Le abitudini funerarie.
Le abitudini funerarie.
Dal
momento che per gli antichi Egizi il corpo inanimato
del
defunto avrebbe continuato nel regno dei morti
(ad
occidente) una propria vita,con esigenze identiche
a
quelle terrene,di primaria importanza era la sua
conservazione.
In età predinastica il defunto era
deposto
in una semplice fossa nella sabbia in posizione
contratta
e su un fianco e la conservazione del suo
corpo
era favorita dalla sabbia e dal clima desertico
che
lo essiccavano (per le persone povere questa
abitudine
di seppellire i morti nella sabbia si protrasse
anche
in età storica). Più tardi il corpo veniva posto
in
una cassa di legno o in un contenitore di ceramica
e
a fianco erano depositate le offerte e gli oggetti
comuni
necessari alla nuova esistenza. Il culto
consisteva
in un'offerta quotidiana di cibo per il
defunto.
In epoca storica la tomba ebbe una
struttura
più solida e il culto funebre,diventato
spesso
troppo oneroso per i discendenti,fu assicurato,
a
partire dalla IV dinastia,dalle rendite di un lascito
funerario
a favore dei sacerdoti della necropoli
affinché
provvedessero alla cura e all'approvvigionamento
della
tomba,quando per questa incombenza non
provvedeva
direttamente l'autorità regale.
Per
di più la magia trasformava le immagini
raffigurate
sulle pareti delle tombe in offerte
eternamente
fresche per assicurare al morto,il
cui
corpo veniva ormai mummificato,la
sopravvivenza,e
le statuette dei servi (shuebte o
usciabti)
in veri operai al suo servizio.
Queste
squisite statuette d'argilla (che ebbero
questo
significato a partire dal Nuovo Regno)
alleviavano
la fatica di un probabile lavoro
ultraterreno:il
mondo riviveva per magia evocato
dalle
forme colorate,dalle raffigurazioni e dalle
offerte
necessarie alla vita parallela del defunto.
La
preservazione della tomba e del sarcofago
(che
conteneva ormai il corpo in posizione
distesa)
era raccomandata da iscrizioni su stele
che
intimavano al visitatore il rispetto del
monumento
funebre. Ogni tomba era destinata
per
lo più a un solo defunto o a coniugi,racchiusi
in
più casse (una dentro l'altra),di cui l'esterna
era
il sarcofago,presso il quale venivano posti i
vasi
canopi contenenti i visceri del defunto estratti
durante
l'imbalsamazione,sistemati quattro a quattro
(come
i quattro figli di Horo,patroni dei canopi).
In
un piccolo vano (serdab) erano collocate statue
del
defunto,allo scopo di garantirne la sopravvivenza.
Le
pareti,l'edicola a falsaporta e le stele delle tombe
revocano
figurazioni e testi,che,di norma,riportano
scene
del defunto che riceve le offerte,scene di vita,
testi
liturgici e,talora,l'elenco delle azioni meritevoli
compiute
in vita dal titolare della tomba.
Nella
camera del sarcofago veniva inoltre posto
un
papiro con trascritto il Libro dei Morti,una
raccolta
di formule funerarie per “ritornare a
godere
della luce del giorno fuori dalle tenebre
della
tomba”.
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