Accenni del grande scienziato Galileo Galilei.


Accenni del grande scienziato Galileo Galilei.

Nel giugno 1633 sta per concludersi a Roma un importante processo. L'istruttoria si svolge in segreto da più di due mesi. L'uomo comparso davanti al tribunale ha settant'anni, è uno studioso pisano universalmente noto: Galileo Galilei. Nel 1633 è all'apice della sua gloria, la sua fama si estende in tutta Europa ed è ammirato dai più grandi astronomi dell'epoca. Le sue scoperte hanno sovvertito gli antichi principi dell'astronomia. Tuttavia, in questo giugno del 1633, Galileo è sul banco degli accusati. Il tribunale che si appresta a emettere la sentenza è dei più terribili: l'Inquisizione denuncia, processa, condanna, giustizia, crede di rappresentare sulla terra il verdetto del cielo. Galileo ha osato mettere in discussione la visione geocentrica dell'universo. Grazie al suo celebre cannocchiale, messo a punto quasi mezzo secolo prima, Galileo ha scoperto che i pianeti non sono punti, ma sfere come la Terra, che Venere ha le fasi come la Luna, che il Sole presenta delle macchie e che, Giove appare circondato da satelliti. Ma, soprattutto, Galileo sostiene la teoria di Copernico, secondo la quale la Terra non è immobile ma ruota attorno al Sole.
Da secoli si pensava che la Terra fosse al centro dell'Universo e che fosse immobile. Sostenere il movimento della Terra e la sua rivoluzione attorno al Sole è un'idea pericolosa in quest'epoca perché “contraria alle Sacre Scritture”. Per aver espresso la stessa opinione, trentatré anni prima il filosofo Giordano Bruno è stato arso vivo. Martedì 21 giugno 1633. A Roma, davanti al palazzo pontificio, si accalca una folla compatta. Galileo è appena entrato in tribunale. Contro di lui è stata lanciata la più terribile delle accuse: l'accusa di eresia. Galileo eretico! Da due mesi Galileo si difende, argomenta, dimostra punto per punto che la sua tesi può essere provata, che la sua verità è visibile, è scientifica, che le sue ragioni sono rigorose, irrefutabili. Egli sa di non essere eretico.
È credente. Ma ha il senso della precisione, dell'esattezza. Si rifiuta di credere che ciò che è esatto possa essere contrario a Dio. La parola è all'accusa: “Il suddetto Galileo ha sostenuto,e da quanto tempo all'incirca, che il Sole è al centro e che la Terra non è al centro e si muove con un movimento diurno?”. Galileo avverte la minaccia. Ora non sostiene più apertamente di essere del parere di Copernico. Dice solamente: “Io non tengo né ho tenuto questa opinione del Copernico, dopo che mi fu intimato con precetto che io dovessi lasciarla; del resto, son qua nelle loro mani, faccino quello che gli piace”. I giudici ordinano allora a Galileo di dire tutta la verità, o sarà sottoposto a tortura. “Accettiamo che tu sia liberato da queste punizioni e censure pur che prima, con cuore sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledici e detesti li suddetti errori et heresia et qualunque altro errore et heresia contraria alla Cattolica ed Apostolica Chiesa”. Occorre abiurare.
Non è più tempo per le mezze misure, occorre abiurare totalmente, senza riserve. Nella sua prigione dorata, ode ancora l'eco delle parole del giudice. È profondamente tormentato. Sa fin troppo bene cosa sono le “punizioni e censure” di cui lo minaccia il tribunale: la tortura per lui, la messa all'Indice per i suoi libri. La tortura largamente praticata dall'Inquisizione e di cui i giudici agitano l'ombra terrificante. I suoi amici l'hanno esortato a sottomettersi, o piuttosto a fingere di farlo. Domani sarà l'ultimo giorno del processo, il giorno decisivo della sentenza. La scelta è crudele e terribile: resistere e sottoscrivere quella che egli sa essere la sola verità, certo a costo della vita, oppure mentire, perdendo la pace della sua coscienza? Mercoledì 22 giugno 1633. Galileo ha indossato il camice bianco del penitente. I cardinali hanno detto: “In ginocchi”. Galileo avanza in ginocchio e pronuncia parole che gli bruciano la bocca. “Io, Galileo, figlio del fu Vincenzo Galilei, fiorentino, di settant'anni di età. Considerato che questo Sant'Uffizio mi aveva intimato giuridicamente l'ordine di abbandonare la falsa opinione secondo la quale il Sole è al centro dell'Universo e immobile, mentre la Terra non è al centro dell'Universo e mobile, io vengo con cuore sincero e fede non simulata per abiurare, maledire e detestare i sopraddetti errori ed eresie.
Io, Galileo, ho abiurato come detto e firmato di mia mano”. Galileo ha appena rinnegato l'opera di tutta la sua vita. Ha appena respinto quella che sa, tuttavia, essere la verità: la Terra ruota attorno al Sole.
  

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