La crisi economica in Germania.

Mauro Goretti

La crisi economica in Germania.
In questo quadro già estremamente precario si innestò all'incirca tra il 1920 e il 1930 una grave crisi
economica, nata da due circostanze.  La prima circostanza: le potenze vittoriose, in particolare la
Francia, avevano requisito gran parte della ricchezza tedesca; inoltre, le avevano imposto di pagare,
ogni anno, fortissime somme per riparare i danni della guerra.  La Germania, per far fronte ai pagamenti,
stampò un'enorme quantità di cartamoneta; conseguentemente, il valore del marco crollò e i prezzi
crebbero di centinaia di migliaia di volte.  Pochi dati per illustrare questo fatto: nel 1914 occorrevano
4 marchi per avere un dollaro; nel novembre 1921 ne occorrevano 62; nell'ottobre 1923 ne occorrevano
65 miliardi; un mese dopo ne occorrevano 4000 miliardi.  I salari perdevano il loro valore di giorno in
giorno; i piccoli risparmiatori erano del tutto rovinati; i pensionati alla fame.  Chi traeva grandi vantaggi
dall'inflazione galoppante era invece la grande industria: i salari che essa fissava un giorno, pochi giorni
dopo erano già svalutati; i prestiti che avevano contratto in passato con le banche, erano pressoché
annullati.  Solo chi possedeva beni reali, cioè fabbriche, miniere, terre, non era colpito, tutti gli altri
erano rovinati.  La seconda circostanza: la grave crisi del 1929, iniziata negli Stati Uniti, investì violente-
mente la Germania, aggiungendo disagi a disagi.  Due dati: nel 1929 vi erano 2 milioni di disoccupati,
nel 1932 ve ne erano 6 milioni; tra il 1929 e il 1932 la produzione industriale tedesca calò del 50%.

L'avvento del nazismo.
Il Partito nazionalsocialista tedesco, nato nel 1920, si rafforzò soprattutto dopo il 1929.  Creò una propria
milizia speciale, le SA (Sturm Abteilungen), squadre d'assalto per la difesa e l'attacco; fondò un proprio
quotidiano; iniziò a ricevere i primi finanziamenti da alcuni grandi industriali dell'acciaio; nel 1925 creò
un nuovo corpo armato speciale, le SS (Schutz Staffeln), truppe di protezione.  La fortuna del Partito
nazista andò crescendo con l'aumentare del disagio sociale dovuto alle ripercussioni della crisi economica
statunitense, all'aumento della disoccupazione; nella sostanza, si credette che il disagio e la povertà della
nazione scaturissero da una specie di congiura di tutti gli Stati e degli ebrei contro di essa, e che per
cambiare ci sarebbe voluta una scossa molto forte, che poteva essere data soltanto dal Partito nazista.
Nel 1925 gli iscritti al Partito nazista erano 25000, nel 1928 100.000, nel 1930 400.000, nel 1932
1.500.000.  Gli anni tra il 1930 e il 1932 furono gli ultimi della repubblica.  Hitler capì che l'idea di
una insurrezione violenta, come aveva tentato nel 1923 a Monaco, era destinata a fallire, e allora, sul
modello di ciò che aveva fatto il fascismo in Italia, per prendere il potere seguì una via <<legale>>,
mostrandosi rispettoso dello Stato e partecipando alle elezioni.  L'appoggio al nazismo della grande
industria e degli alti gradi dell'esercito divenne sempre più marcato e aperto.  Fu una strategia che
diede subito i suoi frutti: nelle elezioni del novembre 1932, il Partito nazista ottenne il maggior numero
di voti, e il suo capo, Adolf Hitler, fu incaricato di formare il nuovo governo, che divenne operativo
dal gennaio 1933.  La repubblica di Weimar era storicamente finita.  Il nazismo saliva al potere in
maniera formalmente legale.

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