Europa,America e Asia 1919-32. Storia contemporanea.







Europa,America e Asia 1919-32. Storia contemporanea.

L'Europa.

La guerra aveva devastato e impoverito tutta l'Europa,privandola di ogni primato che aveva
da secoli. La Francia,la più colpita di tutte le nazioni vittoriose,sul suo territorio si era
combattuto per tutta la durata della guerra,volle il disarmo della Germania e il pagamento
di somme molto ingenti come riparazione dei danni provocati dalla guerra. Occupò una
parte del territorio tedesco e costruì una serie di alleanze con Cecoslovacchia e Polonia,
così da “chiudere” e controllare la Germania. L'Inghilterra non fu così dura con la Germania: non la temeva particolarmente perché non era uno Stato confinante e,inoltre,
era protetta da una flotta di prim'ordine. Dalla guerra aveva guadagnato molto: si era
annessa buona parte di quello che un tempo era l'impero coloniale tedesco e aveva ottenuto
che la Germania smantellasse la sua potenza navale,riconquistando la netta supremazia sui
mari. Nel 1931 l'Inghilterra modificò,almeno in parte,il suo enorme impero coloniale.
Per comprendere questo fatto,facciamo un passo indietro: tra la fine dell'Ottocento e i
primi anni del Novecento,l'Inghilterra aveva concesso ad alcune sue colonie,dove più
forte era la presenza di elementi anglosassoni,Canada,Australia,Nuova Zelanda,Unione
sudafricana,un regime di larga autonomia; questi paesi assunsero il nome di Dominions.
Tra il 1926 e il 1931 fu creato un nuovo organismo,il Commowealth,che comprendeva,su
un piano di parità,Gran Bretagna,Canada,Australia,Nuova Zelanda e Unione sudafricana,
uniti tra loro unicamente da vincoli affettivi e culturali e dall'identità della lingua; tutti
questi paesi riconoscevano come proprio sovrano l'Inghilterra.

Le parole della storia.

Nel febbraio del 1918,mentre ancora infuriava ovunque la guerra,comparve in Spagna una
forma influenzale,che si manifestava con febbre,mal di testa,tosse con catarro misto a
sangue,che ben presto si propagò in tutta Europa,imperversando per più di 2 anni,uccidendo
ben più della guerra: di questa malattia,chiamata spagnola,morirono circa 20 milioni di
persone,mentre i morti in guerra furono poco meno di 10 milioni. Nel 1920,con la stessa
rapidità con cui si era manifestata,sparì. Né a quell'epoca si seppe,né oggi sappiamo,perché
e come si sia manifestata e poi sia finita quella malattia. Un aspetto molto curioso: di
solito le forme influenzali colpiscono più la popolazione maschile che quella femminile;
nel caso della spagnola la tendenza si invertì: ogni 100 uomini deceduti,morirono 132
donne.

Gli Stati Uniti.

1920-29,un periodo di grande prosperosità.

Mentre l'Europa,devastata dai combattimenti e dai passaggi degli eserciti,si dibatteva in
una dura crisi,gli Stati Uniti si ritrovavano più forti e più ricchi che mai. Lo slancio
economico,moltiplicato durante la guerra,divenne inarrestabile negli anni successivi,tra il
1920 e il 1929. Alcune città,come New York e Chicago,assunsero il loro aspetto
caratteristico,dominato dai grattacieli. Vediamo alcune interessanti cifre che documentano
questo incredibile sviluppo senza precedenti,in quei tempi. Nel 1916 gli Stati Uniti
producevano circa 500.000 automobili,nel 1929 ne producevano 10 volte di più,quasi 5
milioni; la vendita degli apparecchi radio crebbe di 14 volte tra il 1922 e il 1929,e quella
del latte in scatola di 3 volte fra il 1914 e il 1929; nel 1900 furono fabbricate 12.000 paia
di calze di seta,nel 1930 addirittura 300 milioni; si aprirono catene di negozi,supermercati,
centri di vendita. Furono progressi dovuti esclusivamente all'incremento della produttività:
mentre nel 1905 per produrre un'automobile occorrevano 14 ore di lavoro,con la
fabbricazione a catena,inaugurata nel 1914,ci vollero soltanto 93 minuti,sino a che,
nell'ottobre del 1925,le catene di montaggio della Ford produssero un'automobile ogni 10
minuti. Quel grande “boom” fu dovuto anche a 2 nuove tecniche che favorirono gli
acquisti: la diffusione delle vendite a rate e la pubblicità,sempre più presente sui giornali,
diffusa in milioni di manifesti nelle strade,martellante alla radio. Fu la prima grande
stagione del consumo di massa. Crescevano le grandi imprese,veri giganti: la United Steel
Corporation,con il 60% della produzione di acciaio del paese; la Du Pont de Nemours,
azienda leader del settore chimico; la Goodyear e la Firestone,colossi del settore pneumatico; la Standard Oil e la Gulf Oil,le maggiori industrie del petrolio. Un fatto che
in quegli anni ebbe una risonanza mondiale,il primo volo aereo senza scalo tra Stati Uniti
e Europa,valse a illustrare molto bene la diffusione di quello che sarà poi chiamato il
mito americano”. Era un'impresa che sintetizzava perfettamente alcuni dei più
significativi aspetti di quegli anni; da un lato l'aspetto sportivo,di ardimento,di sfida del
pericolo,dall'altro l'emergere della figura del self-made man,dell'uomo che da solo
costruisce il proprio successo; Lindbergh,totalmente sconosciuto fino a 2 giorni prima,
era divenuto l'uomo più famoso del mondo. Notevole fu anche l'importanza dell'aspetto
utilitario,economico,in quanto quel volo provava che era possibile,e quindi sfruttabile per
fini commerciali,con enormi prospettive di guadagno,collegare stabilmente e rapidamente
le 2 sponde dell'Atlantico,cioè le 2 aree più ricche del pianeta.

