La Signoria di Milano:gli Sforza. Storia Medievale.
La Signoria di Milano:gli Sforza. Storia Medievale.
A DIRE LA VERITÀ fin dal 1447 di
signorie i Milanesi erano già abbondantemente stanchi.
Se fosse dipeso unicamente da loro e
non,come poi avvenne,dalle complicate circostanze storiche
e dalle situazioni politiche
tutt'altro che tranquille,la parola “signore” sarebbe stata
bandita per
sempre. L'ultimo duca dei
Visconti,Filippo Maria,che morì appunto nel 1447,non era stato un
tiranno nel vero senso della
parola;dal punto di vista economico e amministrativo il ducato
si era retto bene sotto la sua
guida. Se nonché quest'ultimo duca aveva avuto perlomeno due
gravi difetti:il primo consisteva di
essere troppo sospettoso e diffidente,tanto che si era
circondato di una vera e propria
rete spionistica allo scopo di tutelare la propria vita;e non
aveva,forse,tutti i torti:il suo
predecessore,e fratello,Giovanni Maria,era morto vittima di un
attentato. Il secondo
difetto,pesante per i Milanesi,era stata la sua eccessiva
predilezione per
le guerre,che avevano veramente
finito di logorare la sopportazione dei suoi sudditi. Raccontano
i cronisti del tempo che Filippo
Maria era fanatico a tal punto delle operazioni militari che
aveva fatto bandire la parola “pace”
perfino dal rituale della Santa Messa. Fu così che alla sua
morte i cittadini decisero di
ritornare indipendenti e instaurarono la repubblica. La chiamarono
la Repubblica Ambrosiana e si
disposero a difenderla strenuamente. Purtroppo i tempi erano
duri:il ducato di Milano faceva gola
a molti potenti e incominciarono subito in parecchi a
tentare di accaparrarsi le terre. In
particolare la zona di confine con il territorio della
Serenissima Repubblica di
Venezia,segnata dal corso dell'Adda,si trovava molto minacciata
dalle soldatesche veneziane. I
Milanesi,troppo deboli militarmente,furono allora costretti a
rivolgersi ad un condottiero
“specializzato”,uno di quei capitani di ventura il cui
nome,allora,
significava esito sicuro e prestigio
innegabile.
Il primo Sforza:Francesco.
Il condottiero prescelto fu Francesco
Sforza,che già era stato al servizio di Filippo Maria. Questi
fu infatti vittorioso dei Veneziani
ma,malauguratamente per i Milanesi,finì con l'esserlo anche
di loro. Da tempo Francesco Sforza
accarezzava il progetto di divenire signore della città di
Milano ed ora che si era presentata
l'occasione non se la lasciò scappare. Assediò la città e la
conquistò in un tempo relativamente
breve. La prese per fame. Si racconta,anzi,che quando egli
fece il suo primo ingresso vittorioso
nella città le sue truppe erano precedute da una colonna di
carri carichi di pane:un gesto
perfido,mascherato di munificenza. La povera e gloriosa repubblica
era durata solo 3 anni. In seguito lo
Sforza consolidò anche la propria posizione ufficialmente
facendosi confermare dai Milanesi il
proprio diritto di essere signore della città (e in quell'occasione
ripeté il suo simbolico,ma questa
volta trionfale ingresso in Milano). Tale titolo gli fu anche
riconosciuto,dopo il 1455,dai più
importanti Stati italiani e dalla Francia. Non fu un cattivo
signore. Riorganizzò il proprio Stato
dandogli un'impronta fortemente accentrata (ogni cosa,cioè,
doveva far capo direttamente al
signore),creò un consiglio di Stato e un piccolo stuolo di
consiglieri fidati ed energici che
provvedevano all'amministrazione della giustizia e all'andamento
delle finanze. Seppe riconquistare la
città di Genova,assicurandosi così un importante base
marittima per il commercio,che entrò
immediatamente in diretta concorrenza con quello di
Venezia. Per difendersi dagli attacchi
di quest'ultima,poi,si garantì la preziosa alleanza di Firenze
dimostrando anche una grande abilità
diplomatica. Per quanto riguarda la politica interna,sotto
di lui il ducato visse un periodo di
prosperità. Simbolo di questa rinascita fu il Castello Sforzesco,
costruito sull'area di quello
appartenuto ai Visconti e distrutto in gran parte durante il periodo
della Repubblica;fu continuata la
costruzione del Duomo e,come mirabile per quei tempi,sorse
quell'Ospedale Maggiore che è forse la
testimonianza più evidente di una nuova stabilità in
campo sociale. Furono bonificate zone
paludose,venne incrementata la coltivazione del riso e
dato nuovo impulso all'allevamento del
bestiame:tutte attività che avrebbero costituito anche in
seguito la ricchezza della regione.
