L'umanesimo. Storia antica.
Mauro Goretti & Aramini Parri Lucia |
L'umanesimo. Storia antica.
In un vecchio
monastero della Svizzera, un uomo sta frugando ansiosamente in una
montagna di manoscritti polverosi, accatastati in un angolo pieno di
ragnatele. Ha un aspetto fine, un portamento signorile, delle vesti
costose: perché si abbassa a compiere quell'ingrato lavoro? Il
fatto è che siamo nel '400, e l'occupazione cui è intento Poggio
Bracciolini (così si chiama l'elegante signore) è in quest'epoca
l'”hobby” preferito dalle persone di una certa levatura. Che
importa se ha affrontato un lungo, faticoso viaggio; se ha dovuto
sopportare i rigori del tempo, se ora il prezioso broccato del suo
abito è irrimediabilmente rovinato dalla polvere e dalle ragnatele?
Quando tornerà in Italia, Poggio Bracciolini riporterà dal vecchio
monastero svizzero qualcosa di molto prezioso: un volume roso dai
tarli che contiene la “Institutio oratoria” di Quintiliano,
grande scrittore latino del i secolo dopo Cristo. Il letterato
italiano potrà ascrivere a proprio vanto il merito di aver ritrovato
una delle opere più ricercate e apprezzate dai dotti umanisti
dell'epoca.
Un ritorno all'antico.
Letterati e studiosi
che fanno a gara per scoprire per primi un codice di Cicerone o uno
scritto di Tertulliano; manoscritti che vengono valutati quanto una
tenuta; re e principi che si scambiano come regalo prezioso, non oro
e gioielli, ma una vecchia pergamena: tutto questo accade in un
periodo storico particolare, che va dalla metà del '300 alla fine
del '400 e che noi chiamiamo il periodo dell'Umanismo. Questo vero e
proprio culto dell'antichità classica (latina in primo luogo, ma
anche greca) non fu soltanto una moda, ma il risultato di un
movimento culturale che ebbe un'enorme importanza per la storia della
civiltà moderna. Per poter comprendere il motivo di questa
autentica rivoluzione culturale dobbiamo inquadrarla nel suo periodo
storico: e cominciamo facendo un passo indietro. Il periodo
precedente era stato il Medioevo: un periodo difficile, oscuro, che
troppi si ostinano ancora a considerare assolutamente negativo. Era
stato invece un periodo operoso e utile, anche se privo di
avvenimenti clamorosi: gli studi e le ricerche compiute, tuttavia,
avevano trascurato quasi completamente il mondo antico. Ora i tempi
erano maturi per qualcosa di nuovo; la cultura medioevale aveva
compiuto la sua opera e gli studi filosofici e religiosi che essa
aveva fatto fiorire non soddisfacevano più gli interessi degli
artisti e dei letterati. Perciò essi rivolsero la loro attenzione
all'antichità classica, come a una sorgente trascurata dal tempo, ma
ancora capace di inondare di scienza, di bellezza, di serenità e di
poesia il cuore e la mente dell'uomo.
Fede nell'uomo creatura di Dio.
Ci furono delle
esitazioni e dei contrasti, perché molti credevano che fosse peccato
leggere autori pagani: ma furono timori presto fugati, perché ci si
accorse, giustamente, di quanto fosse sciocca e ridicola una simile
paura. Se molti autori greci e latini non parlavano del Dio
cristiano, era perché non lo conoscevano ancora: ma parlavano
dell'uomo e della natura, che sono opera di Dio. Leggerli, e
approfondire ciò che essi avevano scritto in proposito, voleva dire
conoscere ancora meglio il creato e avere anzi un motivo di più per
glorificare la potenza e la bontà divina. Gli antichi testi che
suscitavano ora l'appassionata curiosità degli studiosi erano
chiamati “Humanae litterae”: di qui il nome di “umanisti”
dato ai letterati e in genere agli artisti che appartenevano al nuovo
indirizzo culturale. Ma non fu solo questa la ragione per cui gli
umanisti e l'Umanesimo si chiamarono così: questa denominazione
aveva un significato profondo, che si ricollegava direttamente
all'uomo, principe della natura e creatura prediletta da Dio. La sua
volontà, la sua intelligenza, la sua capacità di creare, di
studiare e di indagare per elevarsi sempre di più, sono ora al
centro dell'interesse dei letterati, degli artisti, degli artisti,
degli scienziati.
