ATTENZIONE !! MES



ATTENZIONE !! MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), un colpo di stato in 17 paesi

Sarà utile leggere tutti, e leggere bene, chi era a conoscenza di tutto questo? Quali oscuri disegni per il nostro futuro, sempre se esiste un futuro?

Osservazione preliminare: non confondete il MES con i due fondi correnti di salvataggio che sono EFSM e EFSF.

Come accennato nel precedente articolo su questo argomento “MES, il nuovo dittatore europeo“, i ministri delle Finanze dei 17 paesi europei hanno firmato un trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), il cui obiettivo è quello di fare sborsare ai cittadini le centinaia di miliardi a vantaggio dei fondi di salvataggio dell’euro e di soffocare i parlamenti nazionali.

Bruxelles apparentemente non vuole che siate al corrente del contenuto di questo trattato. Fino al giorno della redazione di questo articolo, ho potuto trovare unicamente un esemplare in inglese sul net (mentre il 96,5% della popolazione dell’area dell’euro parla altre lingue!).


Fatto assai bizzarro, la firma di questo nuovo trattato europeo non è stata affatto notata dalla stampa internazionale, benché fosse presente alla conferenza di annuncio. Forse è perché Juncker l’annunciò brevemente in francese prima di proseguire la conferenza in inglese?

Del resto molti giornalisti confondono ancora questo nuovo trattato MES con i suoi predecessori (illeciti): il Meccanismo europeo di Stabilità finanziaria (MESF) e il Fondo europeo di Stabilità finanziaria (FESF), più noti in inglese come European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM) e European Financial Stability Facility (EFSF). Il FESF ha una capacità di stanziare crediti per un importo di 440 miliardi, dal 27 ottobre fino a un tetto di 1000 miliardi di euro, cioé 3300 euro per eurocittadino! Il MES invece è illimitato.

Qualche deputato che ha sentito parlare del MES crede falsamente che conserverà il suo potere attraverso il ministro delle Finanze, tuttavia visto che quest’ultimo sarà promosso alla carica di Governatore del MES, non avrà più conti da rendere al parlamento nazionale (né a chiunque altro) per le decisioni che dovrà prendere in ambito MES. Se il Parlamento ratifica il trattato, questo trattato internazionale diventa prioritario rispetto alle legislazioni nazionali.

Al momento di scrivere, il trattato deve ancora essere ratificato dai parlamenti nazionali dei 17 paesi a meno che non venga fatto notte tempo nel silenzio stampa generale.

MES, un colpo di stato in 17 paesi

Se per colpo di stato si intende la presa del potere reale e la limitazione del potere del Parlamento nazionale democraticamente eletto allora il Trattato che istituisce il MES è un colpo di Stato effettuato in 17 paesi contemporaneamente.

Ciò è’ totalmente in armonia con la filosofia della Commissione europea che secondo il suo presidente Barroso deve diventare il governo economico dell’Unione che deve definire le azioni che i governi nazionali devono eseguire (28.09.11) [1].

Il Meccanismo europeo di Stabilità (MES) non è tanto un meccanismo quanto una nuova amministrazione dell’Unione europea (UE). Lo scopo dichiarato è quello di erogare prestiti (a condizioni strette) ai paesi dell’eurozona che non possono più adempiere ai loro obblighi finanziari. Rileverà i compiti di FESF e EFSM citati sopra e sarà gestito da un Consiglio dei governatori composto dai 17 ministri delle Finanze dei paesi dell’eurozona situati nell’Unione europea.

Il trattato del MES recita all’articolo 8 che l’organismo disporrà di un capitale sociale di 700 miliardi di euro. Poi all’articolo 10 si precisa che il Consiglio dei governatori può decidere di mutare l’importo e di adeguare l’articolo 8 in conseguenza. All’articolo 9 si prevede che il Consiglio dei governatori potrà esigere in qualsiasi momento il versamento del capitale sociale non ancora versato (in meno di 7 giorni!). Cioé si prevede che il MES potrà esigere senza limiti il pagamento dei paesi membri. Il trattato non prevede alcun diritto di veto per i parlamenti nazionali.

Unanimità


Ai sensi dell’articolo 5.6, il Consiglio dei governatori dovrebbe adottare le decisioni di cui sopra all’unanimità. Il Consiglio al completo deve votare “a favore”.

