Girolamo Savonarola. Storia.
Girolamo Savonarola. Storia.
Una grande e imperiosa vocazione religiosa.
Terzo di sette figli, Girolamo
Savonarola nacque a Ferrara il 21 settembre
1452 da Niccolò, medico alla corte
estense, e dalla nobile Elena Bonaccorsi.
Il padre avrebbe desiderato che
Girolamo divenisse un buon medico: il giovane,
invece, profondamente religioso, si
sentiva attratto dallo studio della filosofia
e delle Sacre Scritture. A 23 anni,
dopo un lungo periodo di meditazione e di
preghiere, prese la decisione: si
ritirò in un convento di frati domenicani.
Il predicatore.
Appena entrato in convento, Girolamo
pregò i suoi superiori di assegnarlo ai
più umili servigi. Nonostante la sua
vasta cultura, desiderava mortificarsi per
essere un degno cristiano. Ma quando
furono scoperte le sue qualità oratorie,
i superiori decisero di destinarlo alla
predicazione. Inviato nel 1482 a Firenze,
ricevette l'incarico di predicare nel
convento di San Marco. Ma, contrariamente
alle aspettative dei suoi superiori,
non ebbe un grande successo. Giovane, inesperto,
forse troppo impetuoso, troppo severo,
non si rese conto che il popolo aveva bisogno
di un linguaggio più semplice, più
convincente. Visto il fallimento di frate Girolamo
come predicatore, i suoi superiori lo
destinarono all'istruzione dei novizi, cioè
dei giovani frati. Cinque anni passò
tra i giovani, sempre più umile. Quando dalla
Lombardia chiesero nel 1487 un
predicatore, il Padre Priore pensò ancora a frate
Girolamo. Non era il caso di tentare
ancora una volta?
Così il Savonarola fu mandato di nuovo
a predicare. E il successo fu enorme:
aveva finalmente trovato la maniera di
parlare al popolo, di convincerlo.
L'inviato da Dio.
La sua fama di predicatore si diffuse
ben presto dovunque e Lorenzo il Magnifico,
signore di Firenze, lo volle nella sua
città. Nominato Priore al convento di San Marco
(anno 1491), il Savonarola iniziò
subito le sue prediche. Trascinato dalla forza della
sua fede, non ebbe timore di inviare
contro il clero, i pontefici e i principi, che egli
considerava i più corrotti. Prese le
parti del popolo oppresso. Chiamò Firenze
<< spelonca di ladri >>;
denunciò pubblicamente l'avidità dei banchieri e, infine,
osò condannare la vita di peccato che
conduceva lo stesso Lorenzo il Magnifico.
Il popolo vide in questo frate
l'inviato di Dio, colui che doveva far rifiorire la vera
religione cristiana.
La scomunica.
Senza quasi accorgersene, ad un certo
momento il Savonarola si trovò immischiato
nella politica. I suoi seguaci si
diedero a minacciare, a bruciare libri dichiarati
immorali, a disperdere gruppi di
giocatori d'azzardo, a strappare alle donne monìli
e ornamenti ritenuti peccaminosi. Non
tutti però si sentivano di seguire il frate
Girolamo. Gli << Arrabbiati >>
(così erano detti coloro che non vedevano di
buon occhio la crescente potenza del
frate) si trovarono a dover lottare contro i
seguaci di Girolamo. Firenze si trovò
così divisa in due partiti. Il Pontefice di
allora, Alessandro VI, sulle prime non
diede eccessivo peso alle prediche del
Savonarola. Quando però si accorse
che il frate, con la violenza delle sue parole,
poteva essere più di danno che di
vantaggio alla Chiesa gli ordinò di recarsi a Roma.
Ma il Savonarola rispose ad Alessandro
VI che a causa di una malattia non poteva
intraprendere il viaggio, e rimandava
la sua venuta. Seguirono mesi di trattative.
Intanto i nemici del Savonarola
insistevano presso il Papa perché lo scomunicasse.
La fazione degli <<Arrabbiati >>
e il danaro di alcuni ricchi fiorentini riuscirono
a strappare il decreto di scomunica il
17 giugno 1497.
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