La Toscana napoleonica
La Toscana napoleonica
Intorno al 1800,la
prevalenza francese sul fronte opposto poneva
le premesse dell'immediato
avvenire della Toscana.
Conformemente al modo
della politica amministrativa
napoleonica (ormai il
Bonaparte era diventato arbitro della
situazione),avvalentesi,ai
fini di governare le terre conquistate
inserite nell'orbita
francese,di personaggi della sua cerchia,
principi o generali o
altre figure di fiducia,la Toscana ebbe a
seguire questa linea di
condotta imposta dall'esterno e
dall'alto. Prima ancora di
sancire a livello diplomatico,
nella pace di Lunèville
del 1802,la "sistemazione" della
Toscana,il Bonaparte
provvedeva al già granducato
lorenese,proponendovi alla
guida un principe della dinastia
di Borbone,Lodovico I
principe ereditario di Parma,ma
chiamato a reggere la
Toscana designata come regno,
e precisamente Regno di
Etruria (agosto 1801).
In realtà,anche per
l'immatura scomparsa del principe
borbonico (maggio 1803) e
per la scarsa capacità di
governo mostrata dalla
reggente,Maria Luigia figlia di
Carlo IV re di Spagna,la
Toscana rimase sotto il presso
che diretto e sostanziale
controllo militare francese,
per mezzo di una metodica
distribuzione di guarnigioni
in ogni punto strategico
della regione e di un attenta
vigilanza su tutte le
forme dell'amministrazione pubblica.
Poi come dicevamo la
palese insufficienza della reggenza
indusse la Francia,o per
meglio dire Napoleone,ormai
prossimo alla dignità
imperiale,a detronizzare la regina
e a fare della Toscana una
terra incorporata nella
compagine imperiale
francese. La Toscana divenne così,
a partire dalla fine del
1807,sia pure per un periodo non
lungo,una "provincia"
francese. Una "provincia" francese
nel senso pieno
dell'espressione. Poco conta il
passaggio di varie fasi
dell'amministrazione,
dall'occupazione diretta
controllata dall'elemento
militare (dicembre
1807-maggio 1808) all'istituzione
di una giunta
straordinaria di governo,presieduta dal
generale Mènou (maggio
1808-febbraio 1809)
concorrente con l'unione
formale all'Impero francese
(maggio 1808-marzo
1809),fino all'erezione di quel
granducato,forma
relativamente stabile,affidato alla
sorella di Bonaparte,Elisa
sposata al generale
Baciocchi (marzo
1809-febbraio 1814).
Poco conta ripetiamo
questa serie di variazioni
formali,che nella sostanza
la Toscana rimase di
continuo sotto il dominio
francese. E,data la
relativa durata di tale
dominazione,si può facilmente
intendere il graduale
inserimento della Toscana
nel sistema politico e
amministrativo dell'Impero
napoleonico,secondo
un'opera metodica che ebbe
anche aspetti positivi,se
non altro per l'introduzione
di molte concezioni e
pratiche di governo assai
evolute e "moderne",come
"moderna",statualmente
parlando,si era già
venuta esprimendo,sotto la guida
imperiale,la grande
Francia napoleonica.
In effetti,sul piano
propriamente civile,l'adozione
dell'amministrazione di
tipo francese (divisione
"dipartimentale"
della regione) e l'estensione
del codice Napoleone
determinarono uno
svecchiamento ed uno
snellimento del quadro
della vita
pubblica,sociale,economica e mercantile;
così come,sul piano
religioso,attraverso l'imposizione
o quasi di una nuova
autorità gerarchica il vescovo
Osmond di Nancy in luogo
del filogranducale
vescovo Martini portò da
un lato ad una cura pastorale
ossequiente alle linee
politiche ma anche capace
di stimolare un clero
alquanto statico e conformista
e,dall'altro,a sfruttare
le ricche risorse del settore
ecclesiastico,con la
soppressione degli Ordini
ecclesiastici e la
confisca dei beni dei conventi:
tutti tratti disctubili se
vogliamo,ma innegabilmente
ispirati a una concezione
più laica della vita pubblica,
ed anche per ciò
destinati a superare i limiti della
stagione contingente in
cui ebbero a concretarsi,
o almeno a lasciare una
traccia feconda ed utile.
Altra iniziativa,sul piano
culturale,che valse ad avviare
un nuovo impegno nel campo
degli studi superiori,
fu la fondazione di quel
qualificatissimo collegio
che fu la Scuola Normale
di Pisa,modellata sul
prestigioso esempio
parigino. Elemento invece
sotto diversi aspetti
negativo,sopratutto per i
riflessi psicologici sulla
popolazione toscana,
fu l'introduzione,ancora
sull'esempio francese,
della coscrizione
obbligatoria,finalizzata evidentemente
a rifornire con diverse
migliaia di uomini l'armata
francese,sempre bisognosa
dell'apporto di nuove
leve,causa il continuo e
logorante esercizio di milizia
richiesto dalla quasi mai
interrotta iniziativa militare
dell'Impero napoleonico.
Tutto sommato,la Toscana
napoleonica,nonostante la
forte e persistente
nostalgia del governo
granducale,sensibile
specialmente negli
ambienti per tradizione legati
al costume lorenese,non
demeritò affatto sul piano
civile,e lasciò una non
cattiva memoria. Certo,
come è noto,la caduta di
Napoleone determinò
immediatamente la fine
della Toscana francese.
Il breve periodo
(febbraio-settembre 1814) durante
il quale,essendo ancora
incerta,la sorte del Bonaparte,
la Toscana rimase sotto il
dominio napoletano,o
meglio murattiano,non ebbe
peso di sorta.
Sancita dal celebre
Congresso di Vienna,la
restaurazione lorenese si
concretò nel corso
di quel medesimo anno
1814. La restituzione
formale avvenne il primo
maggio,la prese di
possesso granducale il 15
settembre. Dall'aprile
del 1815 il regime
granducale cominciava di nuovo
in Toscana.
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