Il conflitto arabo-israeliano.

Mauro Goretti & Aramini Parri Lucia

Il conflitto arabo-israeliano.

Uno dei nodi più complessi del mondo contemporaneo è costituito dal problema palestinese che è causa di grave tensione in tutta l'area del Medio Oriente. Nel 1947 l'ONU decretò la spartizione della Palestina tra arabi ed ebrei e il 14 maggio 1948 fu proclamato lo Stato d'Israele. Agli arabi, però, questo atto parve un sopruso e gli eserciti della Lega Araba (Egitto, Siria, Libano, Giordania e Iraq) scatenarono contro Israele la prima guerra arabo-israeliana. Vinse Israele che si espanse lasciando ai palestinesi solo la striscia di Gaza, la parte vecchia di Gerusalemme e la Cisgiordania, poi annessa alla Giordania. La vittoria militare di Israele costrinse 750 mila arabi palestinesi a fuggire nei Paesi arabi vicini, raccolti in campi profughi, vere e proprie polveriere pronte a esplodere contro Israele, nel disperato tentativo di riconquistarsi una patria. Nel 1967, con la cosiddetta <<guerra dei Sei giorni >>, Israele si espanse ancora, occupando la striscia di Gaza, il Sinai fino al canale di Suez, la Cisgiordania e le alture del Golan, in territorio siriano. Dopo questa seconda umiliante sconfitta, i palestinesi diedero vita all'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) guidata da Yasser Arafat. Tale organizzazione, attraverso azioni di guerriglia locale e atti di terrorismo internazionale, si proponeva di richiamare l'attenzione mondiale sui diritti dei palestinesi. Nel 1973 scoppiò un'altra guerra tra arabi e israeliani, chiamata guerra dei Kippur, dal nome della festa ebraica durante la quale iniziò il conflitto. Inizialmente furono gli arabi a ottenere consistenti successi, ma in seguito gli israeliani passarono a un'efficace controffensiva. Nel 1979 l'Egitto firmò una pace separata con Israele e riottenne il Sinai. La pace tra Israele ed Egitto servì ad attenuare il contrasto fra israeliani e palestinesi, ma non a farlo scomparire del tutto. Un punto di incontro venne raggiunto solo nel 1993, quando Arafat e il primo ministro d'Israele Itzhak Rabin firmarono a Washington un accordo in base al quale i palestinesi avrebbero riconosciuto ufficialmente lo Stato d'Israele. Questo, a sua volta, si impegnava a ritirare il proprio esercito da Gaza e dalla Cisgiordania. Il 4 novembre 1995, però, un fanatico israeliano uccise Rabin e, dopo quell'assassinio, la situazione degenerò. Gli episodi di violenza si andarono moltiplicando: ai continui attentati terroristici, da parte dei palestinesi, Israele rispose con bombardamenti aerei, incursioni di carri armati, attacchi contro gli esponenti più in vista delle organizzazioni palestinesi. Nel 2002, il governo israeliano ha costruito un muro per separare i territori israeliani da quelli palestinesi, decisione condannata dalla Corte di Giustizia Internazionale e dall'Unione Europea. Ancor oggi la strada verso la pace fra israeliani e palestinesi è ostacolata da atti di terrorismo, repressioni e rappresaglie militari.

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