Plinio il Vecchio. Storia.
Plinio il Vecchio. Storia.
Soldato e Scrittore.
Plinio il Vecchio, così detto per
distinguerlo dal nipote che fu anch'egli
un illustre scrittore, nacque a Como
nell'anno 23 dopo Cristo.
Poiché è passato alla storia come
studioso, sarebbe naturale immaginarselo
fin da giovane curvo soltanto sui
libri. Invece Plinio, pur non tralasciando
i suoi studi prediletti, trovò anche
il tempo di intraprendere la carriera militare.
Giovanissimo, eccolo ufficiale di
cavalleria in Germania, dove si distingue
per coraggio e valore. Frutto di
questi primi anni di vita militare è l'opera
<< Bellorum Germaniae viginti >>
(Le Guerre di Germania) in cui oltre a
descrivere i fatti bellici cui ha preso
parte, Plinio tratta di tutte le guerre che
furono combattute da Roma contro i
Germani.
I suoi meriti di soldato e di scrittore
gli facilitano intanto la carriera: eccolo
infatti prima in Gallia, poi in Africa
e finalmente in Spagna in qualità di
procuratore. L'attività di Plinio è
veramente prodigiosa: di giorno esplica le
sue mansioni di procuratore e durante
la notte si dedica agli studi.
L'opera cui riserva le sue maggiori
cure è la << Naturalis Historia >>, ma
trova anche il tempo di scrivere
apprezzatissimi libri di storia e di grammatica.
Intanto ai successi come scrittore
seguono quelli nella carriera militare: nel 71
dopo Cristo, Plinio viene nominato
ammiraglio della flotta stanziata a Miseno
(Napoli). Qui, nella pace del golfo di
Napoli, porta a compimento la sua opera
monumentale, che viene pubblicata nel
77 dopo Cristo, e che egli dedica
all'imperatore Tito. A poco più di
cinquant'anni, Plinio ha raggiunto il massimo
della gloria, e viene da tutti
considerato l'uomo più dotto del suo secolo.
Vittima della scienza.
Quando, il 23 agosto del 79 dopo
Cristo, si verificò la spaventosa eruzione del
Vesuvio, che seppellì le città di
Ercolano, Stabia e Pompei, Plinio non esitò a
partire da Miseno per recarsi ad
osservare da vicino il fenomeno. Purtroppo
tale curiosità scientifica doveva
costargli la vita. La fine del grande naturalista
venne descritta da suo nipote in una
lunga lettera inviata allo storico Cornelio
Tacito, che ci permette di conoscere a
fondo la personalità di questo instancabile
studioso, e di capire la sua avidità
di conoscere cose sempre nuove. Di questa
lettera riportiamo le seguenti frasi,
prese qua e là e tradotte liberamente:
<< La nube che usciva dal Vesuvio
si alzava somigliante a un pino, a volte
candida a volte nera. A mio zio parve
interessante osservarla da vicino.
Egli giunse a Stabia, mentre dal
Vesuvio rilucevano larghissime fiamme e altri
incendi. Altrove era ormai giorno e
qui invece regnava una notte più scura e più
fitta di tutte le altre notti,
rischiarate a intervalli da molte luci.
A un certo momento, essendogli stato
impedito il respiro dal polveroso fumo,
non si resse più in piedi. La mattina
dopo, fu trovato morto >>.
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