Il nazismo in Germania.

Mauro  Goretti

Il nazismo in Germania.
Gli anni tra la fine del 1918 e il 1932 furono, in Germania, drammatici e convulsi, di profonda crisi.
Per rendere comprensibile ciò che accadde, indichiamo alcuni fatti succedutesi tra il 1918 e il 1923:
in essi, se così possiamo dire, vi sono le promesse delle tragiche vicende che porteranno al potere il
Partito nazista, nei primi mesi del 1933.  Il 4 novembre 1918 la guerra era ufficialmente finita.
La Germania era sconfitta.  Pochi giorni dopo, il 9 novembre, veniva proclamata la repubblica, che
prese il nome da Weimar, la città dove fu redatta la sua Costituzione.  Guglielmo II, sino a pochi
giorni prima imperatore di Germania, fuggiva in Olanda.  Il primo governo della Repubblica tedesca
era presieduto dal socialista Ebert, aperto a una collaborazione con le forze borghesi liberali e
democratiche.  Contro il nuovo ordine politico, nascevano i primi << Corpi franchi >>, organizzazioni
di militari nostalgici della guerra, che non accettavano la sconfitta della Germania e spiegavano la
disfatta incolpando la borghesia affarista e pavida, che aveva tradito i combattenti al fronte.  Animati
da un culto della violenza che li faceva sentire superiori e ostili alle persone comuni, si muovevano
in gruppi armati sotto cupe bandiere nere e strani simboli come teschi, lance, spade fiammeggianti,
croci uncinate.  Il 31 dicembre 1918 era fondato il partito comunista tedesco, i cui maggiori esponenti
furono Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg; il loro programma era quello di suscitare anche in Germania
la rivoluzione, così come attuata da Lenin in Russia.  Il governo reagì servendosi dei Corpi franchi,
scatenando una durissima repressione.  K. Liebknecht e R. Luxemburg furono assassinati il 15 gennaio
1919.  Il 5 agosto del 1920 era fondato il Partito nazionalsocialista, con un programma basato su
alcuni punti precisi: lotta alla democrazia come regime che mortifica e rende passive le persone;
desiderio di rivincita contro le nazioni che avevano sconfitto la Germania; razzismo e antisemitismo.
Uno degli animatori di questo nuovo partito era Adolf Hitler, nato nel 1889 e vissuto in Austria sino
al 1914, combattente volontario in un battaglione bavarese nella prima guerra mondiale, che si era
stabilito a Monaco dal 1919.  La Germania attraversava una profonda crisi economica, che determinava
una crescente povertà, salari insufficienti e un sempre più diffuso disagio tra la popolazione.  Sempre
più evidente appariva lo squilibrio tra il tenore di vita dei poveri, numerosissimi, e dei ricchi, molto
pochi.  Quel diffuso disagio sociale portò a uno scatenamento della violenza, alimentata in primo luogo
dalle frange più estremiste della società, in particolare il Partito nazionalsocialista e i Corpi franchi.
Tra il 1921 e il 1922 vi furono 376 assassinii politici; tra gli uccisi il ministro degli Esteri W. Rathenau,
odiato perché ebreo e perché fatto gravissimo agli occhi dei fanatici aperto a un accordo con le potenze
europee che avevano sconfitto la Germania.  Nel novembre 1923, a Monaco di Baviera, un gruppo
appartenente al Partito nazionalsocialista, guidato da Hitler e da un ex alto ufficiale, il generale
Ludendorff, organizzò un colpo di Stato.  Il progetto venne però scoperto dalla polizia, Hitler fu
arrestato e messo in carcere per circa un anno; qui scrisse la prima parte di Mein Kampf (La mia
battaglia).  Per riassumere e sintetizzare: nella Germania sconfitta il profondo disagio causato dalla
fine della guerra aveva alimentato scontento e violenza; i partiti al governo, di ispirazione democratica,
che pur con grandi difficoltà tentavano di reinserire la Germania in un'Europa pacificata, non erano
accettati dalle forze <<estremiste>>, da un lato militari, fanatici razzisti, negatori della democrazia,
dall'altro gruppi rivoluzionari che si battevano per instaurare un regime comunista simile a quello
dell'Unione Sovietica.  In questo clima di tensione e malcontento trovava spazio la convinzione della
<<pugnalata alla schiena>>, secondo cui la Germania era stata sconfitta non perché l'esercito avesse
ceduto, ma perché i suoi nemici interni l'avevano tradita e venduta alle nazioni nemiche; andava
diffondendosi l'idea che la Germania dovesse riarmarsi per tornare forte come un tempo e lavare la
vergogna della sconfitta subita nella prima guerra mondiale. 

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