Illuminismo parte due.


Illuminismo parte due.

Cultura e politica nel '700 francese.

Perché la Francia? È questo uno degli interrogativi di fondo relativi all'Illuminismo, che fu certamente un fenomeno europeo, ma ebbe in Francia il suo, centro propulsore e la sua maggiore diffusione.

L'opposizione all'assolutismo.
La Francia agli inizi del '700 era il paese più popolato e complessivamente più ricco del continente. La sua influenza politica si estendeva su tutta l'Europa. La sua vita di corte era da tempo il modello
da imitare. Le arti, soprattutto quelle della parola (il teatro, la letteratura, l'oratoria), avevano avuto nel '600 uno straordinario sviluppo. L'ampiezza e la ricchezza dei ceti privilegiati alimentavano un numeroso strato intellettuale, in parte di origine nobiliare, in parte protetto dai nobili, che ne assicuravano il sostentamento. L'assolutismo di Luigi XVI aveva, per altro verso, suscitato una estesa cultura di opposizione. Giansenisti, libertini (aderenti a un movimento culturale anti-religioso, il <<libertinismo>>, che si era sviluppato in Francia nella prima metà del XVIII secolo),
ugonotti espulsi dal paese, aristocratici ostili all'assolutismo avevano tutti contribuito a creare un terreno favorevole al dibattito e un pubblico disposto ad accogliere e a diffondere gli argomenti degli oppositori, anche se non sempre pronto a schierarsi politicamente.

L'analisi della società.
Da questo intreccio solitamente ampio di relazioni culturali, anche clandestine, nacquero le prime opere dell'Illuminismo: scritti che ponevano al centro della riflessione la società del tempo, il sistema politico e i fondamenti della monarchi di diritto divino. Destinate al grande pubblico, le opere che affrontavano l'analisi della società furono non solo trattazioni sistematiche, ma spesso scritti più agili in forma di saggio; talora l'adozione di un artificio letterario affidò a immaginari viaggiatori di altre civiltà la descrizione e la critica del sistema politico e sociale occidentale e di quelle che apparivano, a occhi estranei, le stranezze, i paradossi e le anomalie del mondo europeo.

Montesquieu.
Un esempio di questo tipo, che ebbe immediato elargo successo furono le “Lettere persiane” (1721) di Charles de Secondat, barone di Montesquieu (1689-1755), nobile di toga e membro del Parlamento di Bordeaux. Ma la fama di Montesquieu è legata soprattutto a “Lesprit des lois”
(<<Lo spirito delle leggi>>), pubblicato nel 1748, una delle opere più importanti del pensiero illuminista. Dopo aver descritto i caratteri dei tre sistemi politici fondamentali repubblica, monarchia, dispotismo e dei prìncìpi che li reggono (rispettivamente virtù, onore e paura), Montesquieu sottolineò l'importanza dei “corpi intermedi” (innanzitutto i Parlamenti, a uno dei quali apparteneva) per neutralizzare la degenerazione delle monarchie in dispotismo. Dall'esame del sistema politico inglese trasse la convinzione dell'importanza della separazione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. La difesa del principio di separazione dei poteri e il contributo maggiore di Montesquieu alla definizione dei princìpi costituzionali liberali e democratici. L'esperienza del viaggio, tipica degli intellettuali, degli artisti, degli uomini colti del tempo, sollecitò quella sistematica curiosità e comparazione dei caratteri e dei costumi dei popoli, delle condizioni naturali e climatiche, delle forme dell'attività economica, che caratterizzò molte opere dell'Illuminismo. L'esaltazione dell'Inghilterra in confronto con la Francia del sistema politico inglese, della filosofia di Locke e della scienza di Newton era già stata al centro delle “Lettere inglesi o Lettere filosofiche (1734) di Voltaire.

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