (cioè
così come viene fornito dall'animale) e in questo caso avremo “formaggi grassi”;oppure,
parzialmente scremato (cioè è stata tolta,per mezzo dell'affioramento,una parte della crema)
e avremo allora “formaggi semi grassi”;oppure magro (cioè privato completamente della
crema per mezzo della centrifugazione) e otterremo così “formaggi magri”,che hanno un
modesto valore nutritivo. La produzione italiana in questo campo è data quasi completamente da formaggi grassi. Vediamo ora come si svolge il loro ciclo di lavorazione.
Il latte intero viene messo in caldaie,solitamente di rame,e riscaldato a una temperatura di
40°C. Si aggiunge quindi il “caglio” (cioè una sostanza ricavata dallo stomaco dei vitelli),
la quale ha il potere di far coagulare il latte. Si ottiene così la “cagliata”,cioè una massa
lattiginosa composta di caseina,grasso e un liquido trasparente giallo-verdastro detto “siero”. Quindi,con appositi attrezzi e meccanicamente (spino e rotella) si rompe la
cagliata;essa,cioè,viene tagliata e ridotta in piccoli grumi,i quali si liberano naturalmente
dell'eccesso di siero. La massa solida della cagliata (che darà il formaggio) si accumula in
fondo al recipiente,immersa nel siero;il siero viene tolto e sarà poi utilizzato come
alimentazione di suini e vitelli,per fare ricotte e estrarre il lattosio. A questo punto,se si
tratta di “formaggi molli” o a “pasta molle” ,la lavorazione può dirsi compiuta. Estratto
dalla caldaia,il formaggio viene infatti messo a sgocciolare in apposite forme,dopo di che è
pronto per il consumo. Per altri formaggi,detti “duri” o “a pasta dura”,occorre procedere,
dopo la rottura della cagliata,ad una “seconda cottura”,questa volta a temperatura più
elevata (circa 60°C),per eliminare completamente il siero. Segue poi la “salatura”:le forme
vengono messe per qualche giorno in salamoia,cioè in un bagno di acqua contenente sale
da cucina. Ma il formaggio è ancora insipido:perché acquisti il suo particolare profumo e
il suo caratteristico e inconfondibile sapore è necessaria la “stagionatura”nella casera,
locale in cui la temperatura è mantenuta costante. Per difendere le forme contro gli attacchi
di muffe e batteri nocivi,la crosta di alcuni tipi di formaggio viene spalmata di nero fumo,
farina di riso o olio di lino cotto (è quest'olio che conferisce alla crosta del parmigiano,
del reggiano ecc,il caratteristico colore nero). I formaggi duri più conosciuti sono:il grana,
la fontina (Aosta,danese e nostrana),il provolone,il caciocavallo,l'emmental,il formaggio
olandese,ben noto quest'ultimo per la sua forma sferica e per la crosta di un bel rosso vivo.



Nomi di formaggi.

Molti formaggi prendono il nome dalla località o regione che li produce:Asiago,Gorgonzola,
Lodigiano,Bra,Reggiano,Parmigiano,ecc. Altri nomi hanno invece un'origine curiosa.
Eccone alcuni.
Stracchino: Il nome deriverebbe da “stracco”. Un tempo veniva infatti prodotto con il
latte delle mucche reduci dall'alpeggio,e stanche per il viaggio.
Quartirolo: (Altro nome con il quale viene chiamato lo stracchino). E' dovuto al fatto di
essere prodotto con il latte fornito da mucche alimentate con il quarto taglio dei vasti prati.
Caciocavallo: Secondo alcuni è così chiamato perché le forme legate a due a due,vengono
poi fatte stagionare a cavallo di un apposito bastone.

Il burro.

Nel latte è presente (nella misura del 3-5%) il “grasso”,che con adatte manipolazioni viene
trasformato in burro. Il grasso è sospeso nel latte sotto forma di piccolissime particelle,
che tendono a salire alla superficie in quanto più leggere del liquido nel quale sono immerse. Alla superficie del latte si forma così uno strato denso e gialliccio,detto “crema”
o “panna”,nettamente distinto dal liquido sottostante,detto “latte magro” appunto perché
non contiene più grasso. Sfruttando tale fenomeno,si ha la “scrematura naturale per
affioramento”: il latte viene posto in bacinelle di acciaio inossidabile poco profonde e
molto ampie; la crema,in circa 24 ore,affiora spontaneamente,e viene separata dal latte
magro per mezzo di uno speciale mestolo,detto “spannarola”. Questo sistema presenta
però non pochi inconvenienti: le bacinelle,molto ampie,richiedono troppo spazio;
l'affioramento avviene lentamente e non completamente (affiora soltanto il 70-80% della
crema). Per la produzione del burro l'industria utilizza perciò apposite “macchine centrifughe”. Il latte viene versato in un serbatoio,al quale viene impostato un veloce moto
rotatorio. In virtù della diversa inerzia la crema,più leggera,si raccoglie al centro del
serbatoio,dal quale esce attraverso un tubo; la parte restante,cioè il latte magro,più pesante,
viene spinta alla periferia del serbatoio,dove è poi fatta uscire per essere utilizzata
nell'alimentazione dei vitelli e dei suini,oppure per fabbricare formaggi magri. Il prodotto
che esce dalla scrematrice,però,non è ancora burro,per cui occorre passare alla “zangolatura”. La zangola è una specie di botte rotante,dove la crema viene sbattuta
energicamente. In seguito a ciò,il prodotto,che non è più crema,ma non è ancora burro,
si libera del liquido (che costituisce il latticello). Dalla zangola si estraggono grossi grumi
di burro che,impastati con apposite macchine,daranno un prodotto ben amalgamato e
pastoso. Il burro viene poi foggiato a panetti e rotoli. Con il sistema della centrifugazione,
da 1 ettolitro di latte si ottengono da 4 a 4,5 kg di burro; con l'affioramento,se ne ricavano

soltanto 3 kg circa. Come si può ben notare la differenza è molto sostanziosa.
 

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