I due contendenti (parte due).
Mauro Goretti |
I due contendenti (parte due).
La fine dell’armata.
La sconfitta fu tuttavia gravissima soprattutto per la
perdita di prestigio che comportò per Filippo II. L’abile propaganda inglese la ingigantì in
tutta Europa, legandola strettamente ai motivi religiosi, per cui il trionfo di
Elisabetta fu presentato anche come il trionfo della causa protestante:
<< Dio soffiò e furono dispersi >> recitava la scritta posta su una
medaglia coniata a ricordo della pesante sconfitta dell’Armata spagnola, mentre
altre scritte del tempo celebravano l’aiuto di Dio << quia respexit
humilitatem ancillae suae >>.
Naturalmente tutto ciò portò ad un forte aumento della guerra da corsa:
i beni conquistati dalle razzie dei corsari fra il 1585 e il 1603 raggiunsero
un valore pari a circa il 12 per cento del totale di tutte le importazioni
inglesi dello stesso periodo. Mentre
l’oro utilizzato per coniare oltre 4 milioni e mezzo di sterline durante il
regno di Elisabetta proveniva in gran parte dal bottino sottratto alla
Spagna. Tuttavia con l’avvento sul trono
inglese di Giacomo i Stuart e poi di Carlo I, il partito filo spagnolo a corte
prese il sopravvento, e la stessa spinta verso l’esplorazione e la
colonizzazione oltre oceano subì una grave contrazione. Nella prima metà del Seicento, proprio mentre
la Spagna continuava ad essere sempre più impegnata nel difendere le sue
posizioni nelle Fiandre spagnole e nella lotta per mantenere il suo predominio
europeo sui diversi fronti in Germania, in Italia o ai confini francesi,
durante la guerra dei Trent’anni ed era quindi sempre meno presente in
Atlantico, alcune decisioni dei sovrani inglesi contribuirono non poco ad
offuscare l’eredità << imperiale >> di Elisabetta. Così la decisione di Carlo I di cedere il
Canada nel 1629 alla Francia si rivelò davvero funesta nel secolo seguente,
portando alle lunghe guerre anglo-francesi nell’America Settentrionale; il
commercio inglese nel Mediterraneo lasciò per anni tale importante e strategico
fronte nelle mani dei rivali olandesi.
L’atto di navigazione.
Fu solo con la prima rivoluzione che la politica estera
inglese cambiò radicalmente: nel periodo di Cromwell, il “Navigation Act” del
1651, che secondo Adam Smith fu << forse il più saggio di tutti i
regolamenti commerciali inglesi >>, affermò che le colonie dovevano
essere subordinate al Parlamento, rendendo così possibile una corrente politica
imperiale e il monopolio della marina inglese sul commercio coloniale. Riaffermato con forza negli anni successivi
con altri decreti (1660, 1665), permise la chiusura dell’impero inglese alla
navigazione straniera, olandese in particolare, portando in breve Londra a
divenire il centro commerciale europeo dei traffici coloniali. Naturalmente la reazione olandese portò ad
una serie di guerre (1652-1674), che tuttavia l’Inghilterra superò piuttosto
agevolmente, rompendo il predominio dell’Olanda sul commercio degli schiavi,
del tabacco e dello zucchero, grazie alla conquista della Giamaica e di New
Amsterdam e ponendo le basi per la successiva conquista dell’India. In pochi anni, a metà del Seicento le entrate
doganali inglesi aumentarono di oltre tre volte, mentre alla fine del secolo
erano dieci volte superiori a quelle di fine Cinquecento. Altro grande merito di Cromwell inoltre fu la
conclusione di un trattato di pace e di alleanza, nel 1654, con il Portogallo,
trattato con cui in pratica si affermò il dominio commerciale inglese nel paese
e venne concessa la libertà di commercio con tutti i domini coloniali, Brasile
e Indie Occidentali compresi. Ben diversa
e quasi tragica la situazione della monarchia spagnola negli stessi anni: sempe
impegnata nella strenua lotta contro le Provincie Unite e sui divesi fronti
della guerra in Europa, la Spagna di Filippo IV e del suo grande ministro, il
conte duca d’Olivares, versava in una drammatica crisi. Nel 1640 la Catalogna e il Portogallo si
ribellarono alla corona, nel 1643 la fanteria spagnola venne battuta a Rocroi
dalle truppe francesi del principe di Condè, nel 1647 si ribellarono la Sicilia
e Napoli. Piegato da tanti rovesci
Filippo IV siglò a Mùnster, l’anno seguente, la pace con le Provincie Unite,
riconoscendone la piena sovranità, dopo settanta e più anni di conflitti. Domata la rivolta catalana, negli anni seguenti
il sovrano spagnolo tuttavia non riuscì più a riprendere il Portogallo, con il
quale la pce che ne riconosceva la piena indipendenza venne firmata solo nel
1668. Così il duplice tentativo di
mantenere il controllo sull’impero coloniale e di conservare il predominio in
Europa si rivelò troppo gravoso per la potenza spagnola: nella seconda metà del
Seicento la Spagna fu costretta a cedere il controllo dell’economia e del
commercio mondiale all’Inghilterra e il predominio europeo alla Francia di
Luigi XIV.
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