Nuova scienza.
Mauro Goretti |
Nuova scienza.
Le leggi di Keplero.
Tra coloro che, con osservazioni,
teorie e scoperte, si resero artefici e protagonisti della
rivoluzione
scientifica, va ricordato il tedesco
Giovanni Keplero (1571-1630).
Copernicano convinto enunciò
le “tre leggi
sul moto dei pianeti” e dimostrò che le loro orbite, fino allora
considerate circolari,
sono invece
“ellittiche”. Si trattava di un altro colpo inferto alla visione
aristotelica del cosmo,
poiché lo stesso
Copernico aveva mantenuto la concezione aristotelica della
“circolarità” del moto
dei corpi celesti.
Venne così a cadere la tradizionale distinzione tra il “mondo”
terrestre o sublunare
e l'empireo: se il
mondo terrestre e quello celeste sono regolati dalle stesse leggi, la
fisica con Keplero può estendere il proprio campo d'indagine dal
mondo della natura a quello dei cieli, divenendo così anche <<
fisica celeste >>.
Galilei: la distruzione del cosmo aristotelico.
Ma il contributo decisivo alla
costruzione della nuova scienza fisica e della nuova cosmologia venne
dal pisano Galileo Galilei (1564-1642),
che possiamo considerare il primo scienziato nell'accezione moderna
del termine. Elaborando alcune informazioni intorno a uno strumento
che
si
stava fabbricando in Olanda, egli costruì il primo telescopio, il
cannocchiale e lo
puntò verso il
cielo: questo
gesto fu la sua prima vera << scoperta >>. L'uso del
cannocchiale consentì a Galilei,
tra il 1609 e il
1610, quella verifica sperimentale della tesi copernicana che segnò
la definitiva
distruzione del
cosmo aristotelico. I “satelliti di Giove” da lui scoperti,
dimostravano l'esistenza di un sistema analogo a quello Terra-Luna;
le “fasi di Venere” (simili a quelle lunari) indussero Galilei
a concludere che
tutti i pianeti, privi di luce propria, dovevano derivarla dal Sole,
girando intorno
a esso. La
conferma del sistema copernicano costò a Galilei la persecuzione da
parte del Sant'Uffizio e la prigionia (1633): dalle vicende legate
allo scontro con il tribunale dell'Inquisizione
emerse in tutta la
sua drammaticità il problema dei rapporti tra scienza e fede
.Galilei mise a punto
i
momenti essenziali del metodo sperimentale, procedimento
basilare della nuova scienza: l'uso
sistematico
dell'ipotesi matematica, dell'osservazione e dell'esperimento
permetteva infatti di cogliere le leggi universali secondo cui è
organizzata e strutturata la realtà, il grande libro della
natura
<<squadernato >> davanti ai nostri occhi. La portata
rivoluzionaria della scienza secentesca
sta proprio
nell'importanza assunta dall'esperimento come metodo di prova e
“dall'osservazione
sistematica”
come momento privilegiato di conoscenza dei fenomeni naturali.
Il meccanismo di Cartesio.
A
questa ricerca di una disciplina universale in grado di cogliere le
radici comuni delle varie scienze, il filosofo e scienziato francese
Cartesio (René
Descartes, 1596-1650) offrì il contributo
più significativo
individuando nella “matematica” il fondamento metodologico
dell'indagine della
natura.
Sostenitore del “meccanicismo” applicato con coerenza non solo
agli studi di ottica e di
fisica, ma anche
alla fisiologia, Cartesio colse negli esseri viventi quegli stessi
schemi meccanici
che rinveniva
nell'intero universo.
Leibniz e Newton.
Nuovi orizzonti di
ricerca e più ampie possibilità di applicazione nel campo delle
scienze matematiche furono aperti dalla scoperta del “calcolo
infinitesimale o integrale” a cui giunsero
separatamente,
alla fine del secolo, il filosofo tedesco Gottfried Wilhelm
Leibniz (1646-1716) e
lo
scienziato inglese Isaac Newton (1642-1727).
Newton formulò la “legge di gravitazione universale” per cui i
corpi tendono verso il Sole e i rispettivi pianeti. Nei “Principi
matematici di
filosofia
naturale” (1687), egli ridusse i fenomeni a puri dati quantitativi
e misurabili e affrontò lo studio del movimento e delle sue forze in
termini matematici.
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