La cultura si rinnova.
L'Umanesimo fu
veramente un fenomeno culturale straordinario, un vero e proprio
rinnovamento di tutta la cultura. Ogni ramo dell'arte e della
scienza ne fi vivificato. La passione per gli antichi testi portò
con sé la necessità di interpretarli con esattezza; nacque così,
sempre sulle orme degli studi antichi, la moderna filologia, ossia
la scienza del linguaggio, ricerca delle origini delle parole e nel
medesimo tempo confronto dei nuovi vocaboli con quelli da cui essi
provengono. Gli insegnamenti degli antichi scienziati medici e
naturalisti, che tornavano alla luce dopo secoli di silenzio,
spronarono a controllare, a verificare, a provare: e nacquero allora
la nuova medicina, la nuova botanica, la nuova astronomia.
Anche l'arte si rinnova.
Anche
le arti figurative risentono di questa nuova mentalità. Pittori,
scultori, architetti “sentivano” che ci doveva essere un modo
nuovo di esprimersi,di comunicare la propria gioia di vivere; non
avevano fatto ricerche e studi profondi, perché a quei tempi gli
artisti erano molto meno colti di adesso: ma avevano bisogno
di dire qualcosa di nuovo. Per
secoli, l'arte era stata poco più di un'attività secondaria, svolta
quasi unicamente su tempi religiosi: ora gli artisti volevano
dipingere uomini, animali, paesaggi, per il piacere di dipingerli e
non solo per illustrare la storia sacra o le vite dei santi.
Cimabue, Giotto, Donatello, Brunelleschi, Masaccio: furono questi gli
uomini che iniziarono e continuarono il nuovo cammino della pittura,
della scultura e della architettura. La figura umana tornò a
dominare come ai tempi dei grandi artisti greci: Fidia e Prassitele:
il ritratto, inteso come rappresentazione non solo dei lineamenti, ma
anche del carattere e della personalità di un individuo, fu il
genere che incontrò il maggior successo. Anche se dovevano
dipingere una pala d'altare illustrando una Natività, i pittori
approfittavano dell'occasione per fare dei ritratti: sappiamo che
sotto le sembianze dei santi, di pastori o di Re Magi sono stati
raffigurati molti personaggi noti o poco noti del tempo.
Un secolo tutto d'oro.
La
bellezza della natura, la sua fecondità, i piaceri più semplici e
schietti della vita, le meraviglie del regno animale e vegetale: ecco
gli argomenti trattati appassionatamente da decine di scrittori.
Essi si mantenevano in continuo contatto per affinare la loro
cultura. Nacquero così le Accademie, che potremmo definire con
termine moderno “circoli culturali”: in esse si riunivano a
leggere, studiare e discutere i più famosi umanisti italiani. Vi
ricordiamo i principali: lo storico Flavio Biondo, il
filologo romano Lorenzo Valla, i
poeti Giovanni Pantano,Jacopo Sannazzaro e
Leon Battista Alberti,che
fu (oltre che grande architetto) dotto e appassionato scrittore. Ma
il termine di Umanesimo resta legato particolarmente ai nomi di Luigi
Pulci, autore tra l'altro del
poema eroicomico “Morgante Maggiore”; di Matteo Maria
Boiardo, che lasciò un
ricchissimo “Canzoniere” e il poema “Orlando innamorato”; di
Lorenzo il Magnifico, signore
di Firenze, letterato r poeta egli stesso, protettore di molti
umanisti; di Angelo Ambrogini detto
il Poliziano, autore
dei preziosi versi delle “Stanze” e della “Favola d'Orfeo”.
Il nome più prestigioso, però, è quello di Leonardo da
Vinci, il genio universale che
più di ogni altro rappresenta l'ideale di saggezza, di sapienza e di
scienza che dette vita all'Umanesimo.
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