Un po' di storia.

Mauro Goretti

Un po' di storia.

Gian Galeazzo Visconti.

Nasce il 16 ottobre 1351, figlio di Galeazzo II e Bianca di Savoia. Si sposa giovanissimo nel 1360
con la dodicenne Isabella di Valois, ottenendo il titolo di Conte di Vertus e sancendo così l'unione
fra i Visconti e la casa Francese. Dopo la morte del padre nel 1378 chiede per sé il vicariato imperiale e il 17 gennaio 1380 arriva dall'imperatore Venceslao l'agognato diploma.
Sempre nel 1380 sposa forzatamente la cugina Caterina per compiacere i disegni dello zio Bernabò.
La prima moglie era morta di parto nel 1372. Bernabò cercherà di contrastare l'operato di Gian
Galeazzo, nel 1385 la situazione sembra volgere al peggio, ma con l'aiuto della madre Bianca di
Savoia mette a segno un formidabile colpo di stato ai danni dello zio-suocero. Il 6 maggio 1385
con uno stratagemma cattura fuori della Pusterla di S. Ambrogio Bernabò e i figli e li imprigiona
nel Castello di Porta Giova (l'attuale Castello Sforzesco). Il consiglio Generale conferisce a Gian
Galeazzo la signoria della città. L'anno successivo fonderà a Milano il Duomo, chiamando a raccolta i migliori artisti disponibili in Europa. Nel 1387 ottiene la signoria su Vicenza e Verona,
nel 1390 Padova e l'11 maggio 1395 ottiene l'incoronazione a Duca dall'imperatore Venceslao del
Lussemburgo e quindi tenta di radunare sotto di sé tutta l'Italia. I suoi progetti di unificare l'Italia
sotto il Biscione non andranno in porto e alla sua morte per peste nel 1402 lascerà le casse del suo
stato dissanguate e la vedova Caterina in seri guai.

Francesco Sforza.

Figlio illegittimo di Muzio Attendolo e di Lucia da Terzano, Francesco nasce a San Miniato il 23
luglio del 1401. Passò la sua infanzia a Firenze e presso la corte ferrarese di Niccolò d'Este,
successivamente seguì il padre a Napoli dove, all'età di undici anni (dicembre 1412), venne creato
conte di Tricarico da Giovanna d'Angiò. A 16 anni, si distinse nella battaglia contro il capitano di
ventura Angelo Lavello detto il Tartaglia, fu quindi armato cavaliere, l'anno successivo sposò
Polissena Ruffo, una nobile calabrese del ramo di Montalto e vedova del cavaliere francese Giacomo de Mailly che possedeva molte terre soprattutto nel cosentino. Rientrato a Napoli in seguito alla morte del padre, avvenuta a Pescara nel 1424, conobbe Guido Torelli,condottiero al
servizio del Ducato di Milano, che lo convinse a seguirlo. Entrò al servizio di Filippo Maria
Visconti nel 1425, i rapporti tra lo Sforza e il Visconti furono fin dall'inizio piuttosto burrascosi, il
duca pur avendone bisogno mal sopportava la forte personalità del condottiero. Dopo alcune battaglie vittoriose lo Sforza fu relegato a Mortara dove rimase dal 1428 a 1429 in attesa di rientrare
nei favori del lunatico duca. In diverse occasioni si mostrò un ottimo comandante salvando il ducato. Come ricompensa il duca Filippo Maria Visconti gli concesse la mano della figlia (illegittima) Bianca Maria. Quando Filippo Maria morì senza eredi, la dinastia fu per pochi anni
sostituita dall'Aurea Repubblica Ambrosiana, che Francesco sconfisse riuscendo ad entrare in Milano (presa per fame dopo un lungo assedio) il 22 marzo. L'investitura a Duca di Milano nel
1450 fu così impresa facile. Francesco si dimostrò comunque buon governatore, modernizzò la
città e creò un sistema fiscale efficiente che generò un notevole aumento di entrate per il governo.
La sua corte divenne un centro artistico e culturale e fu molto popolare fra i milanesi.
Tra i suoi condottieri militò, dal 1452 al 1453, Bartolomeo Colleoni che diverrà poi il comandante
generale della Serenissima. Grazie all'amicizia e stima reciproca con Cosimo de' Medici, Milano
e Firenze erano alleate e insieme realizzarono la pace di Lodi con Venezia. Francesco è spesso
citato nel Principe di Niccolò Macchiavelli come esempio di buon governo e come monito contro
l'uso di truppe mercenarie.

Ludovico il Moro.

