Il cinema degli anni settanta. Cultura.
Il cinema degli anni settanta. Cultura.
La speranza del nostro tempo.
Ma in che tipo di società viviamo noi
oggi? Quali sono le sue linee di sviluppo,
i suoi problemi più importanti e
significativi? Una risposta può essere cercata
in alcuni rivolgimenti socio-politici
che hanno in larga misura modificato, sul
finire degli anni sessanta, la
situazione creatasi, e mantenutasi più o meno in
equilibrio, nei due decenni precedenti.
Le radici di tali rivolgimenti possono
essere individuate agli inizi degli
anni sessanta, quando emerse sempre più chiara
e insopprimibile nei popoli l'esigenza
di superare il precario equilibrio di forza
determinato dalla << guerra
fredda >> tra Est e Ovest, per fondare una pace più
durevole e sicura. Si trattava di
dissolvere per sempre l'incubo della guerra atomica,
di assicurare la << coesistenza
pacifica >>, pur nella diversità dei sistemi politici,
di porre le basi di una nuova società
più giusta e civile, dove la prosperità dei privilegiati
potesse diventare il benessere per
tutti.
Di questa grande speranza si fecero
portatori in quegli anni uomini che, ciascuno nel
proprio ambito, provocarono profonde,
positive modificazioni nella società internazionale,
mettendo in moto un processo storico di
avanzamento e di maturazione delle coscienze.
Possiamo citare a questo proposito
l'ideologia della << nuova frontiera >> e la politica
illuminata del presidente americano
John F. Kennedy; la condanna del << culto della
personalità >> e dello <<
stalinismo >> promossa dal primo ministro sovietico Nikita S.
Krusciov; l'adeguamento delle secolari
tradizioni della Chiesa cattolica alle esigenze del
tempo moderno, impostato da papa
Giovanni XXIII attraverso le Encicleche e il Concilio
Vaticano II : tutti avvenimenti di
vasta portata, che provocarono in tutto il mondo uno slancio
di rinnovamento, destinato a fermentare
nella società anche dopo quasi la simultanea uscita
di scena (negli anni (1963 e 1964) di
questi tre protagonisti.
A questa speranza, a questa
rivoluzionaria << utopia >> che aveva risvegliato e
responsabilizzato
le coscienze, si ricollegarono negli
anni 1967-68 le nuove generazioni, che chiesero conto ai
nuovi detentori del potere dei problemi
rimasti insoluti, degli ideali traditi, delle promesse
non mantenute. La contestazione
giovanile e studentesca, che si diffuse ancora una volta in
tutto il mondo, coincise in effetti con
un momento di crisi della società internazionale, lacerata
da inquietudini e contraddizioni che
esigevano in ogni campo nuove risposte, nuove iniziative
e soprattutto una nuova mentalità
nella ricerca di soluzioni valide.
Fra l'altro, si dovevano allora fare i
conti: con i focolai di guerra nel Vitnam e nel Medio Oriente;
con la repressione liberale in alcuni
Paesi dell'Est; con le diseguaglianze sociali sempre più
marcate, conseguenti al rapido sviluppo
del consumismo; con l'affacciarsi alla ribalta dei Paesi
del Terzo Mondo e dei drammatici temi
del sottosviluppo, della fame e del neo-colonialismo;
con l'aggravarsi degli scompensi
ecologici derivanti dall'indiscriminato diffondersi dell'industria,
dei suoi prodotti e de suoi rifiuti; e,
a un livello più profondo, con l'entrata in crisi di istituzioni
tradizionalmente ritenute per secoli
inviolabili e << sacre >>, come la Famiglia, la Patria,
l'Autorità.
Sono gli stessi problemi sul tappeto
oggi. Tramontata l'illusione di una rapida, violenta
trasformazione del sistema, la
contestazione è rientrata per lasciare il posto, da un lato a un
impegno dei giovani più serio e
sistematico, dall'altro a un radicalizzarsi degli estremisti e della
violenza in una società che appare
sempre più disorientata, assai lontana dagli ideali e dalle speranze
che erano state intraviste nel corso del decennio precedente.
Tra i mass-media, il cinema è stato
forse quello che più profondamente ha risentito delle
trasformazioni e delle inquietudini
sociali di questi anni. Esse hanno inciso non solo nella
tradizionale concezione che ne
considerava soltanto gli aspetti di spettacolo e di divertimento,
ma anche nelle stesse strutture
attraverso le quali esso è prodotto e viene a contatto con milioni
di spettatori in tutto il mondo. Lo
potremo verificare ricercando, nel complesso e sfaccettato
panorama attuale della cinematografia,
gli aspetti più significativi che valgono a
caratterizzarla e a differenziarla
notevolmente rispetto a un passato più o meno recente.
Dopo un rapido sguardo all'industria
dell'evasione e dello spettacolo, ci occuperemo
quindi di quel tipo di produzione che
assegna al cinema una funzione politica, delle nuove
cinematografie del Terzo Mondo,
dell'utilizzazione didattica del cinema, e del ridimensionamento
che il suo ruolo sta subendo in seguito
all'avanzata di altri potenti mass-media.
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