Un pittore e la sau storia: Rembrandt.

Mauro Goretti







Un pittore e la sua storia: gli autoritratti di Rembrandt.

Rembrandt fu uno dei pittori più importanti d'Olanda e dei più
grandi mai vissuti. Nato nel 1606 e morto nel 1669, non ci ha
lasciato i suoi pensieri sull'arte come Leonardo e non è stato un
genio ammirato come Michelangelo. Sentiamo però di conoscerlo
meglio di altri grandi maestri perché ci ha lasciato una serie di
autoritratti, dalla giovinezza alla vecchiaia, che ci raccontano
la storia della sua vita. L'artista era nato a Leida da un ricco
mugnaio che avrebbe desiderato che il figlio seguisse gli studi
umanistici. Rembrandt si iscrisse all'università, ma l'abbandonò
presto per dedicarsi completamente alla pittura, la sua unica
vera passione. Quando si trasferì ad Amsterdam, importante
centro commerciale, aveva poco più di vent'anni; in quella città
il giovane artista pensava di fare buoni affari. Le cose cominciarono
ad andare bene: presto Rembrandt divenne un maestro ammirato
le cui opere erano molto richieste. Il suo modo di dipingere, fatto di
ombre e di luci, capace di rendere con forza le emozioni dei personaggi
e la drammaticità degli episodi, diventò subito di moda.
Il successo portò anche il benessere economico: Rembrandt comprò
una grande casa e sposò Saskia, la ricca figlia del sindaco di Leuwarden.
La casa era sempre aperta agli amici e colleghi; il pittore lavorava sodo
incoraggiato dalla dolce Saskia, che tante volte, pazientemente posò per
lui. In quel periodo collezionò e vendette anche opere di maestri stranieri:
forse attraverso questa sua attività conobbe alcuni artisti italiani.
Il primo autoritratto mostra Rembrandt all'età di 34 anni nel pieno della
fama e del benessere (autoritratto visibile alla The National Gallery di
Londra). L'artista non era attraente, ma con l'abito bordato di pelliccia
e il cappello di velluto risulta pieno di dignità. Sembra un agiato cittadino
che vuol fare apparire nel suo autoritratto la posizione economica e sociale
raggiunta. L'atteggiamento mostra sicurezza: il pittore gira il viso verso lo
spettatore, il busto è ruotato e un gomito è appoggiato su un davanzale.
Non c'è però alcuna arroganza nel volto e nello sguardo, solo la consapevolezza
di vivere un momento felice delle propria vita. Ma dopo tanta felicità,
iniziarono gli anni tristi. Perdette l'amatissima Saskia e la fortuna sembrò
abbandonarlo. Altri maestri apparvero alla ribalta, le commissioni
diminuirono, il commercio di opere d'arte si fermò. Rembrandt fu costretto
dai debiti a lasciare la casa nella quale aveva vissuto con Saskia.
Ma continuò a dipingere: se non c'erano clienti, lavorava ugualmente, come
se qualcosa lo spingesse continuamente a dare forma ai fantasmi della sua
mente. Dipingeva amici, parenti, ritratti collettivi di associazioni di
mestiere che tanto erano richiesti in Olanda. Dipingeva anche scene della
Bibbia con una dimensione visionaria sconosciuta al mondo della pittura
di allora. A 51 anni Rembrandt era come mostra il suo autoritratto
(National Gallery of Scotland) un uomo che le vicende della sua vita
avevano reso più triste, con i segni del tempo crudelmente impressi
nel volto. Lo sguardo ancora fiero sembra però guardare lontano e
accogliere con compassione la sofferenza sua e di tutti gli uomini.
Come doveva essere capace di capire gli uomini, le loro speranze e
delusioni! Anche gli anni della vecchiaia furono difficili per Rembrandt:
i clienti erano ormai pochi, le condizioni economiche ancora precarie,
anche se il figlio Tito e la nuova compagna del pittore, che egli non
sposò mai forse per volontà testamentaria di Saskia, avevano di
nuovo avviato il commercio delle opere d'arte. Rembrandt continuava
a dipingere i suoi magici quadri di luce e di ombra, a incidere lastre
(fu un incisore insuperabile), consumando in queste attività tutte le
sue energie. Nel suo penultimo ritratto (Londra, The National Gallery)
sembra prorpio vecchio: ha i capelli bianchi, il viso appesantito, rugoso,
indossa una veste di velluto ornata di pelliccia. La luce cala sul suo viso
e lo pone in risalto. L'abito, l'atteggiamento, l'ambiente non hanno più
importanza: solo quella fisionomia stanca, dove gli occhi hanno lo
sguardo appannato, è messa in evidenza. Il volto che l'autoritratto
giovanile mostrava fiero e sicuro, qui appare piegato dal tempo e dal
dolore. Il suo ultimo autoritratto a 63 anni realizzato a pochi mesi di
distanza dal penultimo (L'Aia, Mauritshuis). Il pittore si ritrae ancora
più da vicino, sembra volere ingrandire, quasi per studiarlo, quel suo
viso distrutto dal tempo. Gli autoritratti che vi abbiamo raccontato
non sono immagini di un artista che, consapevole del proprio valore,
ama riprodurre se stesso. Sono documenti che, meglio di qualsiasi
racconto, rivelano l'anima e il destino di un uomo. 

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