Chiacchiericcio Planetario. Astri & Particelle.






Chiacchiericcio Planetario. Astri & Particelle.

I meteoriti in arrivo da altri pianeti hanno una storia ancora tutta da scoprire.
Fin da bambini siamo stati abituati a pensare che è normale che i sassi cadono dal cielo, anche se forse nessuno di noi ne ha mai visto uno mentre brucia nell'atmosfera. Le foto di crateri consumati dal tempo nei deserti del Nord America o la storia dei dinosauri scomparsi a causa di un cataclisma di origine spaziale sono immagini fortemente impresse nella nostra mente. Non è sempre stato così. Il grande Newton aveva sostenuto infatti che per garantire il moto perfetto dei corpi celesti era necessario che lo spazio fosse vuoto di materia: un'intuizione corretta che però portava a una conclusione sbagliata che influenzò l'intera comunità scientifica. Furono sviluppate le teorie più fantasiose, tra cui quella che i meteoriti fossero prodotti dai fulmini o che fossero pietre che ricadevano dopo essere state scagliate in aria da vulcani lontani. Quando, nel 1794, il fisico tedesco Ernst Chladni pubblicò un libro in cui sosteneva che i meteoriti venivano dallo spazio dovette subire dieci anni di attacchi e derisioni da parte dell'Accademia francese delle scienze. Solo nel 1803 Jean Baptiste Biot, un fisico francese, analizzando la straordinaria caduta di migliaia di meteoriti avvenuta il 26 aprile 1803 in Francia, diede una spiegazione scientifica relativamente alla loro origine cosmica. Oggi sappiamo che esistono enormi serbatoi di meteoriti, sia lungo l'orbita di alcuni pianeti sia in vaste zone del sistema solare in cui non si è attivato il meccanismo che ha ripulito le orbite formando in cambio pianeti e satelliti, quella sorta di aspirapolvere gravitazionale pazientemente al lavoro per decine di milioni di anni. Però è forse meno noto che alcuni dei meteoriti che colpiscono la Terra vengono da altri corpi planetari, per esempio da Marte e dalla Luna. Ma come è possibile che un meteorite arrivi da un'altro pianeta? E, soprattutto, come si fa a capire che un sasso, uno dei tanti che si trovano sulla Terra, è un meteorite? Se un asteroide impatta su un pianeta circondato da un'atmosfera tenue o inesistente, i frammenti prodotti nell'impatto possono essere messi in orbita e dopo un certo tempo ricadere sulla Terra. Siccome su Marte abbiamo mandato strumenti che ne hanno analizzato la composizione isotopica (della Luna abbiamo addirittura dei campioni), l'analisi nucleare di un meteorite ci permette di capirne l'origine planetaria. La ricerca dei meteoriti è relativamente semplice. Non si cercano sulle montagne o nelle campagne, ma in particolari zone desertiche o al Polo Sud, dove i sassi, di norma, non ci sono, tranne appunto i meteoriti. Ecco perché finora siamo riusciti a identificare una dozzina di meteoriti marziani, anche senza se nessuna sonda è mai tornata dal Pianeta Rosso. Per ora però non siamo riusciti a identificare nessun meteorite venusiano (la densità della sua atmosfera rende difficile la loro espulsione) o proveniente da Mercurio (dove non è ancora mai atterrata una missione spaziale). I pianeti, quindi, si scambiano, su scale di tempi inusuali per l'uomo, messaggi sotto forma di sassi bruciacchiati, dall'apparenza spesso insignificante, ma che potrebbero nascondere sorprese interessanti. Come il meteorite ALH84001, un sasso di 1,9 chilogrammi trovato in Antartide nel 1984 e analizzato in dettaglio nel 1996: il 7 agosto di quell'anno la NASA, alla presenza del presidente Clinton, fece un annuncio clamoroso relativamente alla scoperta di tracce di batteri fossili all'interno di questo meteorite marziano. In seguito la cosa rientrò, poiché altri studi mostrarono che si trattava di strutture chimico-fisiche che si formano autonomamente in opportune condizioni, una sorta di illusione ottica che aveva ingannato gli scienziati della NASA. Insomma, stiamo ancora imparando a capire i messaggi che si scambiano i pianeti.

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