Garibaldi e la spedizione dei Mille.

Garibaldi e la spedizione dei Mille.

Nel magio 1859 era morto Ferdinando II, re di Napoli; sul
trono era salito il figlio Francesco II. Il Regno delle Due Sicilie,
economicamente arretrato, chiuso a ogni innovazione, era ormai
apertamente in crisi; in più, l'entusiasmo suscitato dalla guerra
del Piemonte contro l'Austria, la spinta all'unità nazionale
accentuavano l'instabilità e la fragilità di uno Stato ormai in
disfacimento. Il Piemonte non poteva intervenire direttamente
contro il Regno delle Due Sicilie: sarebbe stata un'aggressione
ingiustificata. Fu incoraggiata allora, segretamente, una spedizione
di volontari, che avrebbe dovuto avere le caratteristiche di un attacco
di patrioti, di un gesto generoso alla ricerca dell'Unità e dell'indipendenza
d'Italia. Alla guida di questa spedizione c'era Giuseppe Garibaldi.
Nato a Nizza nel 1807, si era iscritto alla Carboneria nel 1833; scoperto
e condannato a morte, era fuggito dall'Italia e riparato in America
Latina, ove aveva combattuto per l'indipendenza dell'Uruguay.
Rientrato in patria nel 1848, Garibaldi era stato a Milano al momento
dell'insurrezione antiaustriaca, aveva partecipato alla prima guerra
d'indipendenza e alla difesa della Repubblica romana nel 1849.
Ricercato ovunque dalla polizia austriaca, era fuggito di nuovo in
America. Tornato in Italia nel 1854, nel 1859 si era battuto a fianco
delle truppe francesi e piemontesi. Nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860,
2 navi con a bordo 1000 uomini lasciarono Quarto, presso Genova,
e fecero rotta per la Sicilia. L'11 maggio i garibaldini sbarcarono a
Marsala; il 15, a Calatafimi, riportarono una prima vittoria contro le
truppe borboniche; puntarono poi su Palermo, che raggiunsero e
conquistarono dopo furiosi combattimenti il 6 giugno; il 20 luglio
Garibaldi controllava già tutta la Sicilia. Ovunque i conquistatori
erano salutati e acclamati come liberatori; le speranze erano non solo
per l'Unità, ma anche per una più equa distribuzione delle terre e per
una maggiore giustizia sociale. Il 20 agosto Garibaldi passò lo stretto
di Messina e giunse in Calabria; il suo esercito diveniva sempre più
numeroso, per l'appoggio della popolazione e per l'accorrere di
volontari, mentre le truppe di Francesco II si sfaldavano e fuggivano.
Il 7 settembre Garibaldi entrava a Napoli; il 1 ottobre, presso il fiume
Volturno, otteneva la sua più grande vittoria sbaragliando definitivamente
le truppe borboniche. Garibaldi aveva vinto, ma non era chiaro quale
sarebbe stata la sorte dello Stato che un tempo era il Regno delle Due
Sicilie. Garibaldi aveva preso accordi con Vittorio Emanuele II per
l'unificazione con il Piemonte. Il 3 ottobre le truppe piemontesi, guidate
personalmente dal re, si mossero verso Napoli. Il 26 Garibaldi incontrò
Vittorio Emanuele II e vi fu l'accordo definitivo: il Piemonte annetteva
l'ormai inesistente Regno delle Due Sicilie. 




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