Camillo Cavour. Storia Risorgimentale.




Camillo Cavour. Storia Risorgimentale.

La giovinezza.

Camillo Benso,conte di Cavour,nacque a Torino il 10 agosto 1810,nel palazzo che apparteneva alla sua famiglia,e che si trova nell'attuale via Cavour al numero 8. Era il
secondo figlio del marchese Michele Benso di Cavour,che svolgeva a corte le funzioni di
ministro di polizia. Da ragazzo,come diceva la madre stessa,la contessa Adele,Camillo era
gioviale,chiassoso,con una voglia matta di divertirsi”:tanto,si può aggiungere,che stentarono a insegnargli a leggere e a scrivere....Camillo era figlio cadetto (cioè non era
il primogenito) e allora la via aperta ai cadetti era quella delle armi:perciò il 30 aprile 1820
egli entrò alla Regia Accademia Militare di Torino per seguirne i corsi. Fu un allievo
vivacissimo,con un carattere ostinato,un po' la disperazione degli insegnanti;ma dotato
com'era di formidabile intelligenza,riuscì benissimo negli studi e il 16 settembre 1826
fu promosso luogotenente nel Corpo reale del Genio. Nei cinque anni che seguirono,egli
prestò servizio in diverse località:Torino,Ventimiglia,Genova,Bard in Val d'Aosta;finché,
nel 1831,egli lasciò definitivamente l'esercito.

I viaggi all'estero e le prime attività.

Maggio 1833,Cavour si mise in viaggio per visitare l'Italia;ma al posto di guardia austriaco
di Boffalora sul Ticino fu respinto dalle guardie. Perché? Il perché è facile intuirlo;tuttavia
fosse giovane,il “cavaliere” piemontese Cavour aveva già dei principi politici sbagliatissimi
(secondo gli Austriaci): egli infatti già da alcuni anni si preoccupava delle tristi condizioni
del nostro paese,sentiva crescere e bollire dentro di sé il desiderio e l'amore per la libertà
di tutta l'Italia. Quando era sotto le armi a Genova gli era accaduto addirittura di esplodere
in urli “incendiari”:”Viva la rivoluzione,abbasso i tiranni!”,per qual cosa era stato punito
dai superiori. Non potendo viaggiare in Italia,Camillo si recò all'estero,nel 1835. Rimase
alcuni mesi a Parigi e a Londra,formando la sua cultura e la sua esperienza politica,e
nell'agosto tornò in Italia. Diede allora inizio alla sua vita di agricoltore,nella grossa tenuta
che la sua famiglia possedeva a Leri,nel Vercellese. Lì,in quelle terre bisognose di
bonifiche,il giovane conte sfogò la smania di agire che era una delle sue più acute
particolarità. “Ho in mano un gran bastone”scriveva ai parenti”un enorme cappellaccio di
paglia in testa,e così corro su e giù per i campi dalla mattina alla sera”. E in tal modo
trasformò la tenuta. Dal 1835 al 1848 il vulcanico giovane riuscì anche a fondare una
banca,che prosperò in maniera incredibile,e un giornale,il “Risorgimento”,nel quale
cominciò a parlare apertamente di Costituzione (1847).

Gli inizi della carriera politica.

E arrivò il 1848. Nella battaglia di Goito cadde Augusto di Cavour,l'adorato nipote (figlio
del fratello Gustavo) e Camillo ne ebbe un atroce dolore. Un furiosa smania di vendetta
lo prese subito dopo,sicché si arruolò volontario,ma quasi subito sopravvenne l'armistizio.
Il 26 giugno 1848 Camillo Cavour iniziò la sua carriera politica;fu eletto deputato a Torino.
Appoggiò ardentemente lo sforzo del re Vittorio Emanuele II per risollevare lo Stato dalle
disastrose condizioni in cui si trovava dopo la sconfitta;e cominciò a farsi notare dagli
uomini più perspicaci. Così,l' 11 ottobre 1850 del giornale “Il Risorgimento”si leggeva:
Questa mattina il conte Camillo Cavour prestò giuramento a Sua Maestà il Re nella sua
qualità di ministro di agricoltura a commercio”. A Milano,il grande Alessandro Manzoni,
leggendo la notizia,disse all'amico Giovanni Berchet:”Quell'omino promette assai bene!”.
Cavour entrava così a far parte del Ministero presieduto da Massimo d'Azeglio. Dopo il
ministero dell'agricoltura e commercio,ebbe il ministero delle finanze. Rimase con il
governo d'Azeglio fino al maggio 1852,quando ne uscì in seguito a gravi contrasti con il
primo ministro.

Capo del governo.

