Vegetazione reale e potenziale. Ecologia.
Vegetazione reale e potenziale. Ecologia.
Com'è adesso.
Ma già a questo punto possiamo porci
una domanda: dato che l'agricoltura,
in Italia, ha solo due o tre migliaia
d'anni, il paesaggio << prima >> com'era?
Torniamo però al nostro viaggio.
Attraversate le zone coltivate, arriviamo
finalmente in collina, ai margini di un
bosco. Eccoci quindi in un bel castagneto
intatto e << naturale >>.
Crediamo di trovarci in una situazione ambientale non
modificata dall'uomo, e invece no, ci
sbagliamo: il bosco in cui siamo è di castagni
soltanto perché l'uomo gli ha dato
questo indirizzo. Se fosse possibile lasciare l'ambiente
svilupparsi del tutto indisturbato, il
nostro bosco si trasformerebbe in una magnifica
foresta di querce! Se poi fossimo
capitati in una boscaglia di robinia (acacia) o in
qualcuna delle tante pinete che
costeggiano le nostre coste, saremmo incorsi nella stessa
ingannevole situazione: anche qui
l'ambiente è solo apparentemente << naturale >>, in
realtà è un aspetto voluto e
modificato dall'uomo. Infatti, le robinie sono alberi introdotti
relativamente di recente dall'America
del Nord e quindi estranei alla nostra flora.
Molte pinete, inoltre, prosperano
perché sono mantenute tali dall'azione umana: di per sé
si trasformerebbero lentamente in
leccete e cioè in una foresta a latifoglie.
Questi non sono che alcuni esempi che
ci mostrano come non sempre (anzi, sempre più
raramente) abbiamo a che fare con una
vegetazione << naturale >>, e cioè con un ambiente
<< come dovrebbe essere >>.
L'evoluzione.
Come si evolvono le specie biologiche,
così (anche se in modo molto diverso) si evolvono
gli ambienti. Lo si vede molto bene
quando, in mezzo al mare, sorge una nuova isola
vulcanica: dapprima essa è del tutto
priva di vita, ma col passare dei mesi e degli anni si
ricopre, a poco a poco, di un manto
vegetale e, parallelamente, di un corredo di specie animale.
Ciò è dovuto al fatto che i semi
delle piante possono essere trasportati a grandi distanze dai
venti e dagli uragani nonché dalle
correnti marine. Lo stesso si dica per gli animali o
le loro uova. È chiaro però che,
all'inizio, potranno svilupparsi solo quelle specie che sopportano
anche un ambiente molto povero. Sulla
nuda roccia vulcanica si sviluppano perciò i licheni
e compariranno i primi, piccoli,
insetti. Nel frattempo i licheni intaccano la roccia e, a poco
a poco, la trasformano in uno strato
molto sottile di terriccio. A questo punto i muschi
cominciano a prosperare e a preparare
il terreno, in senso letterale, per l'insediamento di nuove piante,
per esempio certe erbe molto resistenti. Col passare degli anni e
dei decenni si
impianteranno via via cespugli e
perfino alberi fino ad arrivare a uno stadio << finale >>
oltre il quale non si va più avanti.
Se l'isola è mediterranea si arriverà alla macchia
mediterranea, se invece l'isola è
sorta nei mari del Nord, la vegetazione definitiva (finale)
sarà la pineta o la tundra. Lo stadio
finale di questo tipo di evoluzione ha il nome tecnico
di << climax >>.
Il climax.
Il climax è l'ultimo stadio di una
successione ecologica di ambienti diversi, da quelli più
<< giovani >> (per esempio
a licheni e a muschi) a quelli più << maturi >>.
Le nostre pianure, come abbiamo
accennato anche all'inizio, sono occupate da campi
coltivati o da pascolo. Quando ci
siamo chiesti che cosa c'era << prima >> al loro posto,
non abbiamo fatto altro che chiederci
quale fosse, in realtà, il climax locale.
Se gli uomini cessassero di coltivare o
comunque di influire in qualsiasi modo sulla natura
in Italia avremmo, in poche
generazioni, dei cambiamenti radicali del manto vegetale che
conosciamo: le pianure diventerebbero
dapprima delle grandi praterie, quindi a poco
a poco si riempirebbero di arbusti e
infine di alberi.
Commenti
Posta un commento
Ciao a tutti voi, sono a chiedervi se avete preferenze per Post di vostro interesse
in modo da dare a tutti voi che mi seguite un aiuto maggiore, grazie per la vostra disponibilità.