Siamo alParadosso.

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Patuelli: "Banche meritano più rispetto".
Visco vede il Pil in calo di quasi due punti

Il presidente dell'Abi all'assemblea annuale dell'Associazione delle banche italiane. Sui conti pubblici: "Tagliare il debito con le privatizzazioni". Messaggio di Napolitano: "Le banche si adeguino per aiutare la ripresa". Le anticipazioni del governatore sul Bollettino di via Nazionale

MILANO - L'Italia si sta impoverendo e le banche non riescono a fare il loro lavoro di prestare denaro perché oberate da troppe tasse e perché con i margini ormai ridotti al lumicino. Il presidente dell'Abi, l'Associazione delle banche italiane, Antonio Patuelli, chiede rispetto per il suo comparto e addossa parte della responsabilità del credit crunch al Fisco. "L'Italia si sta impoverendo: occorrono sforzi decisi e convergenti per la ripresa dello sviluppo", scrive nella sua relazione annuale. "Per uscire da questa grave e lunga crisi - afferma - è necessaria innanzi tutto una maturazione di consapevolezze e nuove rafforzate volontà di correzione delle anomalie italiane". Secondo il presidente dell'Abi "questa crisi è la somma di vari momenti problematici" in cui "si sono evidenziati i limiti dell'Unione Europea, dell'euro e delle istituzioni europee".

All'Abi è arrivato anche un messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "E' interesse di tutti gli operatori economici che le banche affrontino le nuove sfide anche attraverso l'adeguamento dei propri assetti ed il miglioramento della produttività aziendale, in modo da fornire il necessario apporto alla ripresa dell'economia", si legge nella lettera inviata a Patuelli. Anche il premier Enrico Letta ha fatto arrivare la sua voce: "Restituire liquidità alle aziende è il primo passo per uscire dalla crisi e generare sviluppo e lavoro", ha scritto.

Quanto alla categoria che rappresenta, ecco la rivendicazione di Patuelli: "Le banche in Italia meritano più ispetto, senza preconcetti e senza venire confuse con chi ha causato la crisi". Secondo Patuelli, le istituzioni finanziarie "meritano più rispetto per i grandi passi avanti fatti in questo ventennio, per gli investimenti, per l'innovazione, perchè affrontano la crisi senza alcun aiuto di Stato e soltanto con mezzi propri e dei propri azionisti. Esemplare, fra gli altri, il ruolo delle Fondazioni, investitori istituzionali stabili e di lunga prosepettiva", ha aggiunto Patuelli.

Anche le banche, secondo il numero uno dell'Abi, hanno bisogno di più austerity, nonostante abbiano già avviato cure dimagranti per il personale e gli sportelli: "Necessitano più austerità ed efficienza in tutte le direzioni". Il motivo è presto detto: "Hanno ridotto all'osso i propri margini: la forbice fra raccolta del risparmio e impieghi, sempre medi, è passata dai 300 punti base di prima della crisi, ai circa 170 attuali, il margine più basso di tutta l'operatività commerciale di ogni genere in Italia". Ormai le istituzioni finanziarie non rappresentano più un comparto ricco, perchè risentono fortemente della crisi che incide direttamente sui fattori produttivi". Patuelli lamenta il fatto che il comparto "affronta la crisi senza alcun aiuto di Stato e soltanto con i mezzi propri e dei propri azionisti" e per di più con la spada di Damocle e il peso del Fisco, tanto che gli istituti "sono oberati da imposte deliberate soprattutto negli anni precedenti e che sono oggi del tutto sproporzionate". Per questo "occorrono nuove iniziative tollerabili per il Fisco e che diano nuovo respiro a banche, imprese e famiglie, perciò chiediamo con forza che si trovino le soluzioni tecniche che, innanzitutto per i nuovi presiti, dispongano l'integrale deducibilità fiscale delle perdite, conseguenti ai nuovi prestiti, nell'anno in cui fossero evidenziate nel bilancio civilistico", propone.

Parlando di conti pubblici, per il numero uno dell'Abi bisogna tagliare il debito con le privatizzazioni e non con la patrimoniale o con "misure di guerra. Non bisogna rassegnarsi all'inevitabilità della crescita del debito pubblico: in una fase di bassi tassi occorre invertire la tendenza e iniziare a ridurre il debito pubblico senza patrimoniali o misure da economia di guerra, ma con accurate privatizzazioni delle proprietà mobiliari e immobiliari dello Stato e degli enti locali che troppo spesso sono anche holding societarie e immobiliari", il suggerimento.

Proprio in tema di conti, sono arrivate le anticipazioni del Bollettino di Bankitalia da parte del governatore,Ignazio Visco: "Il Pil italiano nel 2013 diminuirà di quasi il 2%, con una ripresa moderata da fine anno e una crescita debole nel 2014, superiore allo 0,5%", ha detto. Secondo Standard&Poor's, il Pil calerà dell'1,9% e secondo il Fmi dell'1,8%. "L'attività economica - ha sottolineato Visco - tornerebbe a espandersi a ritmi moderati dalla fine dell'anno, con una crescita complessiva superiore al mezzo punto percentuale nel 2014". La situazione, in sostanza, "è difficilissima ma si vedono delle prospettive di ripresa".

A causare la diminuzione del Prodotto nel primo semestre del 2013 è stata in "larga misura la caduta della domanda interna". Nel breve termine, "la domanda interna dovrà trovare sostegno nella tempestiva esecuzione del pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche", ha spiegato Visco. Il governatore ha definito "non motivati" i dubbi di alcuni analisti sulla tenuta delle banche italiane, mentre ha accolto come un "passo importante" gli accordi europei che portano verso l'Unione bancaria. Visco ha anche speso una parola sulle banche popolari, auspicando di fatto per le maggiori il passaggio alla forma di spa. 

Siamo ala paradosso, dopo avere rubato anche l'inverosimile vogliono più rispetto, questo articolo non è mio, ecco perché dovrete leggerlo e riflettere sull'operato di questi Signori.


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