Egitto.




La popolazione e l'economia.

Esclusa la Nigeria, l'Egitto è il Paese più popoloso dell'Africa, ma su una superficie che
supera di oltre tre volte quella dell'Italia sono effettivamente abitabili solo poco più di
35.000 km²: in questo territorio, esteso quanto la Sicilia e la Liguria insieme, vivono
quasi tutti gli Egiziani, che raggiungono così l'altissima densità di oltre 1000 abitanti
per km². La popolazione si addensa infatti lungo la Valle del Nilo e nella regione del Delta
(ben 22.000 km², come l'Emilia Romagna!), concentrandosi in grossi villaggi rurali
accanto ai quali sorgono anche le grandi città: il Paese, quindi, è forse l'unico al mondo in
cui non c'è distinzione fra popolazione urbana e rurale. Il notevole incremento
demografico (gli abitanti aumentano al ritmo di 800.000 all'anno) crea dei grossi problemi
soprattutto per quanto riguarda i posti di lavoro, ancora insufficienti alle effettive necessità:
anche in Egitto, quindi, è diffusa la disoccupazione, che spinge molti abitanti all'emigrazione.
Oltre la metà della popolazione attiva è impegnata nell'agricoltura, che vanta una tradizione
millenaria e tuttora costituisce la principale attività economica, dato che l'Egitto oggi come
nell'antichità è veramente  "un dono del Nilo". Come sappiamo dalla storia studiata negli anni
il limo che il fiume abbandonava dopo gli straripamenti primaverili rendeva fertilissime le
campagne circostanti, consentendo di ottenere tre raccolti all'anno, come accade anche oggi:
uno estivo (cotone, riso, canna da zucchero, mais), uno autunnale (ortaggi e ancora cereali) ed
uno invernale (lino, grano e orzo). Oggi, tuttavia, questi raccolti si ottengono attraverso una
vasta opera di irrigazione che si serve di una rete di canali artificiali sviluppata per ben
27.000 km di lunghezza; il metodo dell'inondazione naturale, seguito per millenni fino a pochi
decenni fa, è stato abbandonato anche perché il limo, accumulandosi negli stretti canali, non
riusciva più a raggiungere i campi, che quindi devono essere fertilizzati mediante i concimi
chimici. Il problema principale dell'agricoltura egiziana è l'esistenza dei minifondi: infatti,
in seguito alla riforma agraria che ha eliminato i latifondo, sono stati creati numerosissimi
piccoli appezzamenti di terreno sui quali non è possibile lo sviluppo della meccanizzazione e
l'uso delle tecniche più moderne; oltre a ciò, quei minifondi producono il tanto appena
sufficiente per soddisfare le esigenze di coloro che li coltivano. Le acque del Nilo, soprattutto
lungo il suo corso superiore, sono utilizzate anche per la produzione di energia idroelettrica:
infatti sono state costruite numerose dighe una delle quali, quella gigantesca di Assuan, ha
pure permesso l'irrigazione di una superficie più vasta del nostro Molise. La necessità di creare sempre nuovi spazi all'agricoltura, date le crescenti necessità della popolazione in continuo
aumento, non consentono di lasciare vasti terreni al pascolo, per cui l'allevamento (più bovini e
bufali che ovini) è poco sviluppato; abbastanza diffusa invece è la pesca, che si pratica nel
Mediterraneo (tonno e sardine), nei laghi  e negli stagni del Delta (spugne) e nel Mar Rosso
(madreperla e coralli). A parte il petrolio e il manganese estratti nel Sinai e i fosfati nel deserto
arabico, il Paese non è ricco di risorse minerarie, ed anche l'industria è ancora in via di sviluppo:
recentemente sono sorte importanti raffinerie a Suez e nella capitale, mentre si è avviato lo
sviluppo dell'industria siderurgica, meccanica e dei concimi chimici indispensabili all'agricoltura;
ha invece un'antica tradizione quella tessile (soprattutto cotonifici e linifici), e sono
discretamente diffusi gli stabilimenti che lavorano i prodotti della terra e dell'allevamento bovino.
Per un reale sviluppo industriale sono necessari i capitali, e già alcuni Paesi stranieri (come l'URSS,
gli USA e altri Stati dell'Europa occidentale) ne hanno investiti, ma l'Egitto si è ulteriormente
impoverito per sostenere le spese della guerra contro Israele e ha dovuto impiegare ingenti
capitali nella costruzione di dighe, canali e centrali idroelettriche.
La bilancia commerciale è quindi in netto passivo nonostante gli introiti ricavati dai diritti di
transito nel Canale e dal turismo, che ha registrato un certo sviluppo.

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