Il crollo del 1929.

Al culmine di quel lungo periodo di prosperità,giovedì 24 ottobre 1929 (che è ricordato
come il “giovedì nero”),alla borsa di Wall Street,a New York,si registrò un calo molto
brusco del valore dei titoli delle più importanti imprese americane. Per chiarire in modo
molto semplice: il valore del titolo della Ford,ad esempio,passò da 2 a 1,5 dollari. La
frattura parve arrestarsi il giorno successivo,ma poi riprese martedì 29 (il “martedì nero”),
il più disastroso di tutta la storia finanziaria degli Stati Uniti: per restare all'esempio già
citato,la Ford precipitò a 0,7 dollari. Gli Stati Uniti,in pochi giorni,erano passati da nazione
prospera,alle soglie della povertà e in preda al panico più totale. Perché un crollo così
rapido e indecisamente inaspettato? Probabilmente si sommarono,fino a divenire del tutto
ingovernabili,alcuni elementi già presenti,anche se ancora poco visibili,negli anni della
fiorente prosperità. Vediamo di spiegare più chiaramente. Tra il 1920 e il 1929 le industrie
prosperavano,producevano un gran numero di oggetti e di beni da vendere,tuttavia avevano
bisogno di ingente denaro per produrre sempre di più (acquistare materie prime e
macchinari,pagare gli operai) e chiedevano,e ottenevano,prestiti,anche dall'Europa,in
particolare dall'Inghilterra. I compratori acquistavano molti oggetti,pagandoli sopratutto a
rate. Vi erano però alcuni punti deboli: la ricchezza era concentrata soltanto nelle mani di
una ristretta fascia di persone; gli operai e gli impiegati avevano ancora bassi salari e non
disponevano,quindi,di molto denaro da spendere; l'agricoltura era in crisi e il contadino
americano era,anch'esso,abbastanza povero.

Curiosità storiche.

Il crollo di Wall Street ci porta ad esaminare un concetto usato dagli studiosi di economia e
di storia economica,quello di ciclo economico. Con questa espressione,che cominciò ad
essere usata in Europa verso la fine dell'Ottocento,si indicano le fasi ricorrenti di
stagnazione e di crescita del sistema economico mondiale. Nei secoli precedenti,le crisi
erano viste come avvenimenti isolati,originati,ad esempio,da cause naturali (carestie,
inondazioni,siccità,malattie delle piante,ecc) o eccezionali (guerre,epidemie). Con l'avvento
della società industriale,e cioè all'incirca da metà Ottocento,gli studiosi hanno individuato
invece precise cause “matematiche”. Ad esempio vi saranno anni (di crescita) ove
un'industria produce al massimo,trovando sempre uno sbocco di vendita; poi seguiranno
periodi in cui le vendite caleranno,perché il mercato è saturo (e allora vi è un periodo di
crisi); poi vi sarà una nuova domanda di quei prodotti,che innescherà una nuova fase di
espansione,e così via.
Durante questa situazione molto critica,avvennero,improvvisamente,2 fatti. Un fatto
“esterno”: la Banca d'Inghilterra limitò il flusso di sterline verso gli Stati Uniti; di colpo,
alle industrie americane mancò una fonte di finanziamento. Un fatto “interno”: i
consumatori americani,nella grande maggioranza non ricchi,si trovarono impossibilitati
ad acquistare altri beni,perché già indebitati; le fabbriche continuarono a produrre,ma
gran parte delle merci restarono invendute. Fu questo il paradosso che vide,negli anni più
bui della crisi,file di disoccupati che chiedevano un piatto di minestra o rovistavano nella
spazzatura,e negozi colmi di beni che però nessuno poteva comperare. Il crollo del 1929
fu causato quindi da un eccesso di produzione. La forza-lavoro degli Stati Uniti era di 48
milioni di individui; di questi,12 milioni erano disoccupati. La crisi continuò con effetti
gravissimi fino al 1932,provocando un crollo della produzione mondiale di circa il 50%.
La crisi si propagò in particolare verso Canada,Inghilterra,Francia,Italia,Germania e
Giappone. 

 

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