La vita intorno a un vecchio salice. Biologia.
Aramini Parri Lucia |
La vita intorno a un vecchio salice. Biologia.
Prodighi di ombrosa
freschezza per i pescatori o il bestiame nelle calde giornate
d'estate, i salici rappresentano un elemento essenziale del paesaggio
delle sponde dei fiumi e degli stagni. In Italia ne crescono 36
specie diverse, dal piccolissimo salice erbaceo delle montagne, che
raggiunge il massimo 3 cm di altezza, al salicone, al salice comune e
al salice fragile, che possono raggiungere i 10 o i 20 metri. Anche
il salice piangente può crescere altrettanto, ma non è una pianta
indigena della nostra Penisola. Le diverse specie non sono sempre
facili da identificare, anche perché molte di esse presentano
numerose varietà e spesso si ibridano facilmente. È dunque
difficile trovare un salice “puro” in una regione dove coesistono
l'una accanto all'altra due specie in grado di ibridarsi. In ogni
caso, sono i salici più grandi a ospitare all'interno del proprio
tronco, tra le fronde o nelle immediate vicinanze, il maggior numero
di animali e di piante. I salici crescono sui suoli umidi che
bordano le rive di fiumi, canali e stagni, sui terreni acquitrinosi e
melmosi delle brughiere o delle torbiere alpine.
I giganti delle
rive.
Due
delle specie più grandi, il salicone e il salice comune, vivono
sulle sponde dei corsi d'acqua o dei bacini idrici ,Il seconso
predilige in genere i suoli più ricchi. Spesso questi alberi
vengono capitozzati mediante il taglio alla base dei rami principali
in modo che i nuovi rami crescano a corona intorno alla base del
tronco (questi esemplari sono detti “capitozze”). I salici sono
spesso attaccati dai funghi, che provocano in essi la formazione di
cavità rossastre. I tronchi cavi diventano allora un habitat ideale
per numerose specie. I pipistrelli, per esempio, si rifugiano nelle
fessure; la civetta (Athene
noctua) e
la taccola (Corvus
monedula) sfruttano
le spaccature più profonde. Nei buchi più piccoli, invece,
nidificano spesso cinciallegra (Parus
major) o
la cinciarella (Parus
coeruleus), mentre
la dimora del rampichino (Certhia
brachydactyla) si
trova sotto la corteccia staccatasi dal tronco. Persino alcuni
vegetali allignano nella corteccia profondamente fessurata dei
salici. Diverse specie di felci e di piante da fiore prosperano
nell'humus che si forma grazie alla decomposizione delle foglie che
si accumulano nelle fessure più ampie o alla sommità dei salici
capitozzati. I rami possono essere coperti di muschio e parassiti
dal vischio. La veronica beccabunga, dai minuscoli fiori azzurro
intenso, e la consolida maggiore, prediletta dai bombi,
apprezzano l'ambiente umido che attornia i salici. Anche altre
piante, come la salcerella comune, amano tenere le radici a mollo.
Un albergo per
insetti.
Se si pensa alla miriade di insetti che si nutrono sui salici, ci si
potrebbe stupire di trovare ancora delle foglie intatte. Questi
alberi ospitano molti bruchi di farfalle notturne, come l'arpia
(Cerura vinula), dalla
“faccia” minacciosa e dalle appendici caudali simili a fruste.
Un'altra farfalla notturna, il bombice del salice (Leucomia
salicis), ha un nome che non
lascia dubbi sulle sue predilezioni. Anche i bruchi di alcune specie
di falene della famiglia dei Sesiideae si
alimentano su questi alberi, vivendo e nutrendosi all'interno dei
rami. Amano i salici capitozzati con ricacci del diametro di 2-3 cm.
Un ramo può dare alloggio a diversi bruchi. Nei grossi rami dei
salici vivono anche le larve dell'aromia moscata, un grosso cerambice
lungo lungo circa 3 cm. L'adulto ha una livrea verde-bronzo
metallica. Lo si trova in luglio e in agosto sulle foglie e i fiori
del salice e sulle piante limitrofe. Passa in rassegna fiori di
panace comune, angelica e olmaria comune, sui quali resta immobile
per ore, con le mandibole affondate nel cibo. Anche le larve del
curculionide Chryptorhynchus lapathi vivono
all'interno dei rami. Mangiano la polpa appena sotto la scorza,
lasciando delle macchie ulcerose. L'adulto è un insetto grigio e
bianco, dall'aspetto grinzoso e gibboso, che potrebbe essere
scambiato per un'escrescenza della scorza. Lo si può trovare vicino
al suolo, sui giovani rami che spuntano dopo i tagli, dove trovano
nutrimento anche le colonie di afidi. Come tutti i membri del
sottordine degli Omotteri, che comprende anche le cicale, succhiano
la linfa delle piante e non ne mangiano le foglie. Sui salici si
trovano anche altri omotteri, come Philaenus spumarius.
L'adulto, brunastro, è
difficile da vedere, ma la larva si roconosce facilmente perché
secerne in abbondanza una schiuma di cui si circonda, per la quale è
detta popolarmente “sputacchina”. Queste larve non vivono solo
sui salici, ma su di essi si raccolgono più numerose. Al colmo
dell'estate, può essere difficile trovare foglie di salice che non
siano sfigurate da piccole nodosità: sono le galle provocate da
diversi insetti, in particolare dai Tentredinidi (insettini simili a
vespe in miniatura che appartengono all'ordine degli Imenotteri). La
più comune è una galla a forma di fagiolo provocata dalla
tentredine Pantania proxima. Una
sola lunga foglia di salice fragile, la specie preferita, può
portare anche una decina di questi involucri rossi e rugosi, ciascuno
dei quali protegge una larva intenta a nutrirsi. Un'altra tentredine
del genere Pantania provoca
una galla tondeggiante delle dimensioni di un pisello, che sporge
sulla faccia inferiore della foglia, mentre quelle a fagiolo sporgono
da entrambe le facce. Anche molte specie di moscerini della famiglia
Cecidomyidae provocano
galle sui salici. Le femmine depongono le uova nelle gemme; la
crescita delle larve disturba lo sviluppo dei rametti, che prendono
un aspetto insolito: secondo la conformazione che assume, si parla di
galla “a bocciolo di rosa” oppure di galla “a rosetta”.
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