Come si viveva ai tempi di Carlo Magno.
Come si viveva ai tempi di Carlo Magno. Storia.
I giovani.
A quel tempo l'infanzia e la giovinezza
erano molto più brevi di oggi.
L'uomo veniva considerato adulto
prestissimo; la donna affrontava
giovanissima le fatiche della famiglia
e della maternità. A dodici anni
un ragazzo era già considerato in età
da lavoro; a sedici era maggiorenne.
Per ragioni ereditarie o altri motivi
di interesse economico i genitori
combinavano molto presto i matrimoni
dei figli. Così una fanciulla poteva
essere mandata a nozze ad appena
quattro anni, trovarsi vedova subito dopo,
essere risposata a sei, restare di
nuovo vedova a undici, e di nuovo essere
maritata. Questo non è un esempio
ipotetico, ma un caso realmente accaduto,
anche se è un caso limite. Le
famiglie numerose erano molte. Poiché la miseria
era un male molto diffuso, i casi di
figli abbandonati erano molto frequenti.
Le chiese e i conventi divennero i
benéfici << raccoglitori >> di questi poveri
bambini. Per esortare anche le
famiglie agiate a fare altrettanto, Carlo Magno
stabilì che i trovatelli dovessero
rimanere come servi presso la famiglia che li
aveva raccolti. L'imperatore si
preoccupò, inoltre, di diffondere la cultura fra i
giovani e con un decreto,emanato
nell'anno 789, ordinò al clero << di aprire scuole
pei fanciulli e di chiamarvi non solo i
figli dei servi, ma anche quelli dei liberi >>.
La donna.
La condizione della donna nel primo
Medioevo non era certamente delle più felici.
Le faccende domestiche da sbrigare
erano in numero enorme; a tutte quelle che ancora
oggi gravano sulle spalle delle nostre
massaie bisogna infatti aggiungere la preparazione
del pane, la fabbricazione del sapone e
delle candele, la produzione della birra, il filare
e il tessere, il confezionare abiti e
scarpe, tutti lavori che a quel tempo si eseguivano
in casa. Per tutto compenso la donna,
allora, era considerata un essere sottoposto
all'uomo: doveva ubbidirlo e servirlo.
Le leggi consentivano al marito di battere la
moglie; ma, generosamente,
aggiungevano: << purché per una buona ragione >>!
Vi furono tuttavia donne, regine,
sante, letterate che dimostrarono, anche in quel
tempo, le meravigliose possibilità
dell'animo femminile. Questo poté verificarsi anche
perché alla donna, qualche volta,
erano date maggiori possibilità di istruirsi che non
all'uomo, che era sempre impegnato in
guerre o in commerci. I trovatori (così si chiamavano
i poeti di quel tempo) cantavano la
grazia e la bellezza di queste donne, e i cavalieri
affrontavano mille avventure per
meritarsi un loro sorriso.
L'uomo.
È impossibile dire in poche righe come
fossero e cosa facessero gli uomini vissuti
mille anni fa. Noi li immaginiamo, in
complesso, rozzi e inclini alla violenza, alla
crudeltà. C'è del vero in questa
immagine, ma bisogna subito aggiungere che in tempi
così turbolenti, che avevano visto
un'intera civiltà scomparire e decine di popoli
scontrarsi nella piccola Europa, una
certa dose di violenza, una certa insensibilità al
dolore proprio e degli altri erano doti
necessarie per sopravvivere. L'atteggiamento
piuttosto rozzo era anch'esso una
conseguenza dei tempi; tutti, infatti, poveri e ricchi,
contadini o cittadini, avevano, per
forza o per passione, più confidenza con le armi
che coi libri (lo stesso Carlo Magno
era semi-analfabeta): andavano a caccia, sapevano
cavalcare, sbrigare lavori manuali,
anche pesanti. All'infuori del mangiare e del bere,
gli uomini di quell'epoca si
dilettavano di ben poche cose. Un particolare interessante:
fino al 900 gli uomini usavano essere
sbarbati; facevano eccezione i Longobardi
e i Franchi; questi ultimi però si
radevano in tempo di guerra. La maggioranza
degli Europei si limitava a portare un
bel paio di baffi; l'uso di portare la barba
si generalizzò solo nel X secolo.
Gli abiti.
Carlo Magno agli abiti sontuosi
preferiva una tenuta << sportiva >>: gambali,
panciotto di lontra,tunica e saio
azzurro chiuso da un cinturone al quale era
appesa la spada. Ma non tutti i
signori del suo tempo erano così sobri nel vestire.
Infatti, pur utilizzando abiti
abbastanza semplici, simili a quelli dei popolani, li
arricchivano con particolari preziosi,
come una cintura o un bordo ricamato.
E ciò avveniva naturalmente anche per
le dame!
A tavola.
Una novità dell'età carolingia fu
l'introduzione della tovaglia di tela, che oltre
a ricoprire la tavola serviva anche a
ogni commensale per pulirsi la bocca e le mani.
Di questo c'era un gran bisogno, perché
non esisteva altra posata che il cucchiaio.
Il convitato però poteva estrarre di
tasca un suo coltello e servirsene.
Tutti prendevano con le mani la propria
porzione da un recipiente posto in mezzo
alla tavola. Dama e cavaliere
mangiavano nello stesso piatto e bevevano dalla
stessa coppa. Le stoviglie erano
generalmente di legno; qualche volta erano
addirittura sostituite da una larga
fetta di pane; questo aveva anche un vantaggio
pratico perché, al termine del pranzo,
chi aveva ancora appetito poteva mangiarsi
il... piatto. Tra gli alimenti più
comuni, il posto principale spettava alla carne di
maiale, che veniva consumata dai nobili
in grandi quantità, condita con erbe aromatiche
e spezie. Ma i poveri, in genere,
potevano a mala pena racimolare un pasto a base di
pane di segala o d'avena, di latte e di
verdura. Per quanto riguarda le bevande, era
molto diffuso il << sidro >>,
una specie di vino estratto dalle mele e dalle pere fatte
fermentare. Nei pranzi di lusso, però,
si beveva vino e birra e si terminava con
pasticcini al miele e frutta candita.
Tra i cibi e le bevande ancora completamente
sconosciuti ricordiamo il tè, il caffè
e lo zucchero.
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