Roma e l'Esercito di Annibale.
Mauro Goretti |
Roma e l'Esercito di Annibale.
Quando nel 221 a. C. il comando
dell'esercito cartaginese della penisola iberica passò ad Annibale
Barca, fu subito chiaro che, per
continuare ad esistere, Cartagine doveva eliminare la concorrenza
di quella che era appena diventata la
maggiore potenza del mondo antico:Roma.
Nel 218 a. C. scoppiò la Seconda
guerra punica, condotta però, con grande stupore dei Romani che
pensavano ad un'offensiva da portare in
Africa, proprio in Europa e nel cuore del territorio italico,
dove Annibale, passate le Alpi in
pochissimo tempo, aveva condotto un esercito di 26.000 uomini
e decine di elefanti. Nell'autunno di
quell'anno il condottiero cartaginese portava la guerra nella
pianura padana appena passata sotto il
controllo romano. Dopo due battaglie in cui le schiere di
Cartagine avevano messo in rotta le
legioni di Publio Cornelio Scipione, i Galli della piana del
Po corsero ad ingrossare la fila degli
uomini di Annibale. Quando il condottiero Barcide si impadronì del
centro Italia, il suo esercito contava ormai 35.000 fanti, dei quali
facevano parte non
solo i fidatissimi veterani africani,
ma anche i preziosi cavalieri leggeri numidi, i Galli, gli Ispanici,
i Balearici ed i guerrieri delle città
italiche ancora ostili alla confederazione romana. È stupefacente
l'abilità con cui Annibale riuscì non
solo a far collaborare genti tanto diverse, ma addirittura a creare
un esercito efficiente. A Canne,
infatti, nel 216 a. C., nonostante la superiorità numerica, le otto
legioni romane (con un totale di 70.000
fanti e 6000 cavalieri), furono spazzate via, lasciando sul campo la
spaventosa cifra di 50.000 caduti. I cartaginesi, al contrario,
avevano perso solo 4000
Galli e 1500 Ispanici e Africani,
infliggendo a Roma la più grande sconfitta mai subita sino ad
allora. Unendo cavalieri celti ed ispanici, facendosi ascoltare da
orgogliosi capi tribali e nobili gallici, Annibale era riuscito ad
amalgamare usi guerrieri opposti ottenendo un corpo ben addestrato
ed addirittura disciplinato, tanto da
farlo manovrare in piena battaglia. Tale maestria nell'uso di un
esercito mercenario pose il Cartaginese
nell'Olimpo dei più grandi condottieri della Storia.
Altrettanto strabiliante è però il
modo in cui Roma, che non usava mercenari ma un esercito di “leva”
di cittadini, seppe assorbire il colpo e la spaventosa perdita di
uomini, per prepararsi alla seconda parte della guerra, portando lo
scontro in Africa e cambiando decisamente corso al conflitto. Una
nota assenza di illustrazioni delle truppe africane: fino alla
battaglia del Trasimeno
la fanteria africana era equipaggiata
principalmente come falange macedone. In seguito Annibale
ordinò ai suoi di dotarsi delle
corazze di maglia prese ai legionari caduti, rendendoli simili,
nell'aspetto, al nemico.
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