La setta dei giustizieri. Storia.









La setta dei giustizieri. Storia.

“Occhi che avete fatto piangere, piangete”, dice un antico proverbio siciliano. Ed è proprio in questa regione meravigliosa, in particolare nei sotterranei dell'antica città di Palermo, che inizia una leggenda che potrebbe diventare storia. Una vicenda fatta di intrighi, assassinii e vendette di cui è protagonista una misteriosa setta di incappucciati. Uomini che, tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo, si sarebbero riuniti di nascosto nelle cripte per processare gli oppressori del popolo. Si chiamavano Beati Paoli. È possibile che nella Palermo sotterranea del passato abbia agito una spietata società segreta? Era una setta che vendicava i più deboli dai soprusi dei potenti o una vera e propria organizzazione di sicari al servizio di ricchi mandanti? Ma, soprattutto, realtà o leggenda?

Pareri contrastanti.

È difficile trovare documenti che ne confermino l'esistenza. La prima descrizione di questa setta è nella relazione redatta da un ufficiale napoletano, Grabiele Quattromani, in servizio nelle truppe borboniche a Palermo nel 1835. Quattromani scrive testualmente: “Negli anni che seguirono il secolo XVI, surse una setta ignorata per molto tempo. La quale aveva per obbietto punire quei colpevoli che le leggi o il favore lasciavano impuniti”. Ma se questi uomini incappucciati fossero angeli vendicatori o spietati sicari rimane una domanda senza risposta. Pare che la setta sia nata da un gruppo di devoti a San Francesco di Paola da cui hanno preso il nome. Il suo mito sembra provenire direttamente dai Vendicosi, società segreta dedita all'omicidio citata in uno scritto anonimo di un monaco cassinese del 1185. Più tardi la Cronaca di Fossanova, un'opera anonima che contiene fatti e annotazioni fino al 1217, comincia a rivelare una verità scomoda: i Vendicosi, e i Beati Paoli in seguito, fingendo di vendicare le offese ricevute dai poveri, avrebbero ucciso su commissione.

Raccontati in un romanzo.

Fino ai primi anni del 1900, solo poche fonti storiche e la tradizione orale della più popolare e controversa setta siciliana. Nel 1909 esce un romanzo d'appendice che ne narra con dovizia di particolari le incredibili vicende. Si intitola i Beati Paoli ed è scritto da Luigi Natoli che firma il suo lavoro con lo pseudonimo William Galt. Il volume suscita grande interesse. Il testo viene pubblicato in 239 parti dal 1909 al 1910 sul Giornale di Sicilia e diventa il romanzo più letto dai siciliani nel XX secolo. Nel romanzo, ambientato nella Palermo del primo Settecento, si narrano le vicende della setta che emettevano le loro sentenze nelle grotte e nei sotterranei della città.

Leggenda e storia.

Palermo, una perla di straordinaria bellezza che conserva un patrimonio artistico e storico di immenso valore, tutt'oggi mostra tracce dei luoghi sconosciuti ed enigmatici una volta frequentati dai Beati Paoli. Il cuore di questa storia, ancora avvolta dal mistero, è in una delle zone più antiche e popolari della città, il rione del Capo. È qui che realtà e leggenda si confondono. Una targa ricorda ancora questa loggia di incappucciati. Riporta la scritta “Antica sede dei Beati Paoli”. Il Capo è un quartiere storico della città. Qui si svolge anche un celebre mercato che si estende lungo le vie Carini, Beati Paoli, Sant'Agostino e Cappuccinelle. Quella può sembrare una storia di fantasia tramandata oralmente, per alcuni è assoluta verità. L'antropologo Carlo di Franco tiene viva la memoria dei Beati Paoli attraverso un'associazione culturale. Ma chi erano i Beati Paoli? Giustizieri o scellerati sicari? Forse sarà impossibile rispondere a queste domande, ma è certo che tra le mura di alcune strade di Palermo si avvertirà sempre la presenza di monaci misteriosi e furtivi che osservano e proteggono.


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