La Guida dell'Educatore


La Guida dell'Educatore

Meno sorretta invece da una tradizione altrettanto qualificata,
ma spinta da un'analoga esigenza morale,all'incirca nel
medesimo tempo prendeva le mosse l'iniziativa pedagogica.
Essa si concretava nella "Guida dell'Educatore" (anche
questa di fondazione del Vieusseux) nel 1836,essendone
però l'anima quel nobile spirito che fu Raffaello Lambruschini,
che dal suo studio proseguito nella sede rustica di San
Cerbone deduceva la sequenza dei problemi educativi,
modernamente sentiti ed espressi sul periodico:
notizie su scuole italiane e straniere,su educatori di
fama già illustre,vissuti o viventi sopratutto al di fuori
dei confini della penisola;discussioni su metodi di
insegnamento,sui rapporti tra magistero e discepolato,
sulle forme e i contenuti del sapere,sulla moralità
dell'insegnare e dell'apprendere,sullo spirito di libertà
di questa esperienza formativa significante l'individuo
nella sua fisionomia integrale di persona e,di
conseguenza,sul punto centrale e critico dei
rapporti fra autorità e libertà. Istruzione ed educazione
venivano così ad integrarsi nella visuale lambruschiniana:
la conoscenza come esercizio intellettuale era
chiamata alla crescita morale del fanciullo e in
genere della creatura umana. Era comunque il
moderno problema della formazione della
personalità,liberamente e liberalmente concepita,
il fondamento e il suggello dell'opera pedagogica,
e la giustificazione assidua di una testimonianza
quale quella perseguita per un lungo lasso di
tempo nella "Guida dell'Educatore".
Problematica agricola e problematica morale.
Sembrano due aspetti così remoti l'uno dall'altro,
benché curati nel medesimo contesto della
vicenda culturale toscana susseguente agli
anni '20. Ma proprio il fatto che le due esperienze
ebbero a maturare nel medesimo fermento e
ad alimentarsi della stessa sollecitazione
ideale,ci fa tornare su quel motivo di imparentamento
e di omogeinità già ricordato avanti:l'interesse
per la natura,per la natura associata all'impegno
umano,e l'interesse per l'uomo,per l'uomo
considerato e assunto nella sua natura e
nella sua vocazione,se non si identificavano,
partecipavano di un'analoga fermentazione
etica ed erano come fili appartenenti ad
un'unica tessitura. L'avvertivano nettamente
anche i contemporanei,i protagonisti di
questa stagione così fruttuosa:oltre al grande
Vieusseux,fondatore così del "Giornale Agrario"
come della "Guida dell'Educatore",i due più
insigni promotori delle rispettive esperienze
agrarie e pedagogiche,il Ridolfi e il
Lambruschini. La fattoria-scuola di Meleto
e lo studio di San Cerbone corrispondevano,
e non solo idealmente,ma anche attraverso
contatti diretti e scambi fra gli allievi dei due
istituti:"due famiglie divise di luogo,ma
viventi insieme di pensiero e di affetto",tale
la persuasione che amalgamava le due
sperimentazioni d'avanguardia. Coscienza
viva della tradizione e senso più vivo del
rinnovamento contrassegnarono dunque
la cultura toscana del primo Ottocento
fino alla metà del secolo e oltre.
L'opera del Baldasseroni ce ne offre ampia
e dettagliata conferma. Qualcosa tuttavia,e
non di scarsa importanza,va aggiunto o
sottolineato. Ad esempio,nell'iniziativa
multiforme del Vieusseux,la fondazione
del celebre "Archivio Storico",nel 1841:
un periodico,una rivista erudita;qualcosa,
diremmo,come un costante rendiconto della
ricerca storiografica nel suo essere raccoglitrice
di dati e di documenti,promotrice di raccolte
e di concentrazioni organiche di studio,
tessitrice di un commento intelligente
e spazioso della mente storica costituita
non solo quale oggetto di didattica,ma
anche e sopratutto coscienza pensosa
della continuità del passato e dell'avvenire.

 

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