Ariberto d'Intimiano. Storia antica.
Ariberto d'Intimiano - Storia - |
Ariberto d'Intimiano. Storia antica.
Quando,nell'estate
del 1038,i soldati dell'imperatore Corrado II mossero contro
Milano,rimasero
colpiti
da uno spettacolo insolito: videro avanzare le milizie milanesi
intorno a un grande carro
trainato
da 4 buoi bianchi. Sul carro vi era un altare e un alto pennone,sul
quale sventolava
il
vessillo della città. Una campana con i suoi continui rintocchi
incitava alla battaglia,mentre
un
sacerdote pregava e rincuorava i combattenti. Per i Milanesi,il
Carroccio era il simbolo
della
loro città: avevano quindi giurato di difenderlo fino all'ultimo
sangue. Il Carroccio era
stato
ideato da Ariberto d'Intimiano,che in quel tempo era arcivescovo di
Milano. Ariberto
d'Intimiano
non fu solamente un uomo di Chiesa,ma fu anche un abile e valoroso
condottiero.
Potenza di Ariberto.
Quando
l'imperatore Ottone I decise di assegnare i maggiori feudi ai
vescovi,questi divennero di
colpo
i più potenti feudatari dell'Impero. Al pari dei feudatari laici fu
loro concesso di difendere
i
loro territori comandando di persona il proprio esercito. Uno dei
feudi più vasti era quello della
Diocesi
di Milano. Divenuto arcivescovo di Milano nel 1018,Ariberto si trova
subito a dover
lottare
con i vassalli della sua Diocesi. Essi gli dimostrano di non voler
sottostare alla sua
autorità
e di volersi rendere indipendenti. Ma Ariberto è deciso a non
cedere. Infatti,quando i
Lodigiani
si rifiutano di accettare come loro feudatario il vescovo da lui
nominato,Ariberto
occupa
con le sue truppe la città e la costringe a riconoscere la sua
volontà (anno 1027). Nel
1034,Ariberto
da una nuova prova della sua abilità di condottiero. Si deve infatti
al suo aiuto
se
l'imperatore di Germania,Corrado II,riesce a conquistare la Borgogna.
Riconoscente per tale
servigio,l'imperatore
concede all'arcivescovo altri feudi. Ariberto può considerarsi così
uno
dei
più potenti feudatari.
Prigioniero dell'imperatore.
L'accresciuta
potenza di Ariberto provoca però un fortissimo malcontento tra i
vassalli della
Diocesi.
Decisi a sottrarsi ad ogni costo all'autorità dell'arcivescovo,essi
si alleano ai vassalli di
altre
città e gli muovono guerra. Preso alla sprovvista,Ariberto viene
duramente sconfitto
nella
battaglia di Campomalo,presso Lodi (anno 1036). Allora l'imperatore
pensa di approfittare
della
situazione: preoccupato della grande potenza raggiunta
dall'arcivescovo di Milano e da altri
feudatari,decide
di parteggiare per i vassalli. In realtà,egli vuole che essi non
dipendano più
dall'autorità
dei feudatari,ma direttamente da quella imperiale. Giunto in
Italia,egli ordina ad
Ariberto
di raggiungerlo a Pavia,ove verranno discussi i rapporti tra i
feudatari e i loro vassalli.
Ma
Ariberto,poiché ha saputo che l'imperatore ha deciso di abbattere la
potenza dei grandi
feudatari,non
obbedisce. L'imperatore,allora,lo fa arrestare e rinchiudere in una
fortezza presso
Piacenza.
La rivincita di Ariberto.
Ma
Ariberto d'Intimiano non è uomo da scoraggiarsi tanto facilmente.
Dopo aver ubriacato le
guardie,egli
riesce a fuggire dalla fortezza. Ed eccolo di nuovo nella sua Milano.
I Milanesi,
ammirati
dell'audacia del loro arcivescovo,si schierano dalla sua parte,decisi
a lottare contro
l'imperatore.
Ma che possono fare le milizie milanesi contro il potente esercito
imperiale?
Ariberto
non dispera: egli sa che i Milanesi si batteranno da eroi per
difendere il “Carroccio”.
E
infatti,quando poco dopo le truppe dell'imperatore Corrado II si
lanciano con ripetuti assalti
per
occupare Milano,le milizie milanesi riescono a respingerle
vittoriosamente. Visto inutile
ogni
tentativo,l'imperatore si vede costretto ad abbandonare l'impresa.
Alla morte di Corrado II
(anno
1039),Ariberto si reca in Germania per accordarsi con il nuovo
imperatore (Enrico III) che
si
mostra disposto a favorire i feudatari. Ma nel 1042 egli vede di
nuovo minacciata la sua potenza.
Questa
volta l'attacco viene dagli stessi Milanesi: essi decidono di
sottrarsi alla sua autorità per
dare
alla città una completa indipendenza. Guidati da un certo Lanzone,i
Milanesi costringono
Ariberto
ad uscire dalla città. Temendo però che l'imperatore intervenga in
aiuto dell'arcivescovo,
essi
preferiscono giungere ad un accordo. Ariberto è allora riammesso in
città,ma deve garantire
al
popolo una maggiore libertà. Ariberto morì a Milano il 16 gennaio
del 1045 e fu sepolto nella
Chiesa
di San Dionigi. Quando nel 1783 la Chiesa venne distrutta,la sua
salma fu trasportata in
Duomo,ove
riposa tutt'ora. Ariberto,con la sua vittoriosa lotta contro
l'Impero,aveva dimostrato
che
i Comuni italiani erano ormai in grado di far fronte alla potenza
imperiale,e quindi di potersi
sottrarre
all'autorità dell'imperatore.
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