Le regge dell'antica Persia.

Mauro Goretti & Aramini Parri Lucia


Le regge dell'antica Persia.

Sapete qual'è la città che visse il più gran numero di anni? È Susa, le cui rovine esistono ancora, in una località ad oriente del Tigri, attualmente in territorio iraniano. Essa fu fondata, non si sa da chi, circa 4 000 anni prima di Cristo e rimase in vita fin verso la metà del VII secolo dopo Cristo. Durante la sua lunga esistenza, essa fu abitata e dominata via via da diversi popoli: Sumeri, Cassiti, Elamiti, Assiri, Persiani, Macedoni, Parti. Ma fra tutti furono i Persiani quelli che maggiormente la arricchirono di stupende opere di architettura. Nel VI secolo avanti Cristo, sotto il regno di Ciro e di Dario, la città di Susa attraversò il suo periodo d'oro.

Una fortezza... cassaforte.

Fu re Ciro che decise di fare di Susa una delle più munite fortezze del suo regno, destinandola ad essere la custode della sua “riserva aurea”; in essa erano perciò conservati tesori immensi. Allo stesso uso la destinarono Dario e Serse; così che quando Alessandro Magno la conquistò, nel 331 avanti Cristo, gli occorsero ben 10 000 cammelli e 20 000 muli per portar via solo una parte dei tesori che vi erano custoditi.

Persepoli.

Persepoli, l'altra grande città dei Persiani, fu fondata nel 515 avanti Cristo dal re Dario. Il suo nome persiano”Parsakart” significa “fortezza dei Persiani”. Ma anche questa fortezza fu presa e distrutta da Alessandro Magno che, dopo averla conquistata la fece incendiare. Fu un gesto di follia che distrusse per sempre uno fra i più ricchi e famosi complessi di palazzi che siano mai esistiti. Si trattava della grandiosa reggia costruita da Dario e dai suoi successori, della quale, è riprodotta dalle sue attuali rovine. Come i sovrani assiri, anche Dario costruì il suo palazzo su una collina artificiale di pietra, alta 13 metri. Sulla spianata superiore sorgeva il complesso degli edifici, che misurava 445 m per 283 m. L'accesso alla piattaforma era stato risolto secondo un avveduto criterio... di circolazione stradale. Da un lato, infatti, si stendeva una scalinata di ben 111 scalini per l'accesso dei pedoni; su un altro fianco, invece, vi era una rampa a dolce pendio che serviva per il traffico dei carri e delle carrozze. L'edificio centrale, che costituisce il palazzo vero e proprio, è lungo 92 m e largo 76; davanti ad esso si apre un atrio di 55 m per 16 m . Il locale principale era costituito da una immensa sala detta “sala delle cento colonne”; il suo soffitto (in legno di cedro e di cipresso) era infatti sostenuto da 100 colonne disposte su 10 file; le colonne erano alte 11 m (anche 19, in altri palazzi). Proviamo ad immaginarci l'interno di questa sal: una vera “foresta” di marmo! Le colonne innalzate dai Persiani occupano un posto molto importante nella storia dell'architettura. Gli architetti persiani, infatti, furono i primi a comprendere che le colonne potevano servire non solo a sostenere un edificio ma anche ad abbellirlo; essi perciò furono i primi a studiare la colonna dal punto di vista estetico e a preoccuparsi di stabilire una proporzione fissa fra la sua alatezza e la grossezza. Davanti a tante meraviglie qualcuno, che abbia lo spirito dell'economista, si potrà domandare come potesse Dario disporre di tante ricchezze, con cui innalzare e abbellire senza risparmio così vasti e sontuosi palazzi. Ebbene, facciamo un po' di conti in tasca all'antico sovrano: egli aveva stabilito una tassazione annua fissa per ciascuna delle venti “satrapie” (ossia provincie) in cui si suddivideva il suo Impero. Noi conosciamo l'importo di ciascuna di queste entrate e possiamo così calcolare che l'imperatore aveva una rendita annua fissa di un valore corrispondente a 38 457 chili d'oro.
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