Benvenuto Cellini. Storia.


Benvenuto Cellini. Storia.

I primi anni e le prime risse.

Erano i primi anni del Cinquecento, il secolo del Secondo Rinascimento,
e il Cellini non aveva ancora dieci anni, poiché era nato il 2 novembre 1500.
Era figlio di un bravo artigiano, muratore, disegnatore e costruttore di strumenti
musicali a tempo perso. Benvenuto Cellini rimase poco tempo dal Bandinelli;
poi, a quindici anni, si mise a bottega dall'orafo Antonio di Sandro, soprannominato
Marcone. Là, dice lui stesso nella sua << Vita >>, << in pochi mesi io raggiunsi di
quei buoni, anzi i migliori giovani dell'arte, e cominciai a trarre frutto dalle mie
fatiche >>. Nello stesso tempo, però, in cui si andavano affinando le sue grandi
capacità, si veniva manifestando il suo carattere rissoso, impulsivo, prepotente, seppur
generoso e in fondo non cattivo. Già a sedici anni Benvenuto si trovò a partecipare
a una grave rissa e per questo fu confinato per sei mesi fuori città.
Seguirono anni di peregrinazioni fra Siena, Bologna, Lucca, Pisa, passando da un
maestro all'altro; finché nel 1523, per essersi preso a coltellate con un tale, dovette
fuggirsene da Firenze travestito da frate e rifugiarsi a Roma.

Il Cellini a Roma.

La Roma di quel tempo era la Roma del Rinascimento, dove lavoravano grandi artisti
come Michelangelo, il Sansovino, Tiziano, Sebastiano del Piombo, il Correggio, il Vignola;
la Roma di papa Clemente VII, in cui si raccoglievano artisti e letterati di tutta Italia.
Cellini, naturalmente, si sentì a suo agio in un ambiente artistico che era anche il suo;
lavorò presso alcuni orafi, cominciò a produrre qualche gioiello che piacque molto agli
intenditori. Finché il Papa, accortosi del suo talento, lo prese al suo servizio.

Alla difesa di Castel Sant'Angelo.

Intanto, gravi avvenimenti si susseguivano in Italia; la guerra tra Francia e Spagna,
dopo avere devastato l'Italia settentrionale, faceva sentire le sue conseguenze anche
a Roma. Il papa Clemente VII si era alleato con i Francesi, perciò le truppe spagnole
mossero verso la città. Il 6 maggio 1527 i Lanzichenecchi vi entrarono; il Cellini si
unì a un gruppo di armati e con essi si rifugiò a Castel Sant'Angelo.
Nella sua << Vita >> egli racconta di se stesso imprese mirabolanti, compiute durante
l'assedio che durò un mese. Una parte (piccola) di verità ci deve essere pur stata: resta
il fatto che, quando i Lanzichenecchi se ne andarono da Roma, Benvenuto Cellini era
ormai diventato un uomo celebre. Seguirono sette anni di lavoro, inframmezzati da
parecchie risse. Nel frattempo, egli produceva alcuni pregevolissimi lavori di oreficeria
e cominciava ad essere conosciuto come il migliore orafo e cesellatore dell'epoca.

Il periodo più fruttuoso.

Nel 1540 Cellini era a << Fontana Beliò >> come dice lui, cioè a Fontainebleau (pron.
Fonteblò), dove si trovava il Palazzo Reale; e da quell'anno iniziò il periodo più fruttuoso
della sua vita. Accolto da par suo, con una ricca provvigione e una casa propria, egli si
diede a fondere statue in argento e a montare rubini, e brillanti. Nello stesso anno, il re
gli chiese l'esecuzione di una saliera, da usare durante i banchetti; e Cellini modellò quella
che certamente è la più famosa saliera nella storia dell'arte. È un preziosissimo vasetto
in oro cesellato, con due figure sul coperchio, rappresentanti la Terra e il Mare. Alla corte
del re, Cellini lavorò per cinque anni. Fra le molte opere eseguite in quel periodo è il
famoso bronzo della << Ninfa >> di Fontainebleau.

Alla corte dei Medici.

Nel 1545, un po' perché l'ambiente di corte gli si era fatto ostile, un po' per la
nostalgia del suo Paese, Cellini tornò in Italia. Si fermò a Firenze, la sua città
natale, e si recò a rendere omaggio al duca Cosimo de' Medici. Il duca lo invitò
a restare presso la sua corte. Cellini acconsentì, il duca allora gli diede l'incarico
dim creare una statua di Perseo (il mitico uccisore della Medusa) e Cellini si mise
subito a preparare il progetto. Nel 1548 avvenne la fusione della statua, che fu assai
drammatica: Cellini aveva una forte febbre e dovette mettersi a letto, affidando l'opera
agli aiutanti. Essi, poco pratici, rischiarono di mandare tutto a monte e l'artista,
febbricitante, dovette alzarsi, far attizzare il fuoco e buttare nel crogiolo tutti i piatti
di stagno della sua casa per rendere più fluido il bronzo, il quale andava coagulandosi.
Così la fusione riuscì e nacque il Perseo. Oltre al Perseo, Benvenuto Cellini creò
numerose, pregevoli opere di scultura: il << Crocifisso >> in marmo oggi conservato
nel Museo dell'Escorial a Madrid, il << Cosimo I de' Medici >> in bronzo e
l'<< Apollo e Giacinto >> in marmo, che si trovano al Museo Nazionale di Firenze;
e altre opere in bronzo, sigilli, monete e medaglie. Dal 1558, il Cellini cominciò a
scrivere la propria << Vita >>, della quale sono narrate, con abbondanti esagerazioni,
le drammatiche vicende: ma il testo è uno dei più vivaci del Cinquecento e la sua prosa
ha un notevole valore letterario. Benvenuto Cellini, personalità straordinaria, carattere

tempestoso grande artista, morì a Firenze nell'anno 1571.

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