Guglielmo Marconi. Scienza.
Guglielmo Marconi. Scienza.
Guglielmo Marconi era conosciuto
come un uomo riservato, poco disposto
a dare confidenza ad estranei e ad
esporsi alla curiosità degli uomini.
Tutte queste caratteristiche egli le
aveva ereditate dalla madre, una inglese
che il padre aveva sposato in
seconde nozze. Dal padre aveva invece preso
il carattere fermo, l'ostinazione e
il coraggio che lo aiutarono a realizzare
con successo tutte le sue imprese.
Primi esperimenti.
Guglielmo Marconi, figlio di Giuseppe
Marconi e di Annie Jameson, nacque a
Bologna il 25 aprile 1874. La mamma
gli insegnò fin da piccolo la lingua inglese,
che doveva essergli poi tanto utile nei
frequenti viaggi in Inghilterra.
Per sfuggire al freddo inverno
bolognese, il bambino fu portato prima a Livorno,
poi a Firenze, dove frequentò le
scuole elementari. Passò poi all'Istituto Tecnico di
Livorno e qui cominciò ad
appassionarsi allo studio della fisica e della chimica.
Il giovane Marconi evitava i ragazzi
della sua età, non per presunzione, ma perché
essi non riuscivano a capire l'utilità
dei suoi esperimenti, considerandoli frutti di una
fissazione. Divenne invece amico di un
vecchio telegrafista cieco, che possedeva un
piccolo apparecchio Morse: da lui
imparò a telegrafare.
La mamma di Marconi si rese ben presto
conto di questa sua passione e, per aiutarlo,
incaricò un professore di fisica di
perfezionare la sua preparazione.
Ma dopo poco tempo il ragazzo non volle
più saperne di insegnanti, che potevano
solo spiegargli ciò che era già
scritto nei libri: per inventare qualcosa di nuovo doveva
tentare da solo; e, improvvisandosi
falegname, fabbro ed elettricista, costruiva apparecchi,
li distruggeva, li rifaceva
perfezionandoli, tentando sempre nuovi esperimenti.
Il telegrafo senza fili.
I primi esperimenti non avevano ancora
uno scopo preciso: gli servirono solo per
approfondire le sue conoscenze nel
mondo della fisica. Ben presto Marconi si rese
conto della meta a cui poteva giungere:
far comunicare uomini lontani fra loro, senza
l'aiuto di fili. Era quello, per il
mondo, un periodo di grandi conquiste nel campo
dell'elettricità. Il tedesco Hertz,
nel 1887, aveva scoperto la possibilità di produrre e
ricevere onde elettromagnetiche, che si
diffondono nell'aria alla velocità di 300 mila km
al secondo; Marconi intravide la
possibilità di sfruttarle come veicolo per la trasmissione
di segnali, che avrebbero potuto essere
diffusi istantaneamente attraverso l'etere.
Tornato nel bolognese, a Pontecchio, la
famiglia Marconi andò ad abitare a << Villa Grifone ><.
Nel solaio il giovane costruì un
laboratorio; accumulatori, campanelli, fili di rame si
sparsero ovunque. Fu qui che, nella
primavera del 1895, quando Marconi aveva appena
21 anni, nacque il telegrafo senza
fili: con l'aiuto di due apparecchi, un segnale (i tre punti
della lettera S) poté essere trasmesso
alla distanza di alcune centinaia di metri, attraverso
lo spazio. La prima meta era
raggiunta! Poco tempo dopo, con il sistema antenna-terra,
tuttora usato, egli riuscì a
trasmettere segnali a distanze sempre maggiori.
Gli parve allora giunto il momento di
rivelare al mondo la sua invenzione e la sottopose
al Governo italiano. Ma proprio dalla
su Patria il giovane scienziato ebbe la prima delusione:
la sua scoperta non fu presa in
considerazione, poiché non si aveva fiducia nei suoi risultati...
Fortunatamente Marconi non si
scoraggiò; con l'aiuto della madre e di amici inglesi, si
recò in Inghilterra, dove riuscì ad
ottenere finanziamenti per perfezionare gli apparecchi.
Infatti, con un nuovo esperimento era
riuscito a dimostrare di saper comunicare a una
distanza di alcuni chilometri.
Incominciarono, da allora, i frequenti soggiorni di Marconi
in Inghilterra, durante uno dei quali,
nel 1905, sposò una inglese, Beatrice O'Brien, dalla
quale ebbe tre figli: Degna, Giulio e
Gioia. (Un'altra figlia, Elettra, la ebbe dalla seconda
moglie, Cristina Bezzi-Scali, sposata
nel 1927).
Nel 1897 tornò in Italia, invitato dal
Ministro della Marina, che si era reso conto dei progressi
della radiotelegrafia e fu incaricato
di installare una stazione trasmittente, nell'arsenale di
La Spezia, collegata con una corazzata
che compiva esercitazioni al largo.
Nel 1903 Marconi si recò in America
sulla nave << Lucania >>, mantenendosi in contatto
radio con l'Italia; con le notizie che
gli giungevano, fu stampato, per la prima volta, un
<< Giornale di bordo >>.
I perfezionamenti.
Fino ad allora, le comunicazioni radio
erano trasmesse attraverso i segnali dell'alfabeto
Morse (punti e linee). Nel 1914
un'invenzione compiuta alcuni anni prima dallo scienziato
inglese Fleming permise a Marconi un
importante perfezionamento: si trattava della valvola
termoelettrica. Con essa fu possibile
ricevere e trasmettere non solo i segnali Morse, ma
anche suoni e parole: dalla
radiotelegrafia si era giunti alla radiotelefonia.
Purtroppo, poco tempo prima, un grave
infortunio aveva colpito Marconi; in seguito ad
un incidente automobilistico aveva
perduto un occhio. Ciò nonostante la sua attività continuò
instancabilmente. Nel febbraio 1919
Marconi acquistò un panfilo, l' << Elettra >>, che fu
detto << la nave del miracolo >>
per le innumerevoli esperienze che egli vi compì.
Una di esse rimase famosa: a bordo
della nave, ancorata a Genova, lo scienziato parlò agli
elettrotecnici australiani riuniti in
un Congresso a Sidney; al termine del discorso, stupì il
mondo accendendo, con un impulso radio
3 000 lampadine nel Palazzo Municipale di Sidney,
lontano 22 500 miglia! Iniziò e portò
a buon punto anche le ricerche sulle microonde, che
avrebbero poi portato alla
realizzazione del radar.
Onorificenze e ricompense.
I riconoscimenti non mancarono a
Marconi; fu nominato senatore, accademico d'Italia,
membro del Consiglio Nazionale delle
ricerche. Ebbe 15 lauree << honoris causa >>
da Università di ogni parte del mondo,
medaglie d'oro da associazioni scientifiche,
onorificenze nobiliari, nel 1909 ebbe
il premio Nobel per la fisica.
Morì a Roma il 20 luglio 1937, in
seguito ad un attacco di << angina pectoris >>.
Fu sepolto nella Certosa di Bologna.
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