Roald Amundsen. Spedizioni artiche.





Roald Amundsen. Spedizioni artiche.

Roald Amundsen nacque il 16 luglio 1872 a Borge-lez-Sapsborg, un isolotto che si trova all'ingresso del fiordo di Oslo in Norvegia. Era figlio di un modesto armatore di velieri costieri e in quell'ambiente rude, seguendo con lo sguardo le navi che prendevano il largo dirette ai più lontani punti del globo, il giovane crebbe con un immenso amore per il mare, i viaggi, l'avventura. Nel 1876 Roald perse il padre, e con tutta la sua numerosa famiglia si trasferì ad Oslo. Lì frequentò le scuole superiori, poi si iscrisse alla Facoltà di medicina. Ma capì subito che la sua strada era un'altra; a 21 anni si imbarcò in una baleniera, decisissimo a diventare un esperto marinaio perché, dal giorno in cui aveva ammirato Nansen, si era messo in capo un'idea fissa: scoprire il Passaggio a Nord Ovest, all'estremo nord del Continente Americano. Per due anni egli navigò quasi senza interruzione, su navi baleniere: la vita su quei barconi a vela, allora, era di una durezza incredibile, e Amundsen si fece le ossa, come desiderava. Nell'intervalli di tempo libero, studiava, consultava carte geografiche, prendeva appunti, furiosamente: il Passaggio a Nord Ovest lo attendeva. Dal 1897 al 1899 partecipò ad una durissima campagna nell'Antartide, che fu per lui un'ottima scuola, un perfetto tirocinio polare. Quando rientrò a Oslo, nell'estate del 1899, sentì che era giunto il suo momento. Si presentò all'illustre Nansen, gli espose il suo progetto di passare dall'Atlantico al Pacifico a nord del Continente Americano e localizzare esattamente il Polo magnetico (cioè il punto reale indicato dall'ago della bussola, situato a Nord Ovest della Penisola di Boothia, Canada). Nansen lo ascoltò stupito e ammirato e gli diede tutto il suo appoggio, anche materiale.

Il Passaggio a Nord Ovest.

Amundsen, entusiasta, si mise all'opera. A Tromsò acquistò con tutti i suoi risparmi (e quelli dei fratelli e di Nansen e di altre persone) un battello da 47 tonnellate, lungo 22 metri il “Gjòa”. Il barcone aveva 30 anni di vita, ma per Amundsen era perfetto stupendo. Lo fece rimettere in sesto, attrezzare per un lungo viaggio polare, e la notte fra il 16 e il 17 giugno 1903 salpò da Oslo, con altri sei compagni. La grande impresa durò quasi tre anni: il vecchio barcone passò a sud della Groenlandia e si infilò, con pazzesco coraggio, negli infernali stretti e nei canali ghiacciati a nord del Continente Americano. Gli uomini trascorsero tre inverni sulle squallide, gelide terre settentrionali, corsero terribili rischi, patirono quello che un essere umano può patire; ma finalmente nell'estate del 1906 la “Gjòa” attraversò lo Stretto di Bering e la notte del 30 agosto entrò nel porto di Nome, in Alaska. L'impresa era compiuta: per la prima volta la nave era andata da un oceano all'altro attraverso il Passaggio di Nord Ovest.

La preparazione della grande impresa.

Se Nansen era il perfetto organizzatore, lo scienziato, il tecnico che calcola tutto, Amundsen era invece il pioniere, l'avventuroso, l'uomo capace di buttarsi allo sbaraglio. Egli non era uno scienziato, ma un uomo di azione; lo si intuiva dal suo stesso fisico robustissimo, dallo sguardo freddo severo, dal carattere flessibile; però egli teneva in gran conto la parte scientifica, di cui riconosceva la grande importanza. Alla fine del 1907 l'esploratore aveva già pronto un nuovo progetto: raggiungere il Polo Nord. Aveva saputo che nella serrata gara per il Polo l'italiano Duca degli Abruzzi aveva realizzato dei progressi; sapeva che l'americano Peary stava lottando per la stessa meta. Ebbene ci doveva essere posto anche per lui. Ancora una volta Nansen lo aiutò: gli diede addirittura la gloriosa “Fram”, e Amundsen si buttò ai preparativi. Ma mentre stava per partire (era l'anno 1909), giunse la grande notizia: il 6 aprile Robert Peary aveva raggiunto il Polo Nord. Amundsen non si scoraggiò: cambiò semplicemente programma. Il Polo Artico era stato raggiunto. E lui avrebbe conquistato il Polo Sud. In quello stesso momento anche un inglese, il capitano Scott, aveva intenzione di compiere la stessa impresa: fra i due esploratori vi fu una specie di gara.

La conquista del Polo Sud.

