Le origini degli Acquedotti.

Mauro Goretti

Le origini degli Acquedotti.
Più utili delle Piramidi.
Greci e Romani ricercarono le sorgenti più pure e inventarono sistemi di conservazione e di distribuzione dell'acqua. In epoca romana vennero studiate tecnologie innovative e complesse regolamentazioni, che provvidero a fare in modo che l'acqua, sopratutto nei grandi agglomerati urbani fosse un bene accessibile alla maggior parte dei cittadini. I Romani, avvalendosi delle esperienze greche nella progettazione degli acquedotti, acquisite in Asia Minore, nell'Italia Meridionale e in Sicilia, costruirono alla fine del IV secolo a.C. acquedotti a Roma e, con la conquista dei nuovi territori, anche nelle maggiori città dell'Impero [ ne sono stati localizzati oltre 200 ], simbolo di potenza e civiltà.
Le acque vennere trasportate da sorgenti spesso lontane decine di chilometri { l'acquedotto di Cartagine dista 152 Km dalla sorgente } entro i condotti dell'acqua scorreva un flusso continuo a pelo libero e vennero distribuite negli agglomerati urbani, destinate sia agli usi domestici, che all'igiene pubblica: l'acqua scorreva in abbondanza nei condotti delle abitazioni, nelle tubazioni e nelle vasche delle terme per l'igiene degli uomini, nelle strade e nelle fogne per la pulizia delle città, nelle fontane per dissetare e all'occorrenza per spegnere gli incendi, nei canali per irrigare gli orti e i giardini e, con forza motrice, nei mulini per macinare il grano. Gli undici antichi acquedotti che portavano l'acqua a Roma costituiscono una sorta di monumento unitario, pur nella complessa articolazione degli oltre 400 Km di condotti sotterranei e in elevato che arrivavano a Roma da vari punti del suo territorio, nella zona del lago di Bracciano [acque Traiana e Alsietina }, dall'alta valle dell'Aniene { acque Marcia, Aniene, Vecchio e Nuovo, Claudia }, dai colli Albani { acque Tepula e Iulia } e da un comune bacino a livello inferiore sempre nella zona a sud-est { acque Appia, Virgo, Alexandriana }; un monumento quindi che interessa non solo Roma, ma anche una vasta porzione di territorio laziale: è la città che si espande oltre l'abitato con le sue esigenze conquista la campagna. Sesto Giulio Frontino, curatore degli acquedotti all'epoca Nerva, scriveva senza mezzi termini:
A tali costruzioni [gli acquedotti], necessarie per così ingenti quantità d'acqua, oseresti paragonare le inutili piramidi d'Egitto, oppure le altre opere dei Greci, improduttive ma tuttavia famose?” 

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