Le scienze e gli strumenti.

Mauro Goretti

Le scienze e gli strumenti.

Anatomia e biologia.

Una intensa vivacità animò gli studi delle scienze applicate per tutto il '600 e, in particolare, la
medicina. Un notevole impulso a questa disciplina era venuto dalla pratica della “dissezione dei
cadaveri” praticata già nel XVI secolo clandestinamente, in opposizione al divieto del divieto della
Chiesa, da parte di anatomisti e pittori, gli uni e gli altri interessati, con motivazioni differenti, agli
studi di anatomia. All'inglese William Harvey (1578-1657) si attribuisce la scoperta della “circolazione del sangue” in termini meccanicistici: il cuore funziona come una pompa e il sangue
raggiunge con moto circolatorio gli organi periferici. L'invenzione del microscopio, che tuttavia non fu veramente utilizzato sino alla metà del '600, rese possibili quelle scoperte che solo l'osservazione dell'infinitamente piccolo poteva permettere di realizzare. Con l'uso del microscopio
si raggiunsero risultati inaspettati negli studi di biologia: Francesco Redi (1626-1698) analizzò la
formazione dei parassiti dalle uova, dimostrando errata la tradizionale tesi della “generazione spontanea”; Marcello Malpighi (1628-1694), che può essere considerato il fondatore dell'anatomia
microscopica, completò anche l'opera di Harvey, dimostrando l'esistenza dei vasi capillari tra le arterie e le vene. Grazie all'osservazione condotta con il metodo sperimentale, vennero individuate
le leggi del moto mentre la “botanica” e la “zoologia” cominciarono a trovare la loro classificazione
moderna. L'irlandese Robert Boyle (1627-1691), diede un impulso decisivo al superamento dell'alchimia rinascimentale e alla nascita della scienza “chimica”.

Gli strumenti.

Parallelamente alla formulazione di nuove teorie scientifiche, nella prima metà del '600 si registrò
un rapidissimo sviluppo degli strumenti tecnici e se ne definì il campo di applicazione. Il contatto
tra scienza e tecnica si rivelò in questo periodo tra i più fecondi, e si può anzi dire che la rivoluzione
scientifica determinò la superiorità tecnica dell'Europa, largamente manifesta nelle invenzioni e nel
ruolo assunto proprio dagli strumenti scientifici. Essi venivano incontro all'esigenza di disporre di
apparecchi di misurazione spazio-temporale che rispondessero a criteri di “precisione, attendibilità
e controllabilità”: proprio tramite lo strumento, la precisione invase il terreno dell'approssimazione,
dando luogo all'affermarsi della mentalità tecnologica e all'invenzione delle prime macchine.
Il progressivo incremento dei traffici con il Nuovo Mondo e la costante ricerca di nuove rotte e
basi commerciali dettero un notevole impulso alle moderne invenzioni: si pensi ad esempio a
quanto era importante, oltreoceano o in mare aperto, la localizzazione delle coordinate geografiche,
delle latitudini e delle longitudini. Comparvero così il “cronometro e il sestante”, e nacque la
“cartografia” su basi scientifiche.

L'orologio.

Un discorso a parte merita l'introduzione dell'orologio che, pur avendo diversi secoli di vita, solo
grazie a Huygens (1629-1695), che inventò il “pendolo e la molla a spirale”, raggiunse un livello
di precisione tale da costituire un vero evento nella storia della tecnica.

Scienza e società.

Nel 1616 il sistema copernicano fu ufficialmente condannato; nel 1633 Galilei fu processato e costretto all'abiura. Dopo la tempesta della Riforma, infatti, la Chiesa cattolica si impegnò severamente a difendere su tutti i fronti il suo ruolo di guida dell'umanità, la superiorità della teologia rispetto a ogni altra forma di conoscenza e l'autorità della Bibbia contro le nuove scienze
che rifiutavano di riconoscere le Sacre Scritture come fonte di verità nell'indagine della natura.

Il problema della tolleranza religiosa.

Il tradizionale dibattito sulla superiorità della teologia nei confronti della filosofia, che aveva caratterizzato tutta la cultura medievale e, in parte, quella rinascimentale, agli inizi del '600 cominciava a trovare nuove strade nella definizione dei limiti precisi dei due campi d'indagine e,
all'interno dell'ambito religioso, si spostava sulla questione della tolleranza. Su questo tema
convergevano esigenze religiose, culturali e politiche: Riforma protestante e Contro-riforma cattolica avevano reso incandescente il problema della convivenza tra << riformati >> e << patisti>>; la Riforma aveva visto nascere al suo interno movimenti spesso opposti tra loro (luterani,
calvinisti e le varie sette riformate); le scoperte geografiche avevano posto problemi teologici sulla
possibilità di un << morale >> nei popoli << atei >> e sulle condizioni per la salvezza dell'anima;
le nuove <<vie delle spezie >> imponevano anche il confronto con popoli non << primitivi >>
(per esempio i cinesi), già ricchi di cultura, ma di diversa religione. Lo scontro con i teologi e con
le gerarchie ecclesiastiche divenne così un aspetto significativo del dibattito sulla tolleranza religiosa e sulla possibilità di coesistenza tra culture, nazioni, Stati diversi.

L'Olanda, rifugio delle minoranze.

Nazione rappresentativa del nuovo clima culturale del XVII secolo è l'Olanda. I commerci, la
crescita delle banche, il consolidarsi di una ricca borghesia mercantile e intellettuale facevano di
questo paese, e in particolare di Amsterdam, il <<crocevia>> dell'Europa. La Repubblica delle
Provincie Unite, dove ancora vivi erano l'eredità del grande umanista Erasmo da Rotterdam
(1469 ca. -1563) e il suo appello agli ideali di pace e tolleranza, accolse e difese gli esiliati di ogni
paese, lingua e religione, offrì ospitalità alle minoranze politiche e religiose. Qui nacque e visse il
filosofo di origine ebraica Benedetto Spinoza (1632-1677), autore tra l'altro del “Trattato teologico
politico” (1670) in cui rivendicò la “libertà di pensiero” e le libertà civili, teorizzando il concetto
di democrazia. Qui fu attivo il giurista Ugo Grozio, che nel suo “De jure belli ac pacis” (1625)
gettò le basi per “il diritto dei popoli”.

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