Ludovico Maria Sforza era il quarto figlio maschio di Francesco Sforza. Fu soprannominato il Moro, probabilmente a causa della carnagione scura e dei capelli neri (secondo altre fonti si sarebbe
chiamato Ludovico Mauro Sforza, da cui il soprannome). Il padre morì nel 1466 e il fratello maggiore Galeazzo Maria divenne duca. Dopo l'assassinio di quest'ultimo nel 1476, Ludovico complottò per ottenere la reggenza del ducato da Bona di Savoia, madre del nuovo duca Gian
Galeazzo, allora di sette anni. Il ducato era in quegli anni nelle mani di Cicco Simonetta, consigliere di fiducia di Bona, e Ludovico e il fratello Sforza Maria cercarono di sconfiggerlo con le armi. Sforza Maria morì (forse avvelenato) a Varese Ligure, e Ludovico fu costretto all'esilio.
L'anno dopo riuscì nell'opera di riconciliarsi con Bona e di far condannare a morte il Simonetta.
Nel 1480 obbligò Bona a lasciare Milano per il castello di Abbiate (oggi Abbiategrasso) ed assunse
la reggenza in nome del nipote. Si dice che il Simonetta disse a Bona: Io perderò la testa, ma voi
lo stato; da questo episodio cominciò la fama di doppiezza di Ludovico. Muovendosi in modo accorto fra alleanze e tradimenti e avvantaggiandosi delle rivalità esistenti fra gli stati italiani, Ludovico riuscì ad ottenere per Milano una certa supremazia. Temendo soprattutto la potenza della
confinante Venezia, mantenne alleanze con la Firenze di Lorenzo il Magnifico, con Ferdinando I
re di Napoli e con il papa Alessandro VI Borgia. La nipote di Ferdinando, Isabella d'Aragona, andò
sposa a Gian Galeazzo Maria Sforza, mentre il fratello di Ludovico Ascanio divenne cardinale.
Per contrastare la presenza veneziana in Romagna, appoggiò la nipote Caterina Sforza, signora di
Imola e Forlì. Nel 1491 sposò Beatrice d'Este, figlia di Ercole I d'Este duca di Ferrara. Dal
matrimonio nacquero Massimiliano e Francesco. Sotto la reggenza del Moro, Milano ebbe un periodo d'oro, con la presenza alla corte ducale di artisti come Leonardo e il Bramante e di molti altri pittori, musicisti e poeti. Un'amante di Ludovico, Cecilia Gallerani, venne ritratta da Leonardo
nel famosissimo dipinto “La dama dell'ermellino”. La chiesa delle Grazie venne ricostruita dall'Amadeo e nel suo oratorio Leonardo realizzò il Cenacolo. Nello stesso periodo vennero realizzate molte opere di ingegneria civile e militare come canali e fortificazioni, venne introdotta
la coltivazione del riso e la produzione di gelso divenne elemento fondamentale dell'economia
lombarda. Gian Galeazzo, formalmente il duca di Milano, e la moglie avevano lasciato Milano per creare una loro corte a Pavia; più di Gian Galeazzo, che non sembra avesse desideri di potere, fu la
moglie Isabella a chiedere l'intervento del nonno (il re di Napoli) perché al marito fosse ridato il
controllo effettivo del ducato. Ludovico si alleò allora con l'imperatore Massimiliano e con il re di
Francia Carlo VIII. Massimiliano, dietro pagamento di un ingente somma di denaro, gli concesse
il titolo di duca, legittimando così l'usurpazione, e sposò Bianca Maria Sforza, sorella di Gian Galeazzo. L'11 settembre 1494 Carlo VIII arrivò ad Asti ricevuto con grandi onori da Ludovico.
Il 22 ottobre 1494 morì Gian Galeazzo e Ludovico ebbe il suo momento di massimo potere politico.
Carlo arrivò facilmente fino a Napoli e la conquistò; a questo punto Ludovico cominciò a preoccuparsi della potenza francese e rovesciò ancora una volta le alleanze passando con Venezia
e riuscendo a ricacciare Carlo in Francia grazie alla battaglia di Fornovo del 1495. Carlo VIII morì
nel 1498 e il suo successore Luigi XII di Francia, nipote di Valentina Visconti, e quindi pretendente
al ducato di Milano, si alleò con Venezia e grazie anche alla rivolta del popolo milanese oppresso
dalle tasse lo conquistò in breve tempo. Ludovico si rifugiò presso l'imperatore e nel 1500 tentò
di riappropriarsi di Milano; le truppe svizzere sue alleate si rifiutarono però di rientrare in battaglia e Ludovico fu catturato dai francesi il 10 aprile a Novara. Con l'arrivo dei francesi Milano perse
l'indipendenza e rimase sotto dominio straniero per 360 anni. Ludovico venne tenuto prigioniero
nel castello di Loches, in Francia, dove morì nel 1508.

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