Annibale. Storia.






Annibale. Storia.

Amilcare Barca era un generale cartaginese. Nel 247 avanti Cristo si trovava in Sicilia,alla
testa di un esercito,per presidiare le fiorenti colonie che Cartagine aveva in quell'isola.
In quell'anno gli nacque un figlio,che fu chiamato Annibale. Quel bimbo era destinato a
diventare il più terribile nemico di Roma,uno dei più grandi condottieri della storia.
Amilcare continuò la sua vita di uomo di guerra e il figlio lo seguì ben presto nelle sue
imprese. Un giorno,quando Annibale non aveva che 9 anni soltanto,il padre lo chiamò a sé
e lo portò dinnanzi a un altare: gli fece stendere le mani sulla vittima appena immolata
e gli impose di giurare odio eterno ai Romani. Il bimbo giurò e,poi,impegnò tutta la
propria vita a tener fede a quel giuramento. Quando Annibale ebbe 18 anni suo padre
morì; a 26 anni già gli succedeva con il comando supremo dell'esercito e subito ebbe modo
di mostrare le sue doti di geniale stratega e di grande patriota. Fu allora che decise di
portare a termine l'impresa lasciata incompiuta dal padre: la conquista della Spagna,dei
Pirenei e della valle del Rodano,per assicurare a Cartagine le vie commerciali della Gallia,
attraverso le quali veniva importato lo stagno. Ma accortamente,finché non fu preparata
una vastissima rete di alleanze con le tribù galliche poste al di qua e aldilà delle Alpi,
egli evitò di entrare in ostilità con i Romani. Finalmente,nel 219 avanti Cristo,dopo 8 mesi
di assedio,espugnò la città di Sagunto,in Spagna,loro alleata. La sfida a Roma era
lanciata. Annibale,allora,divise le truppe cartaginesi in 2 parti: inviò un esercito in Africa,
a difesa di Cartagine,nel caso di una spedizione romana sul suolo africano e lasciò un
secondo esercito a presidiare la Spagna al comando di suo fratello Asdrubale. Condusse
quindi con sé le truppe rimanenti alle conquiste dell'Italia: erano 50.000 fanti,9000
cavalieri,e 37 elefanti. Annibale non aveva ancora 30 anni.

La campagna italica.

Non si conosce esattamente attraverso quale valico alpino Annibale sia giunto in Italia.
Secondo Tito Livio,egli risalì la valle della Durance e giunse al Monginevro; secondo altri
storici valicò il Moncenisio e scese nella valle della Dora Riparia. Quel che è certo è che
la grande impresa gli costò la perdita di quasi la metà dei suoi uomini: quando Annibale
giunse nella Pianura Padana disponeva soltanto di 20.000 fanti,6000 cavalieri e non più
di 10 elefanti. Solo per il grande entusiasmo che egli sapeva ispirare ai suoi soldati,fu
possibile portare a termine la traversata. Durante la campagna italica Annibale mostrò
tutte le proprie di stratega e di tattico. Si mostrò stratega audace quando,dopo le prime
vittorie sul Ticino e sulla Trebbia,trovatosi di fronte la città fortificata di Piacenza,non
volle perder tempo in un lungo assedio; preferì invece proseguire rapidamente verso l'Italia
centrale,senza temere di lasciarsi alle spalle una città nemica; ben sapeva che essa,
restando isolata,sarebbe caduta con il tempo. Si dimostrò prudente quando,dopo la nuova
grande vittoria sul Trasimeno,non puntò direttamente su Roma,ma decise di ritirarsi
nell'Italia meridionale; in queste ricche terre avrebbe potuto comodamente stanziare il
suo esercito; qui avrebbe potuto rendersi alleate le città recentemente sottomesse da Roma;
da qui gli sarebbe stato facile,all'occorrenza,mettersi in comunicazione con Cartagine. Infine,durante la battaglia di Canne,mostrò in modo schiacciante quanto la propria capacità
tattica fosse decisamente superiore a quella dei capi romani. Perché dunque Annibale non
spezzò definitivamente la potenza di Roma che già,con queste vittorie,aveva duramente
piegato? Per trovare una risposta a questo interrogativo non bisogna indagare sul suo
comportamento,ma su quello dei capi che vivevano a Cartagine. Cartagine era retta a
quel tempo da un'assemblea di ricchi mercanti assistiti da magistrati appartenenti alla
nobiltà. Costoro detenevano il potere assoluto della città e vedevano un nemico in ogni
uomo che poteva conquistarsi le simpatie del popolo. Essi,dunque,non desideravano che
Annibale ottenesse una vittoria troppo schiacciante. Se così fosse avvenuto,al suo ritorno a
Cartagine il popolo,pieno di entusiasmo,di ammirazione e di giusta riconoscenza,lo
avrebbe certamente acclamato capo della città,ed essi avrebbero perso il loro potere,da cui
traevano molti vantaggi. Perciò lesinarono ad Annibale,nei lunghi anni della sua
permanenza in Italia,l'appoggio e gli aiuti necessari. Per salvare le loro ricche entrate,quei
mercanti prepararono in tal modo la rovina della loro patria.

Il ritorno in patria e l'esilio.

Annibale rimase in Italia 16 anni. Per tutto questo tempo,Roma non riuscì ad allontanare
dal suolo italico una così grave minaccia. L'esercito romano era guidato da consoli spesso
discordi fra loro,perciò non seppe prendere una rivincita sulla tremenda sconfitta subita a
Canne. Annibale invece,a ogni scontro dava una nuova lezione di intelligenza e di astuzia.
Ma troppo tempo trascorse senza che il grande Cartaginese ricevesse forze sufficienti per
attaccare direttamente e in modo definitivo la grande rivale. E così anche Roma trovò tra
i suoi cittadini un “Annibale”: Publio Cornelio Scipione,figlio del console sconfitto dai
Cartaginesi al Ticino 16 anni prima. Scipione portò guerra all'Africa per snidare i
Cartaginesi dall'Italia. Annibale infatti vedendo la patria minacciata,fece ritorno in terra
africana. Là si ebbe,a Zama,la battaglia finale. Stavano difronte 2 comandanti di uguale
valore; ambedue avevano disposto le loro forze nel modo migliore; ambedue gli eserciti
combatterono con coraggio,ma la vittoria toccò al romano. Terminata la guerra,Annibale
tentò di risollevare Cartagine dalle conseguenze della sconfitta; fu eletto alle più alte
cariche dello Stato,ma i suoi propositi di rivincita non furono compresi dai suoi concittadini
i quali preferivano mercanteggiare piuttosto che combattere. A un certo punto egli temette
persino che il Senato,pur di ingraziarsi i Romani,volesse consegnarlo nelle loro mani.
Allora abbandonò per sempre la città che lo aveva ripagato con ingratitudine. Si recò in
Oriente e offrì i suoi servigi di generale prima al re di Siria,Antioco,poi a Prusia,re di
Bitinia. Ma questi re,incapaci e paurosi,non seppero approfittare dei suoi suggerimenti e
fallirono le loro imprese. Annibale sapeva che nonostante fosse andato in esilio,l'odio dei
Romani era implacabile e temeva di cadere in loro potere. Un giorno infatti si accorse che
il suo palazzo era circondato da inviati romani e che stava per cadere prigioniero: preferì
allora darsi la morte con del veleno. Era il 183 avanti Cristo e aveva 65 anni. Nello stesso
anno morì Scipione l'Africano.

 

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