La tomba di Dante a Ravenna. Storia.

Aramini Parri Lucia

La tomba di Dante a Ravenna. Storia.

Fu sicuramente il più famoso esiliato d'Italia, ma pochi sanno che anche le sue spoglie subirono molte tribolazioni prima di trovar pace. Dante trascorse gli ultimi anni di vita a Ravenna, alla corte di Guido Novello da Polenta, dove si spense nella notte tra 13 e il 14 settembre 1321. Venne sepolto in una cappella vicina al convento di San Francesco. Iniziò così il lungo contenzioso tra Ravenna e Firenze per il rimpatrio della salma: secondo i Ravennati, i Fiorentini che lo avevano cacciato da vivo non lo meritavano neanche da morto. Nel 1519 papa Leone X, ovvero Giovanni de' Medici, secondogenito di Lorenzo il Magnifico, impose a Ravenna, ormai territorio della Chiesa, di restituire le spoglie a Firenze. Ma quando alla presenza dei legati pontifici si aprì il sepolcro,lo si trovò vuoto. Il giallo si sciolse soltanto nel 1865, quando, durante la demolizione di un muro nel quadrarco di Braccioforte, fu rinvenuta una cassetta in legno con due iscrizioni: “Dantis ossa a me fra Antonio Santi hic posita anno 1677 die 18 octobris” e “Dantis ossa denuper revisa die 3 junii 1677”. Si dovette dunque aprire ufficialmente l'arca, nella quale furono rivenute solo tre piccole falangi e un foro nella parte posteriore, quella addossata al muro del convento. Si comprese quindi come nel lontano 1519 i Francescani avessero fatto sparire il divino poeta. Per secoli, i frati conservarono gelosamente il proprio segreto, compiendo di quando in quando qualche verifica, come fece fra' Antonio nel 1677. Quando nel 1810 abbandonarono il convento a seguito delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, essi murarono la cassetta nel quadrarco di Braccioforte. Dopo la ricognizione del 1865, le ossa di Dante tornarono, finalmente, nel sarcofago originale. Nel 1878 la vedova di un ex segretario comunale di Ravenna inviò al comune “diverse ossa, avanzi mortali del Divino Poeta, trafugate all'epoca del loro scoprimento nel 1865”. La donazione, risultata autentica, diede la stura a un profluvio di simili consegne. Cge era successo? Probabilmente, nel 1865 vennero rubate delle ossa e, contestualmente, fiorì un lauto commercio di false reliquie. Infatti, quando nel 1921 si riaprì il sarcofago per riunire le “donazioni” alle ossa preesistenti, molte risultarono doppie o triple, altre appartenenti addirittura ad animali. Tra il 1944 e il 1945 le ossa furono nascoste nel giardino limitrofo per preservarle alla guerra. A pericolo scampato, vennero riposte nella tomba, dove, speriamo, rimarranno a lungo.

Il volto del poeta.

Così Boccaccio descrive Dante:” il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato”. Ma già negli anni 20', l'antropologo Fabio Frassetto, misurando il cranio del poeta ne fornì un'immagine diversa. Nel 2000, l'antropologo Giorgio Gruppioni ha sviluppato un nuovo modello e il maestro di ricostruzione facciale Francesco Mallegni ha mostrato le fattezze, poi sottoposte al 3D, restituendoci finalmente il vero volto di Dante.

Il luogo la Chiesa di San Francesco.

Il poeta fu tumulato in un'arca lapidea posta in una cappelletta esterna del convento di San Francesco, che nel 1483 fu restaurato da Pietro Lombardo, autore del bassorilievo con Dante intento alla lettura. Per l'occasione fu scolpito sull'arca l'epitaffio in latino di Bernardo Canaccio, qui tradotto: “Visitai e cantai i diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte fin dove vollero i fati. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, e ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso;(io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze madre di poco amore”. L'odierno tempietto è del Morigia (1780). Nel 1921, VI centenario della morte, l'esercito donò la ghirlanda ai piedi dell'arca. La lampada votiva è alimentata da olio dei colli toscani, offerto ogni anno dal Comune di Firenze.

Cosa c'è in più il Mausoleo di Teodorico.

Ravenna è famosa anche per un altra sepoltura: il Mausoleo di Teodorico, costruito verso il 520 d. C. nella necropoli dei Goti, appena fuori città. Il re lo volle in pietra d'Istria, materiale proprio della Roma antica, invece che nei mattoni tipici del luogo. A pianta centrale, si sviluppa su due ordini: l'inferiore ha base decagonale, con nicchie ad arco; il superiore, poligonale, ha una nicchia rettangolare a est, 18 archi e un deambulatorio esterno. La cupola è composta da un solo blocco di calcare delle scogliere istriane, di 10,76 metri di diametro, alto 3,20 metri, di 1 metro di spessore e circa 300 tonnellate di peso. Presenta una fenditura fino al centro, causata forse da un urto verificatosi nella posa. L'orlo ha dodici anse con i nomi degli evangelisti e do otto apostoli, a sottintendere che Teodorico fosse il “tredicesimo”, come già aveva fatto Costantino a Costantinopoli. Di gusto barbarico le due fasce ornamentali che girano attorno all'edificio: la superiore ripete l'ornato a tenaglia della cosiddetta “corazza di Teodorico” (rubata nel 1924). All'interno, agli ordini corrispondono due piani: l'inferiore, composto da una vasta camera cruciforme, e il superiore, con la grande vasca di porfido, materiale “imperiale” per eccellenza, che conteneva le spoglie di Teodorico.
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