La famosa corte di Ludovico il Moro.
Francesco Sforza morì nel 1466 e gli
successe suo figlio Galeazzo Maria,che governò per 10 anni
e fu tolto di mezzo da una congiura. Fu
la volta di Gian Galeazzo,troppo
giovane e di salute
troppo cagionevole
per dare buone garanzie al governo in quei tempi in cui solo uomini
“duri”
potevano restare
saldamente attaccati ai loro troni. Infatti la reggenza passò ben
presto allo zio
e tutore del
giovane duca,il famoso Ludovico il Moro. Sulle ragioni del soprannome
“moro”
gli storici
continuano a far supposizioni:chi ritiene che esso sia stato dovuto
al suo colore scuro
della carnagione e
chi,forse arzigogolando un po',lo fa derivare dal frutto del
gelso,inteso come
simbolo di
saggezza e di equilibrio. Comunque sia,il Moro,grazie anche al felice
matrimonio con
Beatrice
d'Este,una dama raffinatissima e colta,seppe dare alla propria corte
un'impronta di
grandezza e
signorilità mai viste. Nell'ospitale palazzo sforzesco furono ben
presto chiamati
artisti
famosi,architetti innovatori,matematici,scienziati,musicisti.
Leonardo,il Bramante,Luca
Pacioli sono,come
tutti sanno,i nomi più celebri che diedero prestigio al periodo
contrassegnato
del governo di
Ludovico Sforza. Secondo uno storico dell'epoca la città aveva
allora 18.000 case
e 130.000
abitanti,in parte residenti entro la cerchia delle mura e in parte
abitanti “fuori porta”,
cioè in quei
sobborghi che si andavano sempre più sviluppando secondo un piano
urbanistico
abbastanza
preciso. La città assumeva la caratteristica forma a “stella”
che costituisce ancora
oggi la sua
principale particolarità. Ma la cose forse più stupefacente,indice
di ricchezza e di
estrema
raffinatezza,erano le carrozze che percorrevano quotidianamente le
vie selciate. “C'erano”
racconta un
testimone celebre,il novelliere Matteo Bendello “più di 60
carrozze tirate da quattro
cavalli,in parte
riccamente dorate e intagliate,imbottite di damaschi di seta”. E si
pensi che in
questo stesso
periodo a Parigi,che già era una città prestigiosa,non esistevano
che 3 o 4 carrozze
in tutto. Ma anche
al benessere delle campagne volle pensare la previdenza del Moro.
Accanto
alle colture
tradizionali cominciò ad essere molto incrementata quella del
gelso,che arricchì i
cigli dei fossi e
dei canali conferendo ai campi quella forma regolare e serena che
appare spesso
negli sfondi dei
pittori dell'epoca. La coltura del gelso consentiva l'allevamento
intensivo del
baco da seta,da
cui prese impulso l'industria dei tessuti di seta (i famosi broccati
lombardi).
La grave colpa di
Ludovico il Moro fu,come sappiamo già,quella di chiamare in Italia
Carlo VIII
re di Francia,dopo
che furono scoppiati i dissensi con la corte napoletana degli
Aragonesi.
Invitò quel re a
conquistare il regno di Napoli,su cui poteva accampare dei diritti
per via di
parentele,sperando
di sbarazzarsi di un avversario pericoloso:tanto più pericoloso in
quanto il re
di Napoli aveva
stretto alleanza con Venezia contro Milano. Era l'anno 1494:da 2 anni
era
scomparso dalla
scena politica il grande “ago della bilancia dell'equilibrio”
italiano,ossia
Lorenzo il
Magnifico e l'equilibrio si era subito spezzato. Carlo VIII venne in
Italia,conquistò
Napoli molto
facilmente,ma sulla via del ritorno fu sconfitto da una lega di Stati
italiani di cui
era entrato a far
parte anche il ducato di Milano. Spezzata l'alleanza tra Napoli e
Venezia,
Ludovico il Moro
riteneva infatti di poter riguadagnare la potenza di un tempo. Ma
l'errore
commesso avrebbe
lasciato una traccia gravissima:la spedizione di Carlo VIII,inutile
dal punto
di vista
militare,aveva dimostrato con molta evidenza una cosa:che gli Stati
italiani,proprio per
essere tanto
nemici e rivali fra loro,erano diventati ormai molto deboli. E ciò
avrebbe garantito la
fortuna di un
prossimo invasore. Questi venne,puntualmente. Era il nuovo re di
Francia,Luigi XII.
E venne accampando
dei diritti proprio sul ducato di Milano,in qualità di pronipote di
Gian
Galeazzo Visconti.
Ludovico,sconfitto,fu condotto prigioniero in Francia e con lui si
concluse un
brillante periodo
per la storia di Milano.
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