Così si salvano i rinoceronti. Zoologia.
Aramini Parri Lucia |
Così si salvano i rinoceronti. Zoologia.
Massacrati per
moda o per presunte cure alternative, i giganti della savana sono
ormai in estinzione. E c'è chi, pur di tutelarli, li avvelena.
Sono
tra le specie più minacciate di estinzione, ma questa volta il
pericolo non è il cambiamento climatico o la distruzione
dell'ambiente: a mettere a rischio la conservazione dei rinoceronti
africani sono i party dei giovani ricchi vietnamiti. I corni di
questi rari giganti della savana, infatti, contrabbandati e
polverizzati, vanno a finire nei cocktail della gioventù abbiette
del Sud est asiatico. Così, per impedire l'inutile massacro
l'ultima strategia è avvelenare i corni.
Superstizione medica.
La polvere, senza
nessun fondamento scientifico, nel mondo asiatico è considerata una
specie di panacea di tutti i mali, che combatte la stanchezza, la
sbornia e l'impotenza maschile. In realtà i corni sono fatti di
cheratina, come le unghie, e non hanno alcun potere curativo. Il
rinoceronte bianco (Ceratotherium simum)
era ridotto a circa 40 esemplari alla fine del diciannovesimo secolo.
Con una fortissima politica di protezione e lotta al bracconaggio,
il numero dei rinoceronti bianchi era risalito fino a oltre 20.000
animali. Buoni risultati erano stati raggiunti anche in difesa del
rinoceronte nero (Diceros bicornis),
tanto che oggi ce ne sono quasi 5.000 in Africa Centrale e
Meridionale. Anche se i bracconieri (finanziati dai commercianti di
polvere di corno) riuscivano ad ucciderne ancora circa una decina
l'anno, la situazione sembrava stabile. Fino a che gli abitanti
delle “tigri asiatiche” hanno cominciato ad avere molto denaro a
disposizione. E la polvere di corno è diventata una moda, con un
mercato da 50.000 dollari al chilo. Nel solo Sudafrica sono stati
uccisi oltre 200 animali nei primi mesi del 2013.
Contromisure.
Le
organizzazioni internazionali per la tutela dell'ambiente sono corse
ai ripari. I rimedi sono stati tanti, dall'introduzione di chip nel
corno per localizzarlo nel caso venga tagliato dai bracconieri, al
taglio del corno pur di salvare la vita all'animale. Nella riserva
di Sabi Sand, in Sudafrica, hanno invece pensato di ostacolare
direttamente il consumo, iniettando veleno nel corno. Chi usa la
polvere, si pensa, starà male (con nausea, mal di stomaco e diarrea)
e il mercato dovrebbe pian piano azzerarsi. Un operazione non
dolorosa per il rinoceronte che viene prima addormentato, poi posato
delicatamente in terra da una squadra di volontari. Il corno viene
trapanato e nel foro vengono inseriti inchiostro indelebile e
insetticidi usati per il trattamento antizecche. L'inchiostro
consente di localizzare il corno con gli scanner anche dopo che è
stato ridotto in polvere, per evitarne il contrabbando. L'animale
poi marchiato con tagli alle orecchie, in modo che anche da lontano i
bracconieri capiscono che è “inutilizzabile”. Purtroppo, spiega
la dirigenza del Parco Kruger il più famoso parco sudafricano:”nei
nostri 20.000 chilometri quadrati un metodo come questo è difficile
da usare su tutti gli animali”. Ma, nel giro dell'ultimo anno e
mezzo, sono stati trattati oltre cento rinoceronti e il metodo si
estende ad altri parchi.
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