Fernando Cortez. Storia.
Fernando Cortez. Storia.
La
mattina del 22 aprile 1519 undici velieri spagnoli provenienti da
Cuba apparvero al largo della costa atlantica del Messico. Dai
velieri si staccarono parecchie scialuppe che presero terra un poco a
nord del luogo in cui si trova la città di Vera Cruz. Sulla
spiaggia deserta si radunarono 553 soldati, 110 marinai, 16 cavalli,
e furono trascinati a riva 10 cannoni e 4 colubrine. Un uomo
giovane, in divisa di capitano generale, dirigeva lo sbarco.
Quell'uomo era Fernando Cortez, un nobile spagnolo amante
dell'avventura, che iniziava così una delle più grandi imprese di
allora: la conquista del misterioso regno degli Aztechi.
Alla conquista del Messico.
Fino
a pochi anni prima, gli Europei credevano che le terre dell'America
fossero abitate soltanto da tribù di selvaggi. Invece, nel 1518, lo
spagnolo Giovanni de Grijalva, esplorato l'interno del Messico, aveva
narrato di aver visto, tra le foreste sconfinate del territorio,
templi colossali e fantastiche città. Queste opere mostravano
l'esistenza di un popolo assai ricco, la cui civiltà era assai
progredita. Cortez capì che era giunto il momento opportuno per far
fortuna e allestì una spedizione, che aveva come scopo principale
quello di conquistare quel favoloso regno. Sperava soprattutto di
mettere le mani sulle immense ricchezze del popolo Azteco. Dalla
mattina del 16 agosto 1519 fino al 10 novembre dello stesso anno, la
colonna degli Spagnoli avanzò lentamente, tra foreste e paludi,
combattendo contro tribù di indios. All'alba dell'otto novembre,
sulle isolette di un lago situato in una conca tra i monti, apparve
la capitale: Tenochtitlàn, la futura Città del Messico. Gli
Spagnoli, con le armi in pugno, seguirono Cortez che, per
impressionare maggiormente gli Aztechi, mandò un drappello dei suoi
sulla vetta del Popocatepetl, il grande vulcano dominante la città.
Poi, superata la diga che conduceva alla città, gli Spagnoli
passarono su un grande ponte levatoio. Erano ormai nella capitale
degli Aztechi, la città in cui si onoravano gli dei uccidendo sugli
altari esseri umani. Lungo la grande strada centrale della città
venne loro incontro un corteo. Accompagnato dai sacerdoti e da
alcuni guerrieri, avanzava un uomo alto con lunghi capelli neri e un
viso nobile e severo. Portava un mantello ricamato adorno di pietre
preziose e calzava sandali d'oro. Era Montezuma II, imperatore degli
aztechi: egli accolse senza ostilità i soldati Spagnoli. Montezuma,
con i suoi 100 mila guerrieri, crudeli e ben armati, avrebbe potuto
facilmente sterminare quella piccola schiera di Spagnoli composta
solo da 570 uomini; perché non lo fece? Per due validi motivi:
innanzitutto si ricordava di una profezia del dio Quetzalcoatl, che
aveva preannunciato l'arrivo di invasori provenienti da lontano, e
temeva quindi di commettere un sacrilegio massacrandoli; inoltre, e
questo fu probabilmente il motivo più valido, Montezuma II sapeva
che Cortez portava con sé una quindicina di cannoni che avrebbero
portato lo sterminio fra il suo popolo. Cortez e i suoi uomini
poterono così rimanere nella capitale azteca. Ma il popolo e i capi
aztechi odiavano quegli stranieri e l'anno seguente (1520) si
ribellarono contro gli Spagnoli, approfittando dell'assenza di
Cortez. Questi aveva dovuto scendere sulla costa con buona parte dei
suoi uomini per difendere dall'attacco di un altro gruppo di soldati
spagnoli i territori conquistati, e al suo ritorno si trovò
praticamente assediato. Durante questa ribellione gli Aztechi,
uccisero anche il loro saggio re Montezuma, che li esortava a deporre
le armi. Lo stesso Cortez fu costretto ad abbandonare in modo molto
avventuroso la città. In seguito un nuovo imperatore, Guatimozin,
combatté accanitamente per scacciare gli Spagnoli, ma fu sconfitto
da Cortez che riconquistò con le armi la capitale azteca, facendo un
vero e proprio massacro. Lo stesso Guatimozin fu impiccato. Era
l'agosto dell'anno 1521: così aveva fine il favoloso regno degli
Aztechi e la Spagna prendeva possesso dell'intero Messico. Più
tardi l'imperatore Carlo V nominò Cortez Capitano Generale della
Nuova Spagna. Tornato in patria nel 1527, il grande conquistatore
ebbe il titolo di marchese, ma fu messo in disparte. Qualche anno
dopo, mentre pensava di tornare nel Messico, si ammalò gravemente e
morì il 2 dicembre 1547. Il suo corpo fu allora trasportato nella
terra che aveva conquistato. Oggi le sue ceneri sono state murate
nella cappella di un ospedale di Città del Messico.
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