Il 3 novembre 1852 cadde il Ministero presieduto da Massimo d'Azeglio e il giorno 4
Cavour fu nominato Presidente del Consiglio. A soli 42 anni egli prendeva la direzione del
paese e iniziava la grandiosa opera che doveva farlo passare alla storia. Furono anni di
lavoro massacrante. Nel piccolo appartamento che si era riservato nel palazzo di famiglia,
era un andirivieni continuo di uomini politici,militari,tecnici,economisti. La luce nello
studio del Presidente spesso rimaneva accesa tutta la notte. Camillo Cavour non ebbe che
una sola,immensa passione:l'Italia (un giorno il Re gli disse seriamente:”L'Italia è la sua
sposa”). E per il suo paese svolse un'opera che è semplicemente colossale:restaurò
l'economia,riordinando le finanze sconvolte dalla guerra del 1849;diede un fortissimo
impulso alla sua seconda passione,l'agricoltura,svecchiando i metodi di lavoro,diffondendo
l'uso dei concimi chimici,creando impianti di irrigazione. Le industrie ebbero da lui grandi
aiuti,tanto che il Piemonte iniziò la sua trasformazione in paese industriale proprio sotto
di lui. Cavour,coadiuvato dal valentissimo ministro dei lavori pubblici,Pietro Paleòcapa,
fece costruire le linee ferroviarie Torino-Genova (che avvicinava il Piemonte al mare),
Alessandria-Casale-Novara-Arona,o ordinò l'inizio dei lavori per il traforo del Cenisio
e del Frejus. Grazie all'opera di quell'uomo piccolo,grassoccio,miopissimo,il Piemonte
divenne Stato moderno,fiducioso nella forza del progresso.

La grande opera per l'Italia.

Perisca il mio nome,perisca la mia riputazione,purché l'Italia diventi una nazione”;queste
parole di Cavour lo descrivono molto bene. Egli,nella lotta che iniziò per creare l'Italia
una e indipendente,impegnò tutto se stesso,senza risparmiare né il fisico,né la sua stessa
coscienza. Per l'Italia egli era disposto a fare (e fece) qualsiasi cosa. Usò al suo servizio
uomini buoni e uomini cattivi,in politica non ebbe né amici,né nemici:fu astuto,abile,
insinuante,tenace,intollerante di opposizioni,tremendo con quanti ne attraversavano la via.
Ed ecco che si susseguirono i suoi capolavori:la partecipazione all'impresa di Crimea,
la perorazione della causa italiana a Parigi,l'alleanza con Napoleone III,la seconda guerra
per l'Indipendenza. E venne poi la liberazione della Lombardia;vennero le rivoluzioni
dell'Umbria e delle Marche,in cui entrava lo zampino di Cavour. Vennero le annessioni,
la spedizione dei Mille,a cui Cavour diede nascostamente tutto l'appoggio,l'occupazione
delle Marche e dell'Umbria. E finalmente,dopo 10 anni,giunse il momento del trionfo:
il 18 febbraio 1861 si inaugurò a Torino il primo Parlamento Italiano;il 17 marzo fu
proclamato il Regno d'Italia. Cavour,stanchissimo ma felice,vedeva il suo ideale,il suo
unico ideale,al quale aveva dedicato tutta la sua vita,egli non si sposò e visse sempre solo,
che finalmente si avverava.


La fine e la gloria.

Nella giornata del mercoledì,29 maggio,Cavour uscì dalla camera sentendosi poco bene;la
sera fu colto da forti dolori e da brividi di febbre:era una violentissima polmonite. Le sue
condizioni si aggravarono rapidamente e i medici non poterono fare nulla:10 anni di fatiche,
di troppo lavoro,di poco sonno avevano logorato irrimediabilmente il suo corpo. La sera
del 5 giugno venne a trovarlo il re e lo abbracciò piangendo. Poi le sue condizioni
precipitarono. Parlò ancora con la nipote,con il fratello,il medico;inseguiva con parole rotte
i pensieri che lo avevano dominato durante la vita:Venezia,Roma,Napoli,Garibaldi,l'Italia.
Alle cinque e mezzo del giorno 6 ricevette la Estrema Unzione. Le sue ultime parole
intelligibili furono:”L'Italia è fatta,tutto è salvo”. Spirò alle sei e tre quarti del mattino,
il 6 giugno 1861. Non aveva ancora 51 anni. Ora riposa nella tomba di famiglia nel
castello di Sàntena,presso Chieri,in Piemonte. Qualche giorno dopo al parlamento inglese,
il primo ministro Palmerston così disse di lui:”L'Italia presente e futura lo riguarderà come
uno dei più grandi patrioti che abbiano mai illustrata la storia di qualsiasi nazione. Io non

conosco paese che debba tanta gratitudine a un suo figlio quanta ne debba a lui l'Italia”.
 

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