A prima vista è molto strano che il funzionamento del Trattato dipenda integralmente dall’unanimità dei 17 ministri delle Finanze dell’eurozona. Se si considerano le difficoltà attuali per raggiungere un accordo unanime sulla concessioni dei prestiti già promessi alla Grecia, è un fatto imprevisto che l’Unione europea possa costruire un trattato basato unicamente sul principio dell’unanimità, anche se essa a priori è difficilmente raggiungibile.

L’eurozona è un un variegato riflesso delle diversità dell’Europa: i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, la Germania e la Francia e poi l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna, l’Italia, Malta, la Grecia, la Slovacchia, la Slovenia e, infine, l’Estonia e la Finlandia. In realtà, i 17 ministri costituiscono un’assemblea eterogenea. Ognuno rappresenta un paese con interessi diversi. E ci aspettiamo l’unanimità, da loro? Com’è possibile?

Per capire meglio, dobbiamo ampliare la visuale. Nel MES sono i 17 ministri delle Finanze che votano su tutte le decisioni importanti, ma ci sono anche altre persone presenti a tutte le loro riunioni, ufficialmente con lo statuto di “osservatori”. Perché questi ministri hanno bisogno di osservatori? Per garantire che stiano facendo quello che devono?

Ci sono tre osservatori:

il membro della Commissione Europea responsabile per gli Affari economici e monetari,
il Presidente dell’Eurogruppo (un club informale di questi 17 ministri delle Finanze)
il Presidente della Banca Centrale Europea! [2]
Quindi, se non si riesce a ottenere l’unanimità spontaneamente dai 17 ministri delle Finanze, sarà l’influenza degli osservatori che aiuterà a raggiungerla? Per capire quale influenza possano avere la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea sui nostri ministri, guardiamo da più vicino.

Chi sono i ministri delle Finanze?


Beh, di solito sono persone che vanno e vengono. Nella maggior parte dei casi sono nominati dopo le elezioni legislative nazionali, puntualmente seguite da mercanteggiamenti per formare una coalizione a discapito di qualsiasi promessa elettorale poi seguiti da lacerazioni interne per le cariche più importanti come il Ministero degli Interni, dello Sviluppo economico e del Tesoro.

Sono per lo più persone arriviste che ambiscono a una carriera politica e che sono stati incoraggiati dai partiti politici. Nella migliore delle ipotesi, hanno le capacità per guidare un ministero: possono ricevere l’incarico della Difesa e poi essere nominati in seguito a dirigere il Ministero dell’Istruzione o degli Affari sociali. La conoscenza della materia è generalmente considerata meno importante della capacità dirigenziale.

L’economia non è la finanza


Ed è così che ad esempio nei Paesi Bassi abbiamo un ministro delle Finanze, Jan Kees de Jager, che sebbene sia ornato di diplomi d’economia, inizialmente non dava l’impressione di capire un granché di finanza. Una delle sue prime idee è stata quella di proporre una legge che vietasse d’incoraggiare le persone ad andare a ritirare i soldi in banca. Jan Kees, lo sappiamo che le banche non hanno soldi! Per ogni euro che i clienti di una banca come ING (la maggiore banca olandese) depositano sul conto, la banca ha solo 3 centesimi a disposizione. Chi andrebbe quindi a fare la fila per queste somme? E poi, fintantoché la banca centrale non vuole che una banca fallisca, essa può resistere indefinitamente alla corsa agli sportelli con fondi presi in prestito.

I neoministri delle Finanze sono generalmente felici di essere arrivati così in alto nella loro carriera ma entrano in un mondo che conoscono poco o affatto. È il microclima delle istituzioni finanziarie internazionali e dei numeri con infiniti zero. Può bastare un momento di distrazione per sbagliarsi di decine di miliardi di euro. Il Primo ministro olandese Rutte e il ministro delle Finanze olandese Jan Kees de Jager si sono sbagliati di 50 miliardi di Euro parlando dei fondi di soccorso europei. Questi ministri appena nominati costituiscono una preda facile per i consulenti della BCE e dal FMI, che vengono a spiegare loro come funziona e cosa ci si aspetta da un buon ministro delle Finanze.

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