Il 6 giugno 1910 la “Fram” partì da Oslo, con 22 uomini e una perfetta attrezzatura. La nave raggiunse a metà gennaio 1911 la grande barriera ghiacciata che circonda il Continente Artico e penetrò in una grande insenatura del Mare di Ross, la Baia delle Balene. Qui, a circa 1350 chilometri dal Polo, Amundsen si diede a scaricare i materiali i viveri e i 120 cani della spedizione e a costruire sul tavolato di ghiaccio il proprio accampamento fisso. Poi la “Fram” se ne partì lasciando sulla banchisa 9 uomini, con provviste per 2 anni. L'inverno tra il 1910 e il 1911 fu impiegato a studiare il percorso e a preparare abbondanti depositi di viveri alle latitudini di 80° 81° e 82°, lungo il percorso stesso che, secondo i piani di Amundsen, doveva dirigerlo senza deviazioni verso il Polo. E così avvenne: il 20 ottobre del 1911, quando stava di nuovo cominciando il giorno polare, Amundsen con 4 compagni e 5 slitte trainate da cani si pose in marcia sopra lo sterminato tavolato di ghiaccio. L'avanzata sulla caotica, spaventosa distesa di crepacci, punte aguzze, distese traditrici fu lenta, penosa; la temperatura scendeva a meno 40 50 sotto lo zero, i venti (i famosi “blizzards” antartici), quando si scatenavano avevano una violenza mostruosa. A prezzo di sforzi tremendi, i 5 uomini scalarono la catena montuosa che circonda il tavolato su cui si trova il Polo Antartico e i primi di dicembre sbucarono sul grande altopiano. Il 6 dicembre erano a un'altitudine di 3300 metri. Il 14 dicembre 1911 (dopo quasi due mesi di cammino), Amundsen e i compagni piantarono la bandiera norvegese, per la prima volta nella storia dell'uomo, sul Polo Sud. Avevano preceduto Scott, che poi morì sulla strada del ritorno. Il ritorno fu rapido: dopo 99 giorni di assenza il conquistatori del Polo rientravano alla loro base.

Altre imprese.

Negli anni che seguirono,Amundsen,ormai celebre,si immerse in un mare di progetti e di attività.
Prese il brevetto di pilota,con l'intenzione di raggiungere il Polo per via aerea;poi a metà luglio
del 1918 partì su una nuova nave,la “Maud” con l'intenzione di portarsi molto a est lungo la costa
siberiana e lasciarsi prendere dai ghiacci alla deriva,in modo di farsi trascinare nelle vicinanze
immediate del Polo. Il progetto non riuscì,ma la “Maud” compì il passaggio a Nord-Est e così
Amundsen fu il primo esploratore che compì ambedue i passaggi. Fra il 1921 e il 1925 tentò una
traversata del Continente Americano e due traversate dell'Artide in volo. Ma i tentativi fallirono
sempre. Amundsen allora pensò che un dirigibile sarebbe stato assai più adatto di un aereo per raggiungere in volo il Polo. Perciò, pochi mesi dopo si mise in contatto con il colonnello italiano Umberto Nobile e gli affidò l'ordinazione di un dirigibile. La mattina dell'undici maggio il dirigibile, che era stato battezzato “Norge” (Norvegia), comandato da Nobile, si alzò in volo e il giorno dopo sorvolava il Polo su cui Amundsen lasciò cadere le bandiere norvegese, italiana e americana. Un'altra impresa era riuscita.

La fine gloriosa.


Dopo questo volo, Amundsen finalmente si calmò: tornò in patria, si ritirò nella sua casa di Bunnefjord. Aveva cinquantaquattro anni e, chissà, forse pensava di riposarsi. Ma evidentemente era destinato che la sua vita avventurosa non si chiudesse in maniera così normale. Circa due anni dopo, nel 1928, Umberto Nobile con il dirigibile “Italia” tornò alle Spitzbergen, per ritentare il volo sopra il Polo. Ma il 25 maggio, il dirigibile precipitò sulla banchisa polare; il 9 giugno il radiotelegrafista della nave-base “Città di Milano” riuscì a ricevere finalmente i segnali radio dei supestiti sperduti fra i ghiacci. Amundsen non esitò un istante: si precipitò a Oslo e di là a Tromsò per partecipare con un aereo alle operazioni di salvataggio. Il 18 giugno 1928 l'areo, un idrivolante “Latham”, decollò da Tromsò con a bordo Amundsen oltre all'equipaggio. Per due ore e quarantacinque la stazione radio di Tromsò rimase in contatto con l'aereo, che aveva puntato verso la Baia del Re. Poi più nulla. Cos', offrendo la sua vita in uno slancio di generosità, scomparve Roald Amundsen, il vincitore del Polo Sud.

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