Il Giornale Agrario Toscano


Il Giornale Agrario Toscano

Già fiorente per la sua illustre tradizione,l'agricoltura toscana
trovava in questo periodo un impulso ulteriore e nello studio
teorico e nella tecnica applicativa. Nel 1827 vedeva la luce
il "Giornale Agrario Toscano" (la sua fondazione era dovuta
al Vieusseux stesso),sostenuto nella direzione dal Lambruschini,
dal Ridolfi e dal Ricci,avviando subito un inedito discorso
sull'agricoltura,legandola al fenomeno economico e chiamandola
sul piano pratico all'indagine e all'applicazione dei mezzi
e strumenti idenei al perfezionamento della grande "arte"
rurale. Basterebbe ricordare tutta la fittissima serie di
contributi in materia di viticoltura,di entomologia,di
tecniche del lavoro agrario,di sistemazione del suolo,
di aratura,di coltivazioni di vario genere fra cui molto
fondamentali quella della vite e dell'olivo,oltre alla
pastorizia. Questo lavoro intenso e destinato ad
un'ampia diffusione,sopratutto nel ceto dei proprietari
terrieri e dei piccoli possidenti,durò fino al 1833,
quando per il solito intervento di una censura più
ottusa assai di quanto non si possa credere
(non si poteva certo dire che le questioni dell'agricoltura
e dell'economia agraria avessero modo di costituire
un veicolo pericoloso per l'idea liberale!),il "Giornale"
dovette accomodarsi ad una trasformazione,
divenendo di fatto il periodico della gloriosa
Accademia dei Goergofili,di settecentesca memoria.
Mentre i promotori del "Giornale",il Lambruschini,
il Ridolfi e il Ricci si ritiravano dall'impresa
editoriale prendendo ognuno la propria via
(nel settore agricolo si segnalò il Ridolfi,
che continuò il lavoro di studio e di pratica
nella sua esemplare fattoria-scuola di Meleto),
il periodico portò avanti,sotto gli auspici
dell'accademia da cui ora dipendeva,la serie
dei problemi già avviata nella fase precedente,
accentuando magari l'aspetto scientifico
rispetto a quello didattico e pratico.
Le ricerche e le proposte investirono allora
il sistema tradizionale della coltura-agricola,
quello della mezzadria,e si aprirono sulle
molte questioni connesse con la libertà
economica,arrivando addirittura a dichiarare
quale fine del proprio impegno il
"perfezionamento morale della società".
Per molti anni,questo programma fu
rispettato e onorato con grande coerenza
e nobile dignità:ne fu certo un processo
astratto o meramente teorico,poiché il
progresso ulteriore dell'agricoltura toscana
durante tutto il corso dell'Ottocento o quasi,
non fu che il riscontro concreto dell'avanzamento
ordinato di uno studio metodico di cui
l'Accademia dei Georgofili con il suo "Giornale
Agrario" fu il soggetto protagonista e
meritoriamente responsabile.
 

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