Il culto nei templi.
Il culto nei templi.
Abbiamo
visto che per l'Egizio antico la religione era
la
vita stessa e l'importanza del culto è dimostrata dalla
mole
dei materiali pervenuti e dall'iconografia che
perpetuava
la presenza e la regolamentazione del
rituale:possiamo
quindi immaginare che il momento
più
dinamico,più vivo,doveva esprimersi nei templi
attraverso
il rito. Il tempio,oltre che essere sede della
divinità,ospitava
oltre le sue cinta i funzionari e il
personale
(giardinieri,artigiani) per l'amministrazione
e
la cura del tempio stesso:nei templi minori vi era
un
numero limitato di sacerdoti che si alternavano
nelle
pratiche di culto,mentre in quelli maggiori clero
e
personale erano molto numerosi.
I
sacerdoti,i “servitori del dio” che il sovrano
autorizzava,almeno
in teoria,a comunicare con le
divinità,erano
ordinati in gerarchie templari:vi
erano
i quattro grandi sacerdoti detti “profeti”,
gli
Herj-hebet (preti lettori) che conoscevano i
testi
sacri e la tradizione misterica,gli Uab
(puri)
che vegliavano le offerte alla divinità e
officiavano
i servizi minori. Nel tempio di Ammone
a
Karnak il clero era ordinato in quattro gerarchie
e
in una quinta ripartizione che comprendeva
semplici
coadiuvanti subalterni. Le donne erano
ammesse
alla classe religiosa sia come alte
sacerdotesse
dei culti femminili,sia come spose
e
concubine delle divinità maschili (divine adoratrici
di
Amon);inoltre cantanti e musiciste partecipavano
sovente
al rituale delle cerimonie.
Il
rituale quotidiano (accensione delle lampade,
rimozione
dei sigilli,apertura della cella,
presentazione
delle bevande e delle offerte,
incensazione,restituzione
dell'anima alla statua
della
divinità estratta dal naos,poi rivestita e
ornata
e riposta nel naos) e i sacrifici si svolgevano
entro
le aree dei templi accessibili solo all'élite
degli
officianti,i fedeli rimanevano nei cortili
antistanti
il santuario e lì disponevano le loro
offerte.
Alcune processioni e le feste erano le
sole
liturgie che consentivano a tutti di partecipare
alla
vita della divinità. In determinate ricorrenze la
statua
“vivente” della divinità era portata in processione
sul
letto-terrazzo del tempio ed esposta al sole per il
rito
dell'”irradiazione”. Inoltre la statua della divinità
veniva
posta su una barca rituale e trasportata su
un
fiume di folla e poi sul Nilo verso il tempio
di
una divinità unica:Ammone si spostava da
Karnak
a Luxor,Hathor da Dendera fino a Edfu,
il
popolo fedele affrontava lunghi viaggi e
contemplava
le offerte meravigliose,commosso
di
poter partecipare direttamente a una funzione,
che
si concludeva poi all'interno del tempio senza
la
sua presenza. Come dice H. C Puech “la religione
egizia
dei grandi templi era arrivata a un tal grado di
intellettualismo
che,più si andava affinando il pensiero,
più
i riti diventavano molteplici e svariati per adeguarsi
a
un numero crescente di funzioni rappresentate”
(Storia
delle Religioni I,UL).
Nei
riti apotropaici,ossia con la funzione di allontanare
il
male,si sacrificavano animali (ippopotamo,tartaruga,
coccodrillo)
che personificavano le figure ostili allo
svolgimento
della vita degli dei e degli uomini.
Presto,comunque,anche
se si hanno notizie di sacrifici
umani
nella Nubia,gli animali sacrificali veri e propri
vengono
sostituiti da forme in cera che hanno lo stesso
valore
dell'essere vivente riprodotto. L'azione liturgica
che
difende l'universo può trasformarsi in rituale
attraverso
azioni simboliche,che evocano il maleficio
più
del rito;la magia,infatti,è tra le potenti armi del
faraone
e dell'Egitto.
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