La civiltà dei Persiani. Storia Antica.
Mauro Goretti - Programmatore - |
La civiltà dei Persiani. Storia Antica.
Ascoltiamo
le “prudenti” istruzioni che il dio dei Persiani dava al suo
popolo circa il modo di stabilire la capacità di coloro che volevano
dedicarsi alla professione del medico, anzi del chirurgo, poiché,
come vedremo, si parla “curare con il coltello”. “Se un
persiano desidera fare il medico, su chi, per primo, proverà la sua
abilità? Sui Persiani o sugli stranieri? Il dio dei Persiani
risponde: egli proverà sugli stranieri piuttosto che sui persiani.
Se egli cura con il coltello uno straniero e questi muore; se egli
cura con il coltello un secondo straniero e questi muore, significa
che quel medico è incapace per sempre; fate che non curi mai un
persiano. Se egli cura con il coltello un secondo straniero e questi
guarisce; se cura con il coltello un terzo straniero e questi
guarisce, allora quel medico è sempre idoneo; egli potrà
liberamente curare i Persiani e guarirli con il coltello”.
Conclusione: era poco raccomandabile, per uno straniero, ammalarsi in
una città persiana, perché, rivolgendosi a un medico, correva il
rischio di servire da cavia. A meno che non si rivolgesse, per farsi
curare, a un sacerdote. Questi, all'uso del coltello preferiva le
formule magiche: avevano il vantaggio di essere, sempre,
assolutamente innocue; c'erano, così, maggiori probabilità di
cavarsela.
Servi o sovrani.
I
Persiani non ebbero una scienza e una cultura propria: era il
carattere stesso della loro organizzazione sociale che impediva il
formarsi di una numerosa classe di benestanti, i quali potessero
dedicarsi agli studi. La Persia antica fu sempre governata da
monarchie assolute; escluso il sovrano e una ristretta cerchia di
alti funzionari di Stato, tutti gli altri erano considerati poco più
di servi. Niente scuole, niente biblioteche dove, sotto la guida di
saggi e filosofi, i giovani potessero apprendere le scienze e le
lettere. Invece, tutto questo avveniva proprio in quella stessa
epoca, in Grecia e in Egitto. I poeti persiani antichi appartenevano
alle classi inferiori, ed esercitavano la loro arte come un mestiere:
poiché essi usavano cantare le loro composizioni e non scriverle, di
questa antica letteratura si conosce ben poco.
Artisti stranieri.
Nel
campo delle arti la situazione era pressapoco simile. I ricchi
Persiani amavano le cose belle, ma non avevano, nelle loro città,
bravi artigiani come c'erano, a quel tempo, ad Atene o in Egitto.
Perciò invitavano artisti stranieri a recarsi in Persia e a lavorare
per loro. Si procuravano così i gioielli di cui i Persiani, uomini
e donne, amavano ornarsi: anelli d'oro da portarsi al collo, alle
braccia alle caviglie; orecchini, tiare e persino sandali dorati. Da
artigiani stranieri venivano confezionati anche i mobili cesellati,
le stoviglie preziose e i tappeti variopinti, quegli stessi tappeti
che invece, oggi, costituiscono una delle industrie più
caratteristiche e apprezzate del paese.
Grandi opere di architettura.
L'unica
arte in cui i Persiani antichi raggiunsero un proprio stile fu
l'architettura. Le regge dei re persiani sono alcuni fra i più bei
palazzi che siano stati costruiti nell'antichità. I capolavori
dell'architettura persiana sono tutti raccolti tra quelle rovine.
Ammiriamo le tredici colonne superstiti del palazzo di Serse:
noteremo per prima cosa che esse sono più alte (raggiungono i 19
metri) e più slanciate di quelle greche; inoltre i loro fusti recano
48 sottili scanalature; hanno le basi e i capitelli scolpiti con
delicati motivi floreali. Cerchiamo ora di immaginare 72 di queste
colonne, ritte e splendide, a sostenere la volta di un immenso
salone. Esse costituirono certamente la splendida “foresta di
marmo” innalzata dall'uomo!
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