Roberto Koch. Medicina.
Roberto Koch. Medicina.
La sua vita.
Roberto Koch nacque nel dicembre 1843 a
Clausthal, un piccolo paese posto
nel centro della Germania. Dopo aver
frequentato brillantemente le scuole
inferiori, si iscrisse alla facoltà di
medicina dell'Università di Gottinga.
Anche qui, come al suo paese negli anni
dell'infanzia, veniva spesso deriso
dai compagni per la sua eccessiva
serietà; egli non partecipava alle numerose
feste studentesche. Faceva la spola
fra l'Università e la sua modesta abitazione.
Aveva da studiare. Con diligenza,
coscienziosamente, si gettava a capofitto nella
lettura; attaccava le materie di
studio, e non solo quelle obbligatorie, con metodo
e costanza veramente << tedeschi
>>. La medicina lo interessava sempre di più.
Ma le lezioni pratiche erano scarse;
mancavano aule e professori.
Un male di vecchia data,come si vede.
Koch rimediò facendo l'assistente all'Istituto
di patologia. Lavorava e studiava poi
sino a notte. Un giorno gli capitò sotto gli
occhi un bando per un lavoro di ricerca
sul sistema nervoso. Ogni anno l'Università
indiva un concorso a premi: 1
premio ottanta talleri. Koch si iscrisse, ma per un solo
motivo: in quel modo
avrebbe avuto la possibilità di usare il microscopio. Sacrificò
molte ore di sonno; trovò
il lavoro sempre più interessante e non lo abbandonò sinché
lo ebbe completamente
finito. Spedì la relazione. Il giorno dopo l'aveva già
dimenticata,
e si dedicava a nuovi
studi ed esperimenti. Il 4 giugno 1864, egli ricevette per il suo
<< eccellente lavoro
>> il primo premio. Nel 1866 Roberto Koch concluse i suoi
studi.
Pochi mesi dopo egli si
sposò con una sua amica d'infanzia, Emma Frantz, ed iniziò
la sua nuova vita di
modesto medico condotto. Si trasferì dapprima in successive
località, finché si
sistemò definitivamente a Wollstein, un paese di duemila anime.
Coscienzioso e paziente,
egli era grandemente stimato da tutti. Ma quante volte la sua
opera era impotente di
fronte a certe malattie! Specialmente contro quelle malattie
epidemiche che a quel
tempo erano ancora misteriose. Alcuni medici avevano cercato
di provare che i germi di
alcune di esse dovevano essere piccolissimi organismi, ma
nessuno li aveva
individuati. In quel periodo, nel distretto di Wollstein, si diffuse
un'epidemia
maligna che uccideva molti
animali domestici. Era chiamata << carbonchio >>; i
medici la
chiamavano <<
antrace >>. Koch voleva scoprire il germe di quella terribile
malattia.
Divise la stanza in cui
visitava gli ammalati con una grande tenda e si costruì un minuscolo
laboratorio con
microscopio, provette, gabbia per allevare piccoli animali. Ogni
notte
tornava a letto sempre più
tardi; doveva controllare al microscopio i campioni prelevati
sui cadaveri degli animali
morti di carbonchio.
Gli ultimi anni.
Da quella sera iniziò un
altro periodo di prove e prove, lunghe, pazienti, meticolose.
Quando ebbe tutti gli
elementi, Koch annunciò al mondo la sua scoperta. Il suo nome
divenne noto e ammirato
ovunque. La sua vita familiare non esisteva quasi più.
La moglie, che non si
rassegnò mai ad essere abbandonata e dimenticata, visse anni di
amarissima solitudine. La
stessa figlia Gertrude, che Koch amò grandemente, divenne
secondaria nei suoi
interessi. Koch capì che non esisteva più alcun amore fra lui e la
moglie e, incapace di
fingere, chiese e ottenne da lei il divorzio. Le occupazioni di Koch
divennero di giorno in
giorno sempre più assillanti. Conferenze, lezioni, studi, ricerche.
In mezzo a quei giorni
faticosi, una pausa: uno sposalizio. Il vecchio professore si
risposa.
E sposa una giovanissima e
bella donna di 18 anni, che gli rimarrà sempre vicino.
Koch negli ultimi anni
della sua vita poté esaudire il desiderio dell'infanzia: viaggiare,
conoscere paesi lontani.
Andò in India, in Africa, in Giappone. Ma andò per studiare, per
scoprire nuovi germi di
nuove terribili malattie: colera, malattia del sonno, malaria, tifo.
Roberto Koch morì a Baden
Baden il 27 maggio 1910, dopo aver ottenuto le più alte
onorificenze dalla sua
patria e dal mondo. Nel 1905 aveva avuto il premio